Le stablecoin, cioè le valute digitali il cui valore è legato a quello di un asset di riserva stabile, non dovrebbero diventare “il pilastro del futuro sistema monetario” globale perché non soddisfano tutti i criteri di sicurezza e affidabilità. A dirlo è la Banca dei regolamenti internazionali, un’organizzazione con sede in Svizzera che rappresenta le principali banche centrali del pianeta, tra cui la Banca d’Italia, la Banca centrale europea, la Banca d’Inghilterra e la Federal Reserve statunitense.
L’ENTUSIASMO PER LE STABLECOIN CONTAGIA ANCHE TRUMP
Le stablecoin sono valute digitali come le criptovalute, ma si differenziano da queste ultime perché hanno un valore fisso che solitamente è “agganciato” a quello del dollaro statunitense. Stando ai loro sostenitori, il vantaggio delle stablecoin sulla moneta legale (anche nota come moneta fiat) è che permettono di effettuare pagamenti istantanei e che offrono costi molto più bassi nelle transazioni estere rispetto ai tradizionali bonifici bancari.
Se la criptovaluta più importante è il Bitcoin, la stablecoin più popolare è Tether, che negli ultimi cinque anni ha visto crescere la sua capitalizzazione di mercato di oltre il 1500 per cento, superando i 156 miliardi di dollari. L’entusiasmo generale per le stablecoin avevo spinto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a lanciare – lo scorso marzo, attraverso il suo progetto finanziario World Liberty Financial – una stablecoin basata sul dollaro, chiamata Usd1. Come spiegato da World Liberty Financial, Usd1 è sostenuta da buoni del Tesoro statunitense a breve termine, da depositi in dollari e da altri equivalenti cash.
I RISCHI, SECONDO LA BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI
A far scemare l’entusiasmo per le stablecoin potrebbe pensarci però la Banca dei regolamenti internazionali, che nel rapporto scrive che “la perdita di sovranità monetaria e la fuga di capitali sono le preoccupazioni principali” associate a queste valute, “in particolare per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo. Se le stablecoin continueranno a crescere, potrebbero comportare rischi per la stabilità finanziaria, compreso il rischio di vendita di asset sicuri”.
Secondo la Banca, è impossibile reggere un sistema monetario sulle stablecoin perché i pagamenti in stablecoin non possono essere accettati da tutti senza riserve, a differenza di quelli con monete fiat (ad esempio l’euro, il dollaro, la sterlina o lo yen), le quali sono contrapposte a un bene sicuro che agisce nell’interesse pubblico, ovvero le riserve di una banca centrale.
Oltre alla cosiddetta “unicità”, le stablecoin non soddisfano nemmeno il criterio della “elasticità”, ovvero la flessibilità nella fornitura di denaro per soddisfare immediatamente i pagamenti di grande valore, “senza che si verifichi una situazione di stallo”, si legge. Gli emittenti di stablecoin non garantiscono questa “elasticità”, mentre le banche centrali sì.
L’ultimo criterio è la “integrità”. La Banca dei regolamenti internazionali sostiene che le stablecoin facilitino gli spostamenti illegali di denaro tra nazioni perché sono accessibili tramite portafogli digitali e piattaforme di scambio decentralizzate, in assenza di intermediari e di controlli di conoscenza del cliente.
Le stablecoin non hanno accesso alle strutture delle banche centrali che garantiscono la definitività (finality) dei pagamenti; inoltre, pur essendo progettate per mantenere un valore stabile, i loro emettitori hanno comunque bisogno di operare con profitto, il che potrebbe portarli ad assumersi dei rischi di liquidità o di credito che potrebbero minare la loro affidabilità.
In sostanza, secondo la Banca dei regolamenti internazionali le stablecoin possono svolgere un ruolo di supporto nell’ecosistema tradizionale ma non possono diventarne il nuovo fondamento.