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Bancarotta Sri Lanka

La bancarotta dello Sri Lanka e l’intervento dell’Fmi

Lo Sri Lanka sta vivendo la peggiore crisi finanziaria degli ultimi settant’anni e il Fondo monetario internazionale ha deciso di salvare il Paese dal default con un prestito da 2,9 miliardi di dollari. Fatti, numeri e commenti degli analisti

 

Lo Sri Lanka è “in bancarotta” dichiarava all’inizio dello scorso luglio l’allora presidente ad interim Ranil Wickremesinghe. Ieri il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha salvato il Paese dal default con un prestito da 2,9 miliardi di dollari che il governo pensa di restituire ristrutturando le aziende di Stato e privatizzando la compagnia aerea di bandiera.

COME SI È ARRIVATI ALLA BANCAROTTA

Dopo che le riserve di valuta estera sono crollate a livelli record, lo Sri Lanka si è ritrovato nella peggiore crisi finanziaria degli ultimi settant’anni. L’esaurimento dei dollari ha portato il Paese sull’orlo del baratro non potendo più pagare importazioni essenziali, tra cui cibo, medicine e carburante.

Secondo il suo ex presidente Gotabaya Rajapaksa, fuggito in seguito alle proteste dell’anno scorso prima alle Maldive e poi a Singapore, la crisi sarebbe dipesa dal calo di turisti nel Paese, dovuto sia alla paura per una serie di attentati nel 2019 che alla pandemia.

Ma per molti esperti, scrive la Bbc, la vera colpa della crisi sta nella “cattiva gestione economica” proprio dell’ex presidente.

TUTTI GLI ERRORI DEL GOVERNO

Come spiega l’emittente britannica, alla fine della guerra civile, nel 2009, lo Sri Lanka ha scelto di concentrarsi sulla fornitura di beni al mercato interno, invece di cercare di incrementare il commercio estero. Questo ha fatto sì che le entrate derivanti dalle esportazioni verso altri Paesi rimanessero basse, mentre il conto delle importazioni continuava a crescere.

Lo scorso luglio, lo Sri Lanka ha esaurito le riserve di valuta estera perché importava 3 miliardi di dollari in più di quanto esporta ogni anno. Alla fine del 2019, il saldo era di 7,6 miliardi di dollari, che è sceso a circa 250 milioni di dollari.

Rajapaksa è stato criticato anche per i maxi tagli fiscali introdotti nel 2019, che hanno fatto perdere al governo entrate per oltre 1,4 miliardi di dollari all’anno.

Non solo. Quando all’inizio del 2021 la carenza di valuta estera è diventata un problema serio, il governo ha cercato di limitarla vietando le importazioni di fertilizzanti chimici e consigliando agli agricoltori di utilizzare quelli naturali di provenienza locale. Questo, però, ha rovinosamente danneggiato i raccolti, imponendo allo Sri Lanka di ricorrere ancora di più alle esportazioni, aggravando ulteriormente la situazione economica, fino a non essere più in grado di poter acquistare.

LE PROTESTE E IL CAMBIO DI GOVERNO

Le persone – oltre 22 milioni di abitanti – hanno quindi iniziato a fare i conti con interruzioni quotidiane dell’energia elettrica e carenze di beni di prima necessità come carburante, cibo e medicinali. Ad aprile sono cominciate le proteste nella capitale Colombo e si sono diffuse in tutto il Paese; a maggio, per la prima volta nella sua storia, il Paese non ha pagato gli interessi sul debito estero e a luglio l’inflazione superava il 50%.

Al posto di Rajapaksa – che ha detto di aver cercato l’assistenza del presidente russo Vladimir Putin e di aver chiesto “un’offerta di sostegno creditizio per importare carburante” – il parlamento ha eletto l’ex primo ministro Wickremesinghe, il quale ha dichiarato lo stato di emergenza.

I DEBITI E LE TRATTATIVE CON L’FMI

Il neopresidente ha fin da subito dichiarato che i negoziati con l’Fmi per rilanciare l’economia dello Sri Lanka erano “difficili”.

La decisione di rivolgersi all’Fmi per chiedere un pacchetto di salvataggio, scriveva qualche giorno fa Reuters, è arrivata dopo mesi di resistenza da parte del governo e della banca centrale dello Sri Lanka, nonostante gli appelli dei leader dell’opposizione e degli esperti.

Attraverso ripetuti cicli di prestiti dal 2007, lo Sri Lanka ha accumulato un debito di 12,55 miliardi di dollari attraverso le obbligazioni sovrane internazionali, che costituiscono la maggior parte del suo debito estero di cui, secondo l’agenzia di stampa, ne deve rimborsare circa 4 miliardi di dollari, compreso 1 miliardo in scadenza a luglio. La ristrutturazione del debito generale del Paese è di circa 58 miliardi di dollari.

IL SALVAGENTE DELL’FMI

Lunedì scorso il Consiglio esecutivo dell’Fmi ha approvato un prestito di 2,9 miliardi di dollari per quattro anni a favore dello Sri Lanka, che riceverà nei prossimi due giorni 330 milioni di dollari. Il governo ha annunciato che il programma consentirà di accedere a finanziamenti complessivi fino a 7 miliardi di dollari.

L’istituzione, stando a Reuters, ha dichiarato che il programma “mira a ripristinare la stabilità macroeconomica e la sostenibilità del debito del Paese, a mitigare l’impatto economico sulle persone povere e vulnerabili, a salvaguardare la stabilità del settore finanziario e a rafforzare la governance e il potenziale di crescita”.

E il suo direttore generale, Kristalina Georgieva, ha precisato che lo Sri Lanka deve anche intraprendere diverse riforme, che potrebbero però azzerare la popolarità di Wickremesinghe, il quale già non se la passa bene a causa dell’aumento delle imposte sul reddito e delle tariffe dell’energia elettrica, necessari per ottenere l’aiuto dell’Fmi, il cui finanziamento non aiuterà immediatamente milioni di srilankesi.

Secondo un’indagine di Save the Children citata da Reuters, la metà delle famiglie è già stata costretta a ridurre le porzioni di cibo per i propri figli.

COMMENTI E PREVISIONI DEGLI ANALISTI

Il prestito del dell’Fmi non ha suscitato in tutti ottimismo. Moody’s Analytics, che è indipendente dall’omonima agenzia di rating, per esempio, non la ritiene “una situazione ottimale” per il Paese. “L’esuberanza che si è riflessa nei mercati finanziari svanirà davvero se non vedremo alcuni miglioramenti significativi da parte del governo e anche nelle prospettive di crescita dello Sri Lanka”, ha spiegato la senior economist Katrina Ell.

Secondo Jayadeva Uyangoda, analista politico senior, “la crisi economica e sociale continua” e saranno necessari “almeno un altro paio di anni” per la stabilità economica.

Ma come ha ricordato Bhavani Fonseka, ricercatore senior del Centre for Policy Alternatives di Colombo, affermare, come ha fatto il presidente, che la priorità è “l’economia rispetto a tutto il resto” è un approccio troppo isolato che non tiene conto degli effetti sulle persone.

Secondo i critici, infatti, l’approccio di Wickremesinghe, orientato all’economia, ignora le riforme politiche e sistemiche, come il rafforzamento delle misure anticorruzione e una maggiore trasparenza nel processo decisionale del governo.

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