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Societe Generale

Nei guai Societe Generale, Bnp Paribas, Hsbc, Natixis ed Exane?

Le sedi di Société Générale, Bnp Paribas, Hsbc, Natixis e di Exane (una controllata di Bnp Paribas) sono state perquisite dalle forze di polizia su mandato della Procura finanziaria di Parigi nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza una presunta frode fiscale miliardaria e il relativo riciclaggio di soldi legati al pagamento di dividendi azionari.

 

Brutte notizie in Francia per Societe Generale, Bnp Paribas, Hsbc, Natixis ed Exane.

Ieri perquisizioni nell’ambito di una inchiesta per frode fiscale presso le sedi di cinque banche a Parigi e a La Defense. Lo ha indicato la procura nazionale finanziaria (Parquet national financier, Pnf), confermando indiscrezioni riportate dal quotidiano Le Monde.

LE BANCHE PERQUISITE: SOCIETE GENERALE, BNP PARIBAS E NON SOLO

Le banche oggetto delle perquisizioni, come scritto da Le Monde, sono Societe Generale, Bnp Paribas, Exane (gruppo Bnp Paribas), Natixis e Hsbc. Un portavoce di SocGen ha confermato all’Afp che ci sono state delle perquisizioni senza specificarne il motivo, le altre banche non hanno commentato.

LA TRUFFA CUMCUM

Come specificato dalla procura, le operazioni in corso rientrano nel quadro di “cinque istruttorie aperte il 16 e 17 dicembre 2021 per riciclaggio aggravato dalla evasione fiscale aggravata, e per evasione fiscale aggravata, relative alla cosiddetta truffa CumCum”, un regime fiscale sui dividendi. “Le operazioni in corso, che hanno avuto bisogno di molti mesi di preparazione, sono condotte da 16 magistrati del Pnf e da oltre 150 uomini del servizio giudiziario finanziario (Sejf), con la presenza di sei procuratori tedeschi della procura di Colonia, nell’ambito della cooperazione giudiziaria europea”, è stato aggiunto.

La procura ha spiegato poi che queste inchieste nascono da una serie di denunce depositate alla fine del 2018 da un collettivo di cittadini, riuniti intorno al deputato Boris Vallaud, o da un esposto obbligatorio dell’amministrazione fiscale che, secondo Le Monde, risale alla fine del 2021.

COSA SCRIVE LE MONDE

Il quotidiano afferma anche che la Direzione generale della finanza pubblica (Dgfip) “ha effettuato i primi conguagli fiscali alla fine del 2021” nei confronti di alcune di queste banche “per somme conteggiate in decine e centinaia di milioni di euro”.

Nel 2018, un gruppo di media aveva rivelato attraverso i “CumEx Files” i sospetti relativi a una enorme frode fiscale il cui controvalore era stato stimato prima in 55 miliardi di euro e poi nel 2021 in 140 miliardi di euro nell’arco di 20 anni. La pratica denominata “CumCum” in gergo finanziario consiste nell’eludere l’imposta sui dividendi che deve essere pagata dai possessori stranieri di azioni di società francesi quotate.

Per usufruire del regime più conveniente, questi possessori di azioni, piccoli risparmiatori o grandi fondi di investimento, affidano le loro quote a una banca al momento della riscossione dell’imposta, sfuggendo così alla tassazione. Le banche avrebbero svolto un ruolo di intermediazione, addebitando una commissione ai possessori di azioni.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE:

L’inchiesta francese coinvolge 16 pubblici ministeri e più di 150 investigatori, che agiscono in collegamento con 6 inquirenti di Colonia, in Germania. La Francia, infatti, non è l’unico Paese ad aver avviato un’inchiesta sulle frodi legale dal dividend washing. Oltre alla Germania, anche il Belgio, l’Olanda e la Danimarca indagano. Il 28 febbraio, i magistrati di Colonia hanno fatto irruzione nelle case di 16 dipendenti ed ex top manager di Hsbc nell’ambito del ramo tedesco dell’inchiesta.

Alla base delle presunte frodi fiscali c’è un meccanismo di arbitraggio sui dividendi noto come “cum-cum” o “cum-ex”, che consente di non pagare le imposte sulle cedole incassate. Il sistema è stato scoperto dai magistrati nel 2012 in Germania, anche se le operazioni di questo tipo sarebbero cominciate già dal 2001. Questo schema fiscale, fra l’altro, è solo un tipo – il più aggressivo – di una grande varietà di meccanismi di dividend washing.

Invece di incassare un dividendo, un’azienda, un trader o un investitore, può vendere le azioni di sua proprietà a un soggetto terzo (in genere all’estero) calcolando nel prezzo di vendita il dividendo ancora “in maturazione” dentro quelle azioni. Per chi vende si genera quindi una plusvalenza mentre chi compra (e incassa il dividendo), può rivendere le azioni a chi le ha originariamente cedute a un prezzo inferiore a quello di acquisto, cioè al valore delle azioni vuote del dividendo, subendo una perdita, una minusvalenza, che però è fiscalmente deducibile.

Lo scandalo legato agli schemi “cum-cum” e “cum-ex” era esploso nel 2018 quando era emerso che decine di banche di diversi paesi europei avevano utilizzato lo stratagemma per consentire alla clientela di non pagare le imposte sui dividendi. Due anni fa un’inchiesta giornalistica internazionale coordinata dal centro investigativo tedesco Correctiv, con la partecipazione del Sole 24 Ore e di IrpiMedia in Italia, aveva scoperto che tra il 2000 e il 2020, circa 150 miliardi di euro di entrate fiscali erano state perse in 12 paesi a causa di scambi “cum-ex”, inclusi gli Adr (American depository receipt) statunitensi. Circa 13 miliardi di introiti fiscali sono stati persi dall’Italia.

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