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Sciopero

Perché il sindacato andrà incontro a una mutazione genetica

Statalizzazione del salario, ridimensionamento della contrattazione e costruzione del sindacato-partito: esiste il rischio di una mutazione genetica del sindacato. L'approfondimento di Claudio Negro della Fondazione Anna Kuliscioff.

La sequenza tra i comizi dei Segretari CGIL CISL UIL a Milano, Bologna e Napoli e l’intervento di Landini al programma TV “Che tempo che fa” lascia un segno che non può passare inosservato circa la qualità del confronto che il Sindacato si propone di intavolare con il Governo (le Associazioni Datoriali pare abbiano perso la qualifica di controparte).

IL COMIZIO DI LANDINI DA FAZIO

Innanzitutto un’osservazione sul carattere della comunicazione, che in politica è importante perché sottende, senza esplicitarlo direttamente, l’orizzonte strategico in cui si colloca il merito di cui si parla: il tono, soprattutto quello di Landini alla trasmissione di Fazio (a propose: con tutta l’immondizia che ha scaricato sul Governo magari un accenno alla cacciata di Fazio poteva anche sforzarsi di farla; a meno che consideri la cosa ininfluente rispetto ai problemi di ben altra portata storica di cui si occupa); il tono, dunque, è convulso e comiziale, dal tenore intransigentemente bellicoso col quale si contestano dalle singole questioni allo scenario catastrofico-millenarista nel quale vengono inserite. Il comizio di Landini in TV è stato impressionante: un’oratoria frenetica, concitata, quasi avesse paura di essere contraddetto (ripeto: avrebbe almeno potuto ringraziare Fazio per avergli concesso questo one man show).

Nel merito, come già i suoi colleghi in Piazza, molti i luoghi comuni esibiti senza ritegno, per lo più falsi. Alcuni sono già noti, ma il Sindacato non prende atto della realtà: siamo il primo paese d’Europa per precarietà, sostengono i bellicosi comizianti. Ma vediamo un po’ la realtà (dati Eurostat 2022, % contratti a termine)

AREA EURO 15.3
GERMANIA 12.4
SPAGNA 21.2
FRANCIA 16.1
ITALIA 16.4
OLANDA 27.7
PORTOGALLO 16.6
FINLANDIA 16.0
SVEZIA 14.8
SVIZZERA 13.4

Opportuno anche ricordare che dall’inizio dell’anno i contratti a termine continuano a diminuire, mente quelli a tempo indeterminato non sono mai stati così alti. Basterebbe leggere i report Istat e Eurostat: cosa che non è in contraddizione con il nutrire visioni di respiro strategico epocale!

IL LUOGO COMUNE DEL GIOVANE CHE SNOBBA I 1000 €

Un altro luogo comune esibito fieramente da Landini è quello del giovane che rifiuta il lavoro a 1.000€ perché è sfruttamento. Immaginiamo che questo bravo giovine abbia ricevuto una proposta di lavoro da un’impresa che applica il sacrosanto CCNL Multiservizi (sottoscritto da Cgil-Cisl e Uil), e che non avendo esperienza o qualifica alcuna gli venga proposto l’inquadramento al primo livello: la retribuzione sarà di 1182€ mensili lorde; al netto dei contributi (tenuto conto dei provvedimenti recenti in merito) fanno 1134€; per 13 mensilità 14.742 annui, che azzerano l’IRPEF a carico. Se il bravo giovine avesse accettato i 1.000 € al netto dei contributi porterebbe a casa 960 netti: 170 meno di quanto garantitogli da Landini. È evidente che con retribuzioni contrattuali così basse un’ipotesi di retribuzione in nero possa sembrare allettante, perché è tutto netto (il prezzo lo si paga poi alla lunga, ma a un giovane spesso questo non è presente.

Questa osservazione induce due considerazioni: primo, sarebbe il caso che il Sindacato prendesse atto che i livelli salariali sono determinati dai CCNL e non da entità maligne; se i CCNL non si rinnovano non basta il mugugno! Secondo: la narrazione di un Paese in cui la gente non arriva alla fine del mese ed è sempre più povera è un tantino in contraddizione con la soddisfatta affermazione che i giovani vogliono lavori belli e gratificanti e rifiutano i 1.000 € (con i quali peraltro in molte zone del Paese si vive senza troppi problemi).
Un altro slogan sul quale Landini è malamente inciampato è quello che sarebbero gli iscritti al Sindacato a tenere in piedi il Paese col loro lavoro. Ora, il totale degli iscritti a CGIL CISL UIL sono 11.500.000. Tanti, però quasi la metà (5.500.000) sono pensionati. Difficile convenire con Landini che quei 6 milioni di lavoratori dipendenti attivi (circa un terzo del totale) siano quelli che tengono in piedi il Paese.

IL SINDACATO E L’ITALIA RANTOLANTE

En fin: riesce difficile capire per quale motivo il Sindacato dipinga l’immagine di un Paese rantolante, afflitto dalla mancanza di lavoro e dalla povertà (quando invece le imprese cercano disperatamente lavoratori senza trovarli) e dall’impoverimento dei salari, cresciuti solo, a fronte dell’inflazione, del 2,3% (Francia e Germania + 4%): se l’inflazione (come sostengono Landini & Co, anche se la cosa è discutibile) è prodotta dai super profitti, non si capisce perché il Sindacato non avvii una intensa campagna di rinnovi contrattuali nazionali (circa 6mln di lavoratori hanno ancora ccnl scaduti)  e di contrattazione aziendale. Le imprese hanno generalmente le risorse e le motivazioni per rivendicare adeguamenti salariali ci sono tutti. Tuttavia il Sindacato non sceglie la strada del negoziato con le imprese, ma una via più tortuosa e macchinosa: non si chiede alle imprese di condividere i profitti coi lavoratori, ma allo Stato di super tassare i profitti per poi redistribuirli ai lavoratori con la leva fiscale.

LA MUTAZIONE GENETICA DEL SINDACATO

Non è una questione estetica, né un’operazione in cui cambiando i fattori il risultato resta uguale. È una mutazione genetica del Sindacato, che sceglie di uscire dalla dialettica capitale-lavoro, nella quale lo Stato ha un ruolo di mediazione e, ove necessario di incentivazione-disincentivazione, per accedere ad un rapporto diretto con il Potere Politico, cui viene richiesto di recepire le rivendicazioni e tradurle in normative. In questo modo si preclude  la strada alle politiche di concertazione, che ovviamente devono vedere Governo e Parti Sociali in condizioni di sostanziale parità e libertà di scelta, e si attribuisce alla Politica il potere di sostituirsi al negoziato nella gestione delle relazioni industriali. Con l’ovvia conseguenza che queste possano cambiare di segno a seconda del mutare della maggioranza di governo, e che perciò il sindacato venga sempre più coinvolto nelle dinamiche della politique politicienne.

Cosa del resto di cui già si intravedono le avvisaglie: i Segretari Generali nei loro comizi dipingono un’offerta politica globale, riassunta nel “nuovo modello di sviluppo” che tutto ricomprende, dal clima alla pace, senza dire nulla che vada al di là della declamazione. Ma per certe cose c’è già la Schlein, non c’è bisogno che il Sindacato si costituisca in Partito. A meno che…

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