Qualcosa di grosso si muove nella Silicon Valley, la tradizionale roccaforte democratica dove sono sempre più numerosi i leader del settore tech e i relativi denari che stanno prendendo la via del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Ecco le ultime mosse di Marc Andreessen, Ben Horowitz e David Sacks.
C’era una volta la Silicon Valley dem
La vibrante area della California dove hanno visto i natali le più importanti innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni ha storicamente avuto un cuore blu democratico, se si esclude qualche cane sciolto seguace dell’Elefantino.
Come ricorda Vox quasi tutti i dollari spesi dall’élite della Silicon Valley nel 2016 confluirono nelle casse di Hillary Clinton, mentre quattro anni dopo furono spese somme ancora più ingenti per contrastare la rielezione di Donald Trump.
Lo scoop di Axios
Ma ora la situazione sta cambiando, e lo dimostra la rivelazione di Axios secondo cui i magnati del venture capital Marc Andreessen e Ben Horowitz hanno deciso di effettuare cospicue donazioni alla campagna elettorale di Donald Trump.
Non stiamo parlando di due imprenditori qualunque, ma degli esponenti più in vista di quel movimento definito dei “tecnoottimisti” che ha cambiato profondamente la mentalità degli Usa.
Il video
La coppia ha addirittura postato martedì un video in cui ha spiegato le ragioni per le quali la loro azienda sosterà Trump.
“Il futuro delle nostre aziende, delle nuove tecnologie e dell’America è letteralmente in gioco. (…) Per questo pensiamo che Donald Trump sia effettivamente la scelta giusta”.
Lo zampino di Musk
Nessuno dei due magnati aveva mai effettuato donazioni in favore di candidati presidenziali. Ma a convincerli a cambiare idea secondo Axios sarebbe stato il collega Elon Musk dopo che questi, all’indomani del clamoroso attentato in Pennsylvania, ha annunciato pubblicamente di sostenere Trump e di voler costituire un Comitato elettorale che ne finanzierà a pioggia la campagna.
Piccoli precedenti che non fanno testo
A dire il vero, aggiunge Axios, nel 2012 Andreessen aveva temporaneamente appoggiato Mitt Romney quando questi sfidò il presidente in carica Barack Obama.
Ma nel 2016 tornò a rifugiarsi nel consueto amletismo dichiarando di non essere in grado di esprimere una preferenza tra un candidato che “non crede alla scienza”, ossia Trump, e la sfidante democratica Hillary Clinton “che non crede nell’economia”.
Sul carro di Trump
Ma un’altra figura molto in vista saltata a sorpresa sul carro di Trump è l’imprenditore David Sacks, lo stesso che in passato sostenne che il candidato si era definitivamente bruciato dopo l’insurrezione di Capitol Hill.
Ma Sacks lunedì era sul podio della Convenzione Nazionale Repubblicana di Milwaukee dove ha formulato un discorso in cui ha attaccato a testa bassa i democratici.