Skip to content

bessent

Bessent spiega le trumpate, sminuisce le turbolenze sui mercati e minaccia la Cina

Il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha minimizzato la svalutazione dei Treasury e lanciato diversi avvertimenti alla Cina. Intanto, JpMorgan si rimangia il sostegno a Trump e critica i dazi.

Il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha minimizzato la svalutazione dei titoli del Tesoro americani (Treasury, in gergo) e ha lanciato un avvertimento alla Cina affinché non provi a svalutare il proprio tasso di cambio come forma di ritorsione per l’aumento dei dazi.

COSA PENSA BESSENT DEI TREASURY

Intervistato su Fox Business (prima della retromarcia di Trump sui dazi reciproci), Bessent ha parlato di “convulsioni da deleveraging […] in questo momento sui mercati” e ha detto di aver assistito spesso a situazioni del genere nella sua carriera di gestore di hedge fund. “Ci sono alcuni operatori a leva molto grandi che stanno subendo perdite e devono ridurre la leva finanziaria”, ha spiegato.

Come riporta Bloomberg, negli ultimi giorni Treasury a più lunga scadenza hanno risentito dei ribassi del mercato dei titoli di Stato statunitensi, e il loro andamento è entrato in contrasto con il loro tipico ruolo di bene rifugio. Questa settimana i rendimenti dei titoli trentennali statunitensi sono aumentati di circa mezzo punto percentuale. Bessent ha detto di credere “che non ci sia nulla di sistemico in questo, ma che si tratti di una scomoda ma normale riduzione della leva finanziaria che sta avvenendo nel mercato obbligazionario”.

Mano a mano che la leva finanziaria nel mercato dei Treasury (che ammonta a 29.000 miliardi di dollari) si ridurrà, “il mercato si calmerà”, ha detto il segretario del Tesoro. Invece, secondo George Saravelos di Deutsche Bank, la Federal Reserve (cioè la banca centrale degli Stati Uniti) potrebbe dover intervenire per stabilizzare i Treasury, come avvenne nel marzo 2020 con la crisi del coronavirus.

BESSENT ATTACCA LA CINA

Dopo che gli Stati Uniti hanno alzato ulteriormente, al 104 per cento, i dazi sulle importazioni cinesi, la Cina ha risposto aumentando a sua volta – all’84 per cento – le tariffe sulle merci americane.

“È un peccato che i cinesi non vogliano venire a negoziare”, ha detto Bessent, “perché sono i peggiori trasgressori del sistema commerciale internazionale”. Il segretario ha consigliato a Pechino di non “cercare di svalutare la propria via d’uscita” dalla disputa commerciale. Oggi la banca centrale cinese ha indebolito il tasso di riferimento giornaliero dello yuan per la quinta sessione consecutiva: martedì lo yuan offshore era sceso al livello più basso dalla creazione del mercato, nel 2010.

Secondo Bessent, una politica di svalutazione spingerebbe il resto del mondo a “continuare ad aumentare le tariffe per compensare la svalutazione”. Ha detto poi che molti paesi asiatici – il Giappone, il Vietnam, la Corea del sud e l’India – hanno intenzione di avviare dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti.

DELISTING DI AZIENDE CINESI IN PROGRAMMA?

Bessent non ha escluso la possibilità che gli Stati Uniti, come forma di ritorsione verso la Cina, possano decidere di procedere con una rimozione forzata (delisting) dei titoli delle società cinesi dalle quotazioni sugli indici americani. “Ogni opzione è sul tavolo. Sarà Trump a decidere”.

JPMORGAN CONTRO TRUMP

Pur avendo, nei mesi scorsi, rilasciato dichiarazioni favorevoli a Donald Trump, l’amministratore delegato della banca JpMorgan Chase, Jamie Dimon, ha criticato l’imposizione di dazi verso un gran numero di paesi: a suo dire, “l’esito più probabile” di questa politica commerciale è la recessione.

Torna su