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Quota 100

Vi spiego le ragioni (fasulle) dello sciopero generale di Cgil e Uil

Perché Giuliano Cazzola contesta lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil

 

Più il tempo passa è più i protagonisti dello sciopero generale (possiamo chiamarlo rosso-giallo?) e i loro sostenitori si arrampicano sugli specchi per trovare degli argomenti di giustificazione plausibili.

Come prima iniziativa, le segreterie nazionali hanno dovuto riprogrammare l’agitazione perché avevano dimenticato quanto previsto dalla legge sull’esercizio del diritto di sciopero nei pubblici servizi essenziali (una sorta di abbecedario operativo da circa trent’anni).

È dovuta intervenire la Commissione di Garanzia come se dovesse richiamare non i vertici delle grandi confederazioni (le stesse che quelle norme avevano voluto in tempi migliori degli attuali per la qualità dei gruppi dirigenti), ma dei sindacati di base alla ricerca di un posto al sole.

Evidentemente, dopo che avevano avuto la possibilità di manifestare – sia pure per validi motivi – il giorno precedente le elezioni a Roma, Landini e Bombardieri pensavano che per loro le regole fossero sospese in quanto benemeriti ‘’vendicatori’’ delle ingiustizie sociali imposte da decenni di neoliberismo (copyright Romano Prodi).

Durante la conferenza stampa del giorno dopo la decisione di sciopero generale – posso sbagliarmi – ma ho ascoltato delle dichiarazioni (absit iniuria verbis) indecorose per dirigenti che hanno tante responsabilità verso milioni di lavoratori e sono assai influenti nell’ambito dell’economia e nella società.

Maurizio Landini, per dimostrare in modo a suo avviso inoppugnabile l’iniquità delle misure fiscali, ha fatto l’esempio del beneficio che ne avrebbero ricevuto una cassiera e un lavoratore dipendente (un ‘’riccastro’’, un nemico di classe?) con un reddito di 75mila e più euro. Nessun accenno alla proposta del bonus contributivo che sarebbe andato alla cassiera e non allo ‘’stipendiato d’oro’’.

Il fatto che una riduzione del prelievo fiscale dovesse riguardare – fermo restando il principio della progressività – coloro che – lavoratori e pensionati – si sobbarcano la quota di gran lunga prevalente del gettito fiscale non passa neppure per la mente (Dio la riposi!) di Landini. I contribuenti (si vedano le pubblicazioni di Itinerari previdenziali) che dichiarano guadagni annuali dai 35mila euro in su sono solo il 13,22%, cioè 5,5 milioni, meno del 10% della popolazione, ma pagano il 58,86% di tutta l’IRPEF.

Intanto, il suo ‘’compagno di merende’’ Pierpaolo Bombardieri, nella stessa conferenza stampa, si è limitato ad inventare l’acqua calda ricordando che lo sciopero è un diritto costituzionale (ma può essere sbagliato il suo esercizio o no?) e che il 16 dicembre le due confederazioni daranno voce al disagio sociale. E qui emerge il carattere escatologico della dichiarazione di astensione dal lavoro. Una sorta di palingenesi del lavoro, insultato ed offeso; come ebbe a dire lo stesso Landini: ‘’Si è passati dalla tutela del lavoro al disprezzo del lavoro’’. I contenuti che erano sui tavoli del confronto si dissolvono nella nebbia per fare posto a tutti i problemi che, secondo i nuovi fratelli De Regge del sindacalismo nostrano, attanagliano il presente e il futuro del Paese, senza cercare una spiegazione razionale di certi processi.

Prendiamo il caso del c.d. precariato. L’economia è ripartita, ma le assunzioni – dicono ma non è vero – sono soltanto a termine. Ma non erano proprio questi rapporti temporanei ad essere venuti a mancare durante la crisi e il blocco sciagurato dei licenziamenti? Può anche essere che le aziende ne approfittino, ma non è forse comprensibile che anche gli imprenditori si cautelino in una situazione di grande incertezza, come possibile conseguenza di una nuova emergenza sanitaria per nulla sventata e gli avvisi di una ripartenza alla grande di una inflazione da costi?

Ma poi questi strateghi li consultano i dati? Lo sanno che le imprese lamentano la mancanza di manodopera adeguata e che invece di licenziare non riescono ad assumere? Che le dimissioni viaggiano a livelli multipli dei licenziamenti?

Lo chiedano al ministro Andrea Orlando, il quale, dopo essersi ripreso dallo stupore per la dichiarazione di sciopero potrà solo confermare quanto segue: ‘’La crescita dei rapporti cessati riguarda tutte le cause di cessazione: tra queste l’aumento maggiormente significativo – scrive il Lavoro – è costituito dalle Dimissioni (pari a 85,2%) mentre una crescita più contenuta si registra nei Pensionamenti (+2,0%) nelle Altre cause (+12%) e nei licenziamenti (+17,7%, pari a +17 mila)’’.

Hanno letto il Corriere della Sera del 4 dicembre (lo ha segnalato anche Claudio Negro della Fondazione Anna Kuliscioff) che oltre 206mila lavoratori dipendenti dell’area milanese si sono volontariamente dimessi dal proprio posto di lavoro negli ultimi 18 mesi? Si tratta, ha scritto il Corriere citando la CGIL milanese, in prevalenza di giovani, con buon livello professionale e ben inseriti in azienda, che cercano ambienti di lavoro più aperti sul piano delle relazioni, più capaci di valorizzare e premiare le competenze.

E ancora, i ‘’nostri’’ si sono resi conto che – secondo l’Istat – sono ‘’vacanti’’ ovvero disponibili e in crescita un numero di posti pari all1,8% del totale? Per loro questi problemi non esistono, sono parte di un’altra storia.

Che bisogno c’è – sembrano dire Landini e Bombardieri – di approfondire l’attuale complessità sociale, quando è così gratificante inventarsene una su misura, rispondente ai ‘’sacri canoni’’ della lotta di classe? Luigi Sbarra della Cisl è una persona a conoscenza dei fatti, poiché era presente ai confronti con il governo; ebbene, il leader della confederazione di via Po ha elencato, in una intervista a Il Foglio, i risultati concreti ottenuti, a suo avviso, dai sindacati: 7 miliardi su 8 a riduzione dell’Irpef di lavoratori e pensionati, l’85% dei quali andrà ai redditi inferiori a 50mila euro; 1,5 miliardi per la decontribuzione dei lavoratori con redditi inferiori a 35mia euro; 5,5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici; 8 miliardi per la sanità; 850 milioni per la non autosufficienza; l’allargamento a 8,5mila euro della tax area dei pensionati. Poi, aggiungiamo noi, è stata estesa la platea di quanti potranno avvalersi dell’Ape sociale e viene ripristinato, dopo anni di tagli e manipolazioni, il meccanismo corretto di perequazione automatica delle pensioni con 4,7 miliardi che finiranno nei conti correnti dei pensionati. Ieri poi il governo ha predisposto l’emendamento in materia fiscale che ha confermato gli impegni presi sull’Irpef ed ha incrementato – portandole ad oltre 3 miliardi – le risorse contro il caro bollette.

In conclusione e in attesa di vedere come andranno le cose, non resta che chiedersi se Landini e Bombardieri accetteranno i ‘’trenta denari” che il governo sta loro offrendo. Del resto – absit iniuria verbis – sono un po’ dei Giuda.

Nel comunicato che accusava di inadeguatezza il ddl di bilancio evocando questioni di cui non si era mai parlato in quel contesto, venivano apprezzati ‘’ lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo Esecutivo’’. Il giorno dopo Landini ha proseguito in questa manfrina dichiarando: ‘’Abbiamo trovato grave quello che è avvenuto nella discussione sul fisco. E cioè che addirittura su un punto è stato messo in minoranza il presidente del Consiglio’’.

Quasi che lo sciopero lo avessero proclamato per vendicare l’affronto fatto a Mario Draghi, nello stesso momento in cui tentavano, invece, di metterlo in grande difficoltà, in vista dei prossimi appuntamenti.

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