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Del Vecchio Mediobanca

Sanità, ecco come Del Vecchio ha azzoppato Alfano e Rotelli in Vaticano

Come si muove Leonardo Del Vecchio nella sanità cattolica

 

Leonardo Del Vecchio è pronto a salvare l’ospedale Fatebenefratelli. Il patron di Luxottica, nonché uomo più ricco d’Italia con un patrimonio stimato di 27 miliardi di euro, è pronto a fare la sua parte per salvare dalla tempesta economica l’ospedale romano.

La precarietà economica del Fatebenefratelli

L’ospedale dell’Isola Tiberina da più di 400 anni è di proprietà della Congregazione San Giovanni di Dio. La struttura è sotto commissariamento, il tribunale di Roma ha ammesso il Fatebenefratelli nel 2015 alla procedura di concordato preventivo. I debiti superano i 210 milioni, di cui 80 solo con le banche.

Le ultime novità

L’obiettivo è risanare e rilanciare lo storico ospedale capitolino sull’Isola Tiberina. Il Fatebenefratelli da anni versava in gravi problemi economici-gestionali che lo hanno portato sull’orlo della bancarotta. E dopo vari colpi di scena alla fine la fondazione dell’imprenditore bellunese Leonardo Del Vecchio, azionista di spicco di Mediobanca e Generali, insieme a quella per la Sanità Cattolica – istituita da Papa Francesco – hanno dato vita a una nuova join venture per la Sanità Isola Tiberina che potrà contare su “tutte le risorse finanziarie e professionali”, e sulla partnership industriale della Fondazione Policlinico Universitario del Gemelli.

Le cifre dell’affare

Secondo quanto riportato nei giorni scorsi da Milano Finanza, che ha ricostruito la vicenda, il patron di Luxottica, nonché primo azionista di Mediobanca (18,9%) e socio al 5,5% di Generali, sarebbe disposto a mettere sul piatto fino a 150 milioni di euro. La prima tranche da 25 milioni di euro dovrebbe servire a ristrutturare l’ospedale. Per questo investimento Del Vecchio non dovrebbe fare ricorso ai fondi delle società quotate, o a quelli della Delfin, la holding che custodisce il controllo del 32% del colosso mondiale degli occhiali. A finanziare l’operazione dovrebbe essere la Fondazione Del Vecchio, che ha già in portafoglio il 18,64% dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

La Fondazione Del Vecchio

Il Vaticano non è proprietario dell’ospedale, alla Santa Sede, però, spetta il compito di dare, o negare, il beneplacito alle decisioni dei frati. Il progetto per il salvataggio e rilancio della struttura sanitaria prevede la costituzione di una newco a cui la Cassa Generalizia della Congregazione San Giovanni di Dio, proprietario del nosocomio, venderà l’ospedale. La nuova società, sarà come impresa sociale senza fini di lucro, sarà detenuta al 50% dalla Fondazione per Sanità Cattolica  e al 50% dalla Fondazione Del Vecchio. La newco dovrebbe essere guidata dal presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, sotto il controllo della Segreteria per l’Economia gestita dal prefetto, il padre gesuita Juan Guerrero Alves.

La diocesi di Bologna

La diocesi di Bologna dovrebbe affiancare il Vaticano mettendo sul tavolo una quota consistente. La curia bolognese è guidata dal cardinale Matteo Zuppi, grazie a una generosa donazione, è proprietaria della Faac, il colosso dei cancelli automatici lasciato in eredità alla diocesi da Michelangelo Manini nel 2012. La diocesi utilizza i dividendi a fini caritatevoli, nel 2019 ha speso una parte dei 9 milioni (al netto delle tasse) guadagnati per evitare lo sfratto a 54 famiglie. Cardinal Zuppi, inoltre, è molto legato alla Comunità di Sant’Egidio, a sua volta molto vicina al Santo Padre. Il Cardinale è cresciuto tra le fila di Sant’Egidio fin dagli inizi, accompagnandone i passi e diventandone Assistente Ecclesiastico Generale dal 2000 al 2012, fino ad esserne tutt’oggi uno dei maggiori consiglieri e interpreti.

La trattativa fallita con Rotelli

Prima di accordarsi con Leonardo Del Vecchio la Santa Sede ha trattato a lungo con il gruppo San Donato della famiglia Rotelli, già proprietaria del San Raffaele, l’ospedale di Don Verzè che era voluto fortemente dal cardinale Tarcisio Bertone. Il gruppo San Sonato era disposta a investire fino a 6 milioni per rilevare il Fatebenefratelli e procedere alla sua ristrutturazione. La Congregazione per gli Istituti di Vita, il dicastero per gli ordini religiosi che deve autorizzare le operazioni al di sopra di un milione,  non ha però dato il suo nullaosta.

Il ruolo dell’ex ministro Alfano

Tra le ragioni che potrebbero spiegare il dietrofront della Santa Sede rispetto alla trattativa con i Rotelli c’è il doppio ruolo nelle trattative giocato dall’ex ministro Angelino Alfano. L’ex leader di Alternativa Popolare da un lato ha agito in veste di potenziale compratore in qualità di presidente del gruppo San Donato e dall’altro in quella di socio dello studio legale Bonelli Erede Pappalardo che assisteva la Santa Sede nel negoziato. Un potenziale conflitto d’interessi che avrebbe esposto il Vaticano a chiacchiericcio indesiderato.

Riordinare gli asset sanitari secondo la volontà di Papa Francesco

Altre ragioni che possono spiegare l’ingresso di Del Vecchio nella trattiva risiedono nella volontà di trovare un partner finanziario e non industriale e il desiderio di riordinare tutto il comparto sanitario religioso per evitare spese superflue in osservanza della linea di Papa Francesco.

La dottrina “sanitaria” di Papa Francesco

Lo scorso 11 luglio Papa Francesco ha celebrato l’Angelus dal Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato per un piccolo intervento. Nel corso di quella predica il Pontefice aveva posto l’accento su “quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi”, e aveva ricordato l’impegno della Chiesa Cattolica nella sanità, “Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la tua vocazione è in Chiesa: non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito”. Le sue parole vengono riprese dalla nota con la quale lo scorso “le competenti Autorità ecclesiastiche, con la collaborazione di altre istituzioni senza scopo di lucro, si sono impegnate nel risolvere la crisi economico-gestionale in cui da tempo versa l’Ospedale ‘San Giovanni Calibita-Fatebenefratelli’ all’isola Tiberina di Roma”.

Le altre strutture sanitarie religiose in difficoltà

Il Fatebenefratelli non è l’unico ospedale che naviga in acque agitate. Verso la fine del pontificato di Benedetto XVI l’IDI, l’Istituto Dermatologico dell’Immacolata, una realtà d’eccellenza nel campo della dermatologia venne coinvolto in uno scandalo di malversazioni, buchi di bilancio, rischio di licenziamenti. Nel 2015 il Vaticano investì 50 milioni per salvarlo e altri soldi arrivarono, non senza polemiche, dalla Papal foundation. È in difficoltà anche la Cattolica, diversi piccoli ospedali locali, e Casa sollievo della Sofferenza fondata da Padre Pio e punto di riferimento per i pazienti di buona parte del Mezzogiorno.

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