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Roma, todos caballeros. E fotocopie fuori legge

Il commento di Mino Rossi

Roma inciampa sulle fotocopie. Con 24mila impiegati in servizio l’ufficio Economato ha speso di recente altri 150 mila euro per appaltare uno stock di fotocopie che in ufficio non si è in grado di fare. Questo si evince dalla decisione dirigenziale n. 141 del 31 maggio scorso, diffusa in questi giorni dal Messaggero.

Non è però questione di sfaticati. La verità è che nel Municipio capitolino fare fotocopie è fuori legge, come anche fare altri lavori umili, quali commesso, fattorino, custode, bidello.

E il motivo è svelato dal portale www.efficientometro.it, che per ogni Comune d’Italia svela, fra i mille e mille segreti, quanti sono i dipendenti in servizio nelle varie qualifiche professionali (Fonte, conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato).

La cosa davvero paradossale è che Roma ha zero ‘uscieri’ in servizio, zero! Tanto per fare qualche esempio, Milano (diecimila impiegati in meno) di ‘uscieri’ ne ha 263, Napoli 634, Palermo 541. Questo significa che nella capitale qualunque lavoro esecutivo corrispondente al profilo minimale (in burocratese, trattasi di impiegati di Categoria A) o viene appaltato a società esterne o viene svolto abusivamente da impiegati con qualche grado in più, in evidente violazione del contratto collettivo nazionale.

Come abbia fatto il primo Municipio d’Italia a ridursi in queste condizioni non ci è dato sapere, ma certamente il problema viene da molto lontano e trova molto probabile spiegazione nelle progressioni verticali selvagge, massicciamente attuate in passato al fine di traghettare il dipendente alla categoria superiore (dove ottieni più stipendio e compiti meno disagiati).

Un istituto che ha conosciuto esagerazioni un po’ dappertutto. Ma il caso di Roma Capitale supera il paradosso.
D’altro canto, che fine abbiano fatto gli impiegati vittime di questa estinzione della specie lo si capisce infatti se si guarda, sempre a Roma,la consistenza in pari data nelle categorie superiori (in totale le categorie sono quattro e man mano che si sale nel grado prendono il nome di A, B, C, e D, che corrisponde al grado più elevato nella fascia degli impiegati).

A tal riguardo, dalla più recente fotografia ufficiale emerge chiaro che, molto più che in altri Comuni, per il personale del Campidoglio più si sale nel grado e più è affollata la platea dei dipendenti. Todos caballerros, dunque.
A Roma sono una miseria anche gli impiegati che hanno un grado retributivo sopra gli ‘uscieri’ (categoria B). Sono il 6% del totale impiegati, mentre a Milano sono il 25%, a Palermo il 40% e a Napoli il 24%. Se poi scaliamo di un altro grado all’insù nel profilo professionale arriviamo ai ‘collaboratori’ (categoria C). E quanti impiegati ha Roma in questa qualifica? Una infinità: 16.463 pari al 70% del totale.

Sempre per un confronto con gli altri grandi Comuni, a loro volta non necessariamente immuni in passato da eccessi sulle progressioni verticali, basterà considerare che a Palermo la quota nella stessa qualifica è del 21%, a Napoli del 45 per cento, e a Milano del 56% (sempre in rapporto al totale degli impiegati propri).
Un minimo di equilibrio lo ritroviamo invece, sempre nel Municipio capitolino, all’ultimo piano di quest’ascensore professionale, dove si trova la categoria D costituita da funzionari. Qui la capitale, a confronto con le sei città pià grandi, è comunque sempre al di sopra della media, anche se questa volta è seconda a Torino.

Per un quadro complessivo si veda la tabella di seguito.

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