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Riuso

Perché le imprese sbraitano contro Bruxelles sul regolamento pro riuso (e pro Germania…)

Confindustria accusa il regolamento Ue sugli imballaggi di favorire il riuso alla tedesca, penalizzando la filiera italiana del riciclo (bioplastiche e Conai inclusi). Tutti i dettagli

 

Al di là dello “spirito”, non c’è nulla della proposta di regolamento europeo sugli imballaggi che piaccia a Confindustria, l’associazione delle imprese italiane presieduta da Carlo Bonomi. Durante l’audizione presso le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, la direttrice della confederazione, Francesca Mariotti (nella foto), ha detto che il provvedimento, se verrà approvato così com’è, “rischia di danneggiare un intero sistema di eccellenza, con gravi e trasversali impatti su tutto il sistema industriale” italiano, oltre a “impattare pesantemente anche sulla sicurezza alimentare e sulla salute delle persone”.

DI COSA STIAMO PARLANDO

La Commissione europea ha intenzione di ridurre la quantità dei rifiuti di imballaggio prodotti all’interno dell’Unione per favorire la circolarità dell’economia e la riduzione delle emissioni di gas serra, in vista del raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.

Il settore dell’imballaggio è uno dei “principali utilizzatori di materiali vergini” a livello comunitario, sostiene Bruxelles, perché assorbe il 40 per cento della plastica e il 50 per cento della carta e rappresenta il 36 per cento dei rifiuti solidi urbani. Se non si interviene, l’Unione europea “registrerebbe un ulteriore aumento del 19 per cento dei rifiuti di imballaggio entro il 2030, e un aumento addirittura del 46 per cento per i rifiuti di imballaggio in plastica”.

RICICLO CONTRO RIUSO

La proposta punta a vietare gli imballaggi monouso in molte applicazioni, ad esempio i piatti e le posate usa-e-getta, le bustine di zucchero oppure i flaconcini di sapone e shampoo. Fino a qui, tutti d’accordo (più o meno). Gli scontri si concentrano sul passaggio successivo, ovvero sulla metodologia da prediligere per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi: da una parte c’è il riciclo, cioè il recupero degli scarti e la loro trasformazione in nuovi prodotti; dall’altra c’è il riuso, ovvero il riutilizzo di un bene che non diventa rifiuto.

Il regolamento viene criticato dalle associazioni industriali – come l’italiana Confindustria, appunto – perché accusato di favorire il riuso rispetto al riciclo, andando di conseguenza a danneggiare tutte quelle imprese che hanno fatto grossi investimenti negli impianti di recupero delle materie prime giunte a fine vita.

QUANTO CONTA IL RICICLO PER L’ITALIA

In Italia, stando a un rapporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile pubblicato nel 2022, il tasso di riciclo dei rifiuti è del 72 per cento, venti punti al di sopra di quello europeo. Relativamente ai soli rifiuti di imballaggio, il tasso è del 73,3 per cento, superiore sia all’obiettivo europeo al 2025 (65 per cento) sia a quello per il 2030 (70 per cento).

Il comparto del trattamento dei rifiuti conta oltre 235.000 occupati e crea un valore aggiunto di 10,5 miliardi di euro.

LA CRITICA DI CONFINDUSTRIA AL REGOLAMENTO UE SUGLI IMBALLAGGI (E AL SISTEMA DEL RIUSO)

Nell’audizione alla Camera, la direttrice di Confindustria, Francesca Mariotti, accusa la proposta di regolamento europeo di violare il principio di neutralità tecnologica: sia perché predilige una soluzione (il riuso) rispetto a un’altra (il riciclo) invece di limitarsi a fissare degli obiettivi, sia perché “ha un atteggiamento pregiudizievole” contro le bioplastiche compostabili, di cui in Italia esiste una produzione importante. Paesi come la Svezia e la Finlandia, dove è forte l’industria cartaria per via delle foreste, si stanno invece spendendo a difesa della carta.

Secondo Mariotti, il regolamento rappresenta “un ingiustificato cambio di rotta da parte della Commissione rispetto al quadro vigente in materia di rifiuti e di rifiuti d’imballaggio che fino ad oggi non ha mai imposto agli stati membri un’unica soluzione per perseguire gli scopi di carattere ambientale prefissati dal legislatore UE”. E sostiene, citando studi di Confindustria, che il sistema del riuso abbia delle ripercussioni negative sulla salute (maggiori probabilità di contaminazione da microbi), sull’ambiente (maggior consumo di acqua ed energia) e sul clima (maggiori emissioni di CO2).

La direttrice di Confindustria spiega che “per il sistema monouso”, quello del riciclo, “gli impatti maggiori sono generati durante la produzione a monte degli articoli, mentre il principale contributo agli impatti del sistema multiuso è la fase di utilizzo, cioè il lavaggio degli articoli”. Le due soluzioni, aggiunge, dovrebbero essere “complementari e non concorrenti”.

IL DEPOSITO CAUZIONALE SEGNERÀ LA FINE DEL CONAI?

Mariotti critica anche la volontà europea di istituire il sistema del deposito cauzionale (o cauzionamento) per la restituzione di alcuni tipi di imballaggi monouso: “questo aspetto”, dichiara, “rischia di penalizzare gli stati membri come l’Italia che hanno basato il loro sistema sul CONAI e sui consorzi di filiera, riuscendo comunque a superare tutti i target europei di avvio al riciclo dei rifiuti d’imballaggio”.

Il CONAI è il consorzio delle imprese che producono e utilizzano imballaggi: collabora con i comuni per assicurare l’avvio al riciclo degli scarti provenienti dalla raccolta differenziata. Il sistema del deposito cauzionale e del vuoto a rendere è invece utilizzato in Germania: i critici del regolamento sugli imballaggi fanno notare come Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, sia tedesca.

I DATI SULLA GERMANIA

Nel 2020 la Germania ha riciclato il 55 per cento dei suoi rifiuti, tra urbani e speciali: un valore superiore alla media dell’Unione europea ma inferiore a quello italiano (72 per cento). Nello stesso anno, il tasso tedesco di riutilizzo dei materiali riciclati sul totale di quelli consumati era del 13,4 per cento: la media europea era del 12,8 per cento, mentre il tasso italiano era del 21,6 per cento.

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