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Ritardi e pochezze della risposta di Conte e Gualtieri alla crisi da Covid. Report Csc Confindustria

"Consistenti le risposte di bilancio dei paesi all'emergenza Covid-19: in Italia lenta e frammentata". Parola del centro studi di Confindustria. Ecco la sintesi del rapporto

 

Italia bocciata – a differenza di Stati Uniti, Germania e Francia – nelle risposte di politica economica alla crisi provocata dalla pandemia.

È questo il succo del rapporto del centro studi di Confindustria intitolato non a caso “Consistenti le risposte di bilancio dei paesi all’emergenza Covid-19: in Italia lenta e frammentata”

Il punto critico della risposta del governo italiano sono i tempi di adozione e implementazione delle misure.

Il ritardo dell’esecutivo Conte è ampio rispetto agli altri paesi considerati e compromette l’efficacia delle misure adottate che, in una fase emergenziale come quella attuale, necessitano, invece, di una trasmissione immediata al sistema economico”, sottolinea nel report il centro studi di Confindustria riguardanti la risposta di bilancio dei paesi all’emergenza Covid-10 e che mette in evidenza come in Italia essa sia stata “lenta e frammentata”.

Il governo italiano, evidenziano gli economisti di Confindustria, ha adottato il primo provvedimento organico a carattere nazionale 23 giorni dopo aver registrato i primi 100 casi di Covid-19, mentre sono stati sufficienti 15 giorni negli Stati Uniti, 12 in Francia e 8 in Germania per la medesima reazione.

Ciò è dovuto alla difficoltà politica di trovare l’accordo tra le forze della maggioranza, ma anche all’enorme complessità dei provvedimenti legislativi che si adottano in Italia: il solo DL 34/2020 (cosiddetto “DL Rilancio“) e’ composto di 266 articoli e richiede 90 provvedimenti attuativi.

Questa complessità, unita alle difficoltà operative della Pubblica amministrazione conferma, secondo Piergiorgio Carapella, Alessandro Fontana e Lorena Scaperrotta del centro studi di Confindustria, anche in queste circostanze, il ritardo cronico nell’implementazione delle misure.

ECCO LA SINTESI DEL REPORT DEL CSC CONFINDUSTRIA:

Il blocco dell’offerta e il crollo della domanda causati dall’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del COVID-19 hanno fatto sprofondare le imprese in una drammatica crisi di liquidità: le mancate entrate connesse alla compressione dei fatturati non consentono di coprire le spese indifferibili, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di intere filiere.

Per far fronte agli effetti di questo shock, che non ha eguali, per intensità e diffusione, nel dopoguerra, i governi nazionali hanno adottato politiche di bilancio discrezionali espansive con l’obiettivo di: 1) potenziare i sistemi sanitari; 2) preservare il tessuto produttivo evitando che una crisi temporanea di liquidità finisca per diventare una crisi di solvibilità; 3) salvaguardare il reddito disponibile delle famiglie per sostenere la domanda aggregata.

Il punto critico della risposta italiana sono i tempi di adozione e implementazione delle misure. Il ritardo è ampio rispetto agli altri paesi considerati e compromette l’efficacia delle misure adottate che, in una fase emergenziale come quella attuale, necessitano, invece, di una trasmissione immediata al sistema economico. Il Governo italiano ha adottato il primo provvedimento organico a carattere nazionale 23 giorni dopo aver registrato i primi 100 casi di COVID-19, mentre sono stati sufficienti 15 giorni negli Stati Uniti, 12 in Francia e 8 in Germania per la medesima reazione. Ciò è dovuto alla difficoltà politica di trovare l’accordo tra le forze della maggioranza, ma anche all’enorme complessità dei provvedimenti legislativi che si adottano in Italia: il solo DL 34/2020 (cosiddetto “DL Rilancio”) è composto di 266 articoli e richiede 90 provvedimenti attuativi. Questa complessità, unita alle difficoltà operative della Pubblica amministrazione conferma, anche in queste circostanze, il ritardo cronico nell’implementazione delle misure. Per quanto riguarda i sussidi, la Germania ha erogato oltre 13 miliardi di euro di aiuti a piccole imprese e autonomi (in circa due mesi) contro i 4,7 della Francia (erogati in poco più di 2 mesi) e i 2,4 dell’Italia (per il solo mese di marzo e solo alle partite IVA). Per quanto riguarda la liquidità: il Governo americano in meno di due mesi ha erogato 512 miliardi di dollari di prestiti (a oltre 4,5 milioni di beneficiari); la Germania, in due mesi e mezzo, circa 47 miliardi di euro (a quasi 63mila beneficiari); la Francia, in poco più di due mesi, oltre 88 miliardi di prestiti (a 478mila beneficiari), l’Italia, tramite il Fondo di Garanzia, in tre mesi, quasi 34 miliardi (per soddisfare circa 646mila domande) e, tramite la Garanzia Italia-SACE, in due mesi e una settimana, solamente 718 milioni (a 75 beneficiari). Si tratta di criticità evidenti anche in tempi normali, ma che hanno effetti molto peggiori in situazioni emergenziali come quelle attuali. La difficoltà nella trasmissione al sistema economico delle decisioni politiche rappresenta un grande ostacolo allo sviluppo del Paese, che richiede di essere affrontato con interventi straordinari.

Le misure prese dai diversi paesi si possono distinguere in due categorie: misure di impulso fiscale, quelle che i beneficiari non dovranno rimborsare, e misure per la liquidità che vanno, invece, ripagate. Analizzando i Programmi di stabilità presentati dai paesi europei, l’ammontare dell’impulso fiscale adottato in Italia è inferiore a quello della Germania (4,5 punti di PIL del 2019) ma sopra alla media UE (3 punti): 4,2 punti di PIL 2019 contro 1,7 della Francia e 0,7 della Spagna. Sulle misure per la liquidità, l’Italia primeggia con un ammontare massimo potenzialmente utilizzabile pari a circa 37,8 punti di PIL (media UE: 20,6 punti), seguita da Germania (27,8), Francia (15,9) e Spagna (10,1). Tra le misure prese, il valore di quelle destinate alle imprese che i governi dei paesi UE hanno notificato alla Commissione europea nell’ambito del regime temporaneo sugli aiuti di Stato (che sono una parte delle misure complessivamente pianificate dai governi a favore delle imprese), in Germania è stimabile in 28,9 punti di PIL 2019, in Italia in 16,9 punti e in Francia in 13,7 punti. La tipologia di interventi previsti in Italia è largamente in linea con quella di Francia, Germania e Stati Uniti.

L’espansione di bilancio decisa, in termini quantitativi, è differenziata tra paesi e non appare correlata all’intensità con la quale i paesi sono stati colpiti dal virus, anch’essa differenziata tra paesi, perché le risorse stanziate dipendono anche dalle diverse disponibilità finanziarie. Le differenze nel valore delle misure adottate, nella tipologia delle stesse e nei tempi di implementazione, rispetto all’intensità della crisi subita, comporteranno una diversa capacità e rapidità dei paesi di uscire dalla crisi, con ovvie ripercussioni sui livelli di crescita che tenderanno a divergere. Inoltre, interventi differenziati tra i paesi membri per sostenere le imprese creano distorsioni sul mercato interno. Per questo, non si può prescindere da un’azione consistente portata avanti a livello europeo, l’unica in grado di attenuare eventuali squilibri tra paesi.

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