Caro direttore,
la Repubblica è in rivolta.
Dopo lo sciopero della redazione a fine settembre per l’inserto elaborato e curato de facto da Exor, la sostituzione del direttore Maurizio Molinari con Mario Orfeo e l’uscita di John Elkann dalla presidenza di Gedi, i giornalisti economico-finanziari continuano ad attaccare la linea del quotidiano e del suo editore.
Come si dice: il diavolo è nei dettagli.
Stamattina, infatti, il supplemento Affari&Finanza si apriva con un pezzo di Giovanni Pons che illustrava i vantaggi di Starlink – il servizio di SpaceX per l’accesso a Internet via satelliti – per l’Italia rispetto alla concorrenza via fibra. È notevole che un quotidiano anti trumpiano-muskiano come Repubblica si interroghi su Chi ha paura di Elon Musk, o no?
“Ben due endorsement espliciti di Giorgia Meloni a favore di Elon Musk non sono bastati, per ora, a far decollare il business di Starlink in Italia”, ha scritto Pons riferendosi ad Atreju e alla cerimonia per i Global Citizen Awards. Il piano di Musk per l’Italia, spinto dal collaboratore di Musk, Andrea Stroppa, prevede in sostanza una costellazione di seimila satelliti nell’orbita bassa per portare la banda larga nelle zone meno abitate della penisola – le cosiddette aree a fallimento o semi-fallimento di mercato: ovvero a due milioni di utenti potenziali – e accedere così ai fondi del Pnrr. Ad oggi i clienti italiani di Starlink sono circa 50mila, tra privati e aziende.
I progetti presentati da Starlink attraverso Stroppa non hanno però ricevuto finora una risposta chiara e positiva dalle autorità, rimarca Pons. L’articolo ripercorre poi le difficoltà economiche e operative di Open Fiber, le tensioni tra Open Fiber e la concorrente Fibercop (controllata dal fondo Kkr) e il “ginepraio regolamentare tipico italiano” che ostacola i piani di Starlink per la realizzazione di stazioni a terra che potenzino la velocità della connessione. Kkr – aggiunge l’autore – ha paura che Starlink possa diventare un concorrente temibile per Fibercop e Open Fiber, anche se di base la fibra offre prestazioni migliori rispetto ai satelliti.
“Resta il fatto”, conclude l’inserto di economia e finanza del quotidiano Gedi, “che almeno per quelle 430 mila case sparse incluse nel primo bando Infratel sia molto antieconomico, oltre che distruttivo dell’ambiente, spaccare le strade e le montagne per posare le canaline della fibra e raggiungere persone anziane che di certo non hanno bisogno dei 100 Mega promessi dal Pnrr. Per questi la soluzione migliore sarebbe la banda larga via satellite”.
Non so se alla fine il rapporto con Meloni si rivelerà utile a Musk, ma questo endorsement di Repubblica per il miliardario trumpiano proprio non me lo aspettavo.
Ma non è tutto.
Perché sempre Affari&Finanza ha pubblicato un altro testo notevolissimo perché contrario alla linea editoriale del giornale. L’ha firmato Stefano Quintarelli, imprenditore e manager nel settore dell’informatica ed ex-deputato della montiana Scelta Civica, ed è una critica dell’appello promosso da Meta per chiedere all’Unione europea certezza normativa sull’intelligenza artificiale. Secondo Quintarelli, “non c’è alcuna frammentazione delle norme europee in materia: l’AI Act è un regolamento unico, vigente in tutta Europa e non vieta la realizzazione di modelli di Ia ma pone qualche limite” e spiega il vero obiettivo della società di Mark Zuckerberg: ottenere una revisione del Gdpr, il regolamento europeo sulla privacy, per avere più libertà nell’utilizzo dei dati personali raccolti senza il vincolo delle richieste di autorizzazione.
Ai lettori che potrebbero giustamente domandarsi cosa c’entri tutto questo con la linea editoriale di Repubblica, ricordo che tra i firmatari dell’appello di Meta c’è anche John Elkann, amministratore delegato di Exor ed editore di Repubblica attraverso Gedi.
Mica male come inizio di settimana, vero?
Cordiali saluti,
Francis Walsingham