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Regolamento Imballaggi

Regolamento Ue sugli imballaggi, a chi non piace l’insalata in busta?

Bruxelles, secondo la proposta di regolamento sugli imballaggi, vorrebbe eliminare frutta e verdura in confezioni monouso per ridurre l’uso della plastica. Ma quali sarebbero le ripercussioni sociali ed economiche? Fatti, numeri e polemiche

 

Addio insalata in busta? È quanto vorrebbe Bruxelles con la proposta di regolamento sugli imballaggi presentata dalla Commissione europea. Ma non solo insalata, anche cestini di fragole, limoni in rete e bottiglie magnum di vino.

La normativa, così formulata, sancirebbe la fine delle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chili, giudicate superflue.

Se da una parte è sicuramente indispensabile e urgente agire per ridurre l’uso della plastica, passando anche per un netto taglio degli imballaggi, dall’altro una simile iniziativa avrebbe importanti ripercussioni sui consumatori.

LA PROPOSTA DI BRUXELLES

Il passaggio della proposta di Bruxelles sugli imballaggi che sta attirando attenzione si trova al punto 2 dell’allegato V del regolamento 2022/0396 in cui si dice che le restrizioni all’uso dovrebbero essere applicate a “imballaggi monouso per meno di 1,5 kg di frutta e verdura fresche, a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti”.

Tra i formati di imballaggio finiti nel mirino ci sono quelli di plastica monouso, compositi monouso o altri imballaggi monouso per prodotti ortofrutticoli freschi. Tra gli esempi illustrativi riportati dalla Commissione Ue figurano reti, sacchetti, vassoi, contenitori.

regolamento imballaggi

CONSEGUENZE E RISCHI

A lanciare l’allarme è stata Coldiretti durante la fiera dell’agroalimentare Tuttofood, iniziata il 7 maggio e che si concluderà giovedì 11.

L’associazione denuncia diversi problemi che deriverebbero da tale scelta: sia dal punto di vista igienico-sanitario sia della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi non solo per i produttori ma anche per i consumatori poiché, venendo meno la concorrenza dei prodotti confezionati, ci sarebbe il rischio concreto di un incremento dei prezzi di frutta e verdura nei supermercati.

UN PERICOLO PER LA SALUTE

Coldiretti parla anche di “pericoloso” impatto sulla salute in quanto “i prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani”, ma con l’eliminazione di quelle negli imballaggi monouso il rischio sarebbe quello di ridurne il consumo, “già calato dell’8% per la frutta e del 10% per gli ortaggi nel 2022”.

Stando ai dati Istat riportati dall’associazione, il risultato è che appena il 16,8% degli italiani ha consumato prodotti ortofrutticoli almeno quattro volte al giorno, con una forte diminuzione rispetto al periodo 2015-2018 quando la percentuale era al 20%.

QUANTA FRUTTA E VERDURA IMBALLATA CONSUMIAMO

Va poi considerato quanta di questa frutta e verdura consumata dagli italiani viene acquistata in imballaggi di plastica.

Stando all’ultimo sondaggio di Unione Italiana Food riportato dal Sole24Ore, “i tre quarti degli intervistati acquista questi prodotti regolarmente, il 38% lo fa addirittura tutte le settimane. Nel carrello l’81% mette le insalate in busta, il 40% preferisce le ciotole di insalata e il 30% sceglie la frutta lavata e tagliata”.

Il quotidiano economico fa poi sapere che “nel 2022, secondo le rilevazioni di mercato NielsenIQ, il giro d’affari del settore è stato di quasi un miliardo di euro”.

I PIÙ COLPITI

Tra le categorie di consumatori che risentirebbero di più dell’eliminazione dei prodotti presi di mira da Bruxelles ci sono in particolare i single e le famiglie senza figli, tanto che il Codacons è intervenuto per bocciare la disposizione. Si tratta infatti dei consumatori che acquistano di più le confezioni monouso per gestire meglio la spesa settimanale e ridurre gli sprechi alimentari.

ADDIO ANCHE A BOTTIGLIE DA VINO MAGNUM E “IMPORTANTI”

Non solo frutta e verdura. Se questa misura interessa gli imballaggi più piccoli, anche quelli maxi verrebbero colpiti.

È il caso delle bottiglie magnum e di quelle per i grandi vini invecchiati, come Barolo e Amarone, che necessitano di tipologie più “importanti”. Il regolamento infatti impone la standardizzazione delle bottiglie per il vino e la riduzione del loro peso.

IMBALLAGGI INSERITI IN SISTEMI DI RIUSO

Dal 1° gennaio 2030 poi, ricorda Coldiretti, il 10% delle bevande alcoliche immesse sul mercato deve inoltre utilizzare imballaggi inseriti in sistemi di riuso ma dal 1° gennaio 2040 tale soglia salirà al 25% dei prodotti immessi sul mercato.

Per i vini, ad eccezione dei vini spumanti, è prevista una soglia del 5% a partire dal 1° gennaio 2030 che salirà al 15% entro il 1° gennaio 2040.

IL GIRO D’AFFARI DI VINO E FRUTTA E VERDURA IMBALLATA

Queste due misure, secondo i dati Istat analizzati da Coldiretti, andrebbero a colpire i due settori del Made in Italy più esportati all’estero.

Infatti, se le vendite di vino sui mercati stranieri hanno sfiorato nel 2022 la quota record di 8 milioni di euro in valore, quelle di ortofrutta hanno raggiunto i 5,7 miliardi, ai quali si aggiungono altri 4,8 miliardi di ortofrutta trasformata, quella più esposta ai cambiamenti in fatto di packaging.

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