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Rcs: Tronchetti Provera, Della Valle, Cimbri (Unipol) e Micciché (Intesa) mollano Cairo contro Blackstone?

Fatti e indiscrezioni sulla manleva approvata dal cda di Rcs per tutelare il capo azienda Cairo. Tronchetti Provera, Della Valle, Cimbri (Unipol) e Micciché (Intesa) si defilano secondo il Sole.

Il board di Rcs coccola il suo capo azienda Urbano Cairo e lo sgrava da ogni grana e risarcimento per la vicenda della causa con il fondo americano Blackstone.

E’ quanto si evince da un articolo di oggi del quotidiano il Sole 24 Ore.

Scrive infatti Simone Filippetti, corrispondente da Londra del quotidiano diretto da Fabio Tamburini:

“Se la vicenda non dovesse chiudersi con l’arbitrato la palla passerà al giudice di New York. E in questo caso se il tribunale dovesse esprimersi contro la società e contro Cairo quest’ultimo non pagherà personalmente, ma sarà la casa editrice a saldare il conto. A confortare il cda è stato un parere di Sergio Erede, il super avvocato d’affari che è anche l’ispiratore della causa contro Blackstone. Secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore, nella riunione del cda che ha preso la decisione risultavano parecchie assenze. Tra queste quelle di Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Carlo Cimbri e Gaetano Micciché”.

Secondo esperti contattati da Il Sole 24 Ore, in casi del genere è questione aperta quella relativa all’organo societario competente su aspetti delicati come la manleva: “C’è chi sostiene che la tematica debba passare il vaglio dell’assemblea, diversamente altri ritengono che sia sufficiente il voto del cda. Il caso Cairo rientrerebbe in questa seconda fattispecie perché l’imprenditore è finito nel mirino per aver agito in qualità di presidente e amministratore delegato di Rcs, e quindi a tutela dell’azienda”, scrive Filippetti.

La partita è ancora alle battute iniziali, di certo però in ballo ci sono cifre rilevanti. L’importo complessivo chiesto dal fondo statunitense è superiore alla capitalizzazione di Borsa della società (499 milioni di euro ieri pomeriggio), chiosa il Sole.

Ma qual è la vicenda immobiliare che contrappone Cairo al fondo Blackstone? Ecco una sintesi dell’articolo di Fabio Pavesi, già firma di finanza del quotidiano Il Sole 24 Ore:

“Chissà per quanto tempo avrà rimuginato su quella cessione del palazzo storico del Corriere in via Solferino e via San Marco avvenuta a fine del 2013, quando Rcs boccheggiava sull’orlo di una crisi senza precedenti.

Attento come è ai costi e agli sprechi, Urbano Cairo, dominus della prima casa editrice italiana, conquistata con l’aiuto determinante di Intesa Sanpaolo nell’estate del 2016, deve aver masticato amaro per lungo tempo per quella che considera una svendita colossale al re dei fondi d’investimento, quella Blackstone che comprò l’intero complesso storico del Corriere per 120 milioni.

Anche perché è lui che sta pagando l’oneroso canone d’affitto. Dieci milioni l’anno per i tre blocchi di Via Solferino e via San marco che il fondo Blackstone incamera ogni anno da Rcs. E proprio la sproporzione tra prezzo di cessione e rata d’affitto ad aver indotto Cairo a mettere in mora, 5 anni dopo, quella che lui considera un vero regalo al fondo americano.

Lo ha fatto con un’iniziativa senza precedenti lo scorso novembre: la richiesta di un arbitrato per chiedere l’annullamento dell’operazione. Cosa che ha mandato su tutte le furie il fondo Blackstone che era in procinto di vendere l’immobile al gruppo Allianz per un valore intorno ai 250 milioni, il doppio del prezzo pattuito solo 5 anni fa. L’iniziativa garibaldina di Cairo ha fatto ovviamente fuggire l’acquirente e Blackstone ha citato a sua volta Cairo al tribunale di New York chiedendo i danni per la mancata vendita”. (qui l’articolo integrale)

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