In un confronto europeo (tavola 3), considerando i dati di fonte Eurostat (che ricalcano essenzialmente quelli richiesti da ISTAT per l’Italia e dagli analoghi Istituti di Statistica per gli altri paesi) risulta che, dal 2013 al 2018, gli unici tre paesi in cui si registra una riduzione dell’indice dei prezzi dell’assicurazione r.c. auto sono stati la Grecia (-29,8%), la Danimarca (-6,6%) e l’Italia (-2,4%). In tutti gli altri paesi i prezzi r.c. auto sono invece aumentati: se in Belgio, Germania, Svezia e Norvegia l’incremento nei cinque anni è stato più contenuto e nell’ordine del 2%-4%, nel Regno Unito, in Irlanda e in Olanda gli aumenti sono stati molto significativi (rispettivamente +23,4%, +25,8% e +31,0%).


A ciò si aggiunge l’effetto di un’accesa competitività tra le imprese che ha concesso ai consumatori di optare per offerte maggiormente convenienti, come la possibilità di sottoscrivere contratti che prevedono l’installazione della scatola nera a bordo dei veicoli, beneficiando di sconti (anche significativi) sul prezzo della copertura r.c. auto. Il progressivo aumento in termini di numero di dispositivi installati ha consentito poi alle compagnie di ridurre il moral hazard dei propri clienti sia in fase di profilazione del rischio, sia nella fase (eventuale) successiva di accadimento e valutazione di un danno, riducendo le frodi e permettendo una più corretta quantificazione del danno.
Il livello dei premi (o delle tariffe) applicati è strettamente correlato con il livello di redditività della gestione assicurativa che può essere misurata attraverso il combined ratio, ovvero la somma del loss ratio di competenza e dell’expense ratio (il primo indice rapporta il costo dei sinistri dell’esercizio ai premi di competenza, mentre il secondo valuta l’incidenza delle spese di gestione dell’impresa ai premi sottoscritti); eventuali profitti o perdite sono chiaramente collegati con l’adeguatezza delle tariffe rispetto ai rischi sottoscritti.






