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Quota 100

Quali effetti avrà Next Generation Eu per l’Italia

Che cosa dice uno studio del think tank della Cassa depositi e prestiti su potenzialità, obiettivi e stime del Next Generation Eu

Il 1° agosto il Think Tank della Cassa Depositi e Prestiti (la Cdp è la nuova protagonista della politica economica) ora diretto da Andrea Montanino, già Chief del Centro Studi di Confindustria, ha pubblicato un brief che ha per oggetto il Next Generation EU, con riferimento alle risorse che potrebbero affluire all’Italia, e di conseguenza con una stima degli effetti potenziali sulla crescita del PIL e sul rapporto debito pubblico/PIL per i prossimi anni. Naturalmente – precisa la Cdp – occorrerà individuare i progetti giusti e spendere le risorse in maniera efficace ed efficiente. Da questo punto di vista, risulta fondamentale definire un processo adeguato per arrivare alla presentazione del Piano delle riforme, il cui percorso viene riprodotto in appendice al brief. Come è noto Il 21 luglio scorso il Consiglio Europeo ha approvato un ambizioso programma di rilancio dell’economia post-coronavirus: Next Generation EU, un piano da 750 miliardi di euro di risorse comunitarie da destinare agli Stati Membri. Nella versione approvata dal Consiglio Europeo i fondi sono ripartiti tra sovvenzioni per 379,4 miliardi, prestiti per 360 miliardi e 10,6 miliardi per garanzie. Adesso dovranno esprimersi il Parlamento Europeo e i parlamenti degli Stati Membri.

Il programma – ricorda il documento – si aggiunge al pacchetto di strumenti ad hoc già introdotto per fronteggiare la pandemia tramite il Mes, la Bei e lo Sure (il cui valore complessivo è stimato in circa 540 miliardi) e agli strumenti previsti dal piano pluriennale di bilancio europeo 2021-2027 (valutato per 1.100 miliardi). Gli investimenti di Next Generation EU saranno veicolati sia tramite nuovi strumenti che mediante il rafforzamento di misure già esistenti. La maggior parte dei fondi potrà essere indirizzata al rafforzamento delle economie per coprire i fabbisogni emersi a seguito della crisi pandemica e senza obbligo di cofinanziamento nazionale, quali ad esempio quelli infrastrutturali, quelli della green economy e della digitalizzazione. Il pacchetto prevede 750 miliardi di euro complessivi che la Commissione europea dovrebbe reperire sul mercato tramite emissioni di titoli garantiti dal bilancio europeo. A giudicare dall’assorbimento dei fondi europei del precedente Quadro pluriennale (2014–2020), nel 2019 l’Italia –sottolinea la CDP – ha mostrato una delle performance peggiori, benché l’ammontare europeo stanziato fosse consistente e pari a 45 miliardi . Analizzando i criteri di allocazione delle risorse, l’Italia potrebbe ricevere circa 205 miliardi di euro, di cui 77 in sovvenzioni, 126 in prestiti e 2 in garanzie. Quali potrebbero essere gli effetti di queste misure se l’Italia sarà in grado di presentare piani di intervento coerenti con le direttive europee?

Premesso che in base alle simulazioni effettuate dal Tink Thank, si stima che tra il 2021 e il 2024 il programma porterebbe ad un aumento medio annuale del livello del PIL dell’UE di circa l’1,3% rispetto al PIL atteso senza le risorse di Next Generation EU, per l’Italia, il beneficio sarebbe ancora più elevato: fino a +3,1% l’aumento medio annuale del livello del PIL stimato entro il 2024 . Si prevede inoltre nel medio periodo una riduzione del rapporto debito/PIL in Italia di oltre 17 punti percentuali.

Si stima che, grazie alle risorse di Next Generation EU, l’Italia potrebbe recuperare il livello di PIL precedente alla crisi finanziaria globale entro il 2024 e quello precedente alla crisi pandemica entro il 2022. Il payoff per l’Italia è dunque molto elevato ma potenzialmente di breve periodo se le risorse non venissero impiegate in piani di riforma strutturali con impatti durevoli in termini di produttività.

Serve presentare un piano di azione ambizioso e credibile sia per avere accesso alle risorse che per impiegarle in programmi che lascino al paese cambiamenti strutturali del quadro economico e istituzionale. Possono giocare un ruolo rilevante le istituzioni con presenza granulare sul territorio e caratterizzate da processi già consolidati di certificazione dell’utilizzo dei fondi europei. Gli Istituti Nazionali di Promozione, quale Cdp, – il Tink Thank mette le mani avanti – hanno già meccanismi di rendicontazione sull’utilizzo dei fondi (ad es. Piano Jucker) che possono assicurare piena trasparenza e accountability nell’utilizzo delle risorse. ro L’obbligo di restituire le somme a prestito rimarrà regolarmente in capo agli Stati membri beneficiari delle stesse.

Le somme da destinare agli Stati Membri tramite sovvenzioni e prestiti saranno reperite sul mercato dalla Commissione Europea tramite emissione di bond tra il 2021 e il 2024. A ripagare tali bond potrebbero concorrere:

1) un innalzamento del massimale dei contributi dall’1,2% di PIL all’1,46% per gli impegni e all’1,40% per i pagamenti;

2) l’imposta sul valore aggiunto;

3) eventuali nuove tasse/imposte europee aggiuntive (ad es. carbon tax e web tax).

In sostanza da Bruxelles spira un’aria nuova. Se le condizionalità non ci fossero bisognerebbe inventarle perché sono la premessa per accedere ai finanziamenti e per fare le riforme. Ed è una garanzia per l’Unione e un onore per il nostro Paese che a Mario Monti sia stato attribuito il ruolo di coordinatore del nuovo corso, del ‘’Piano Marshall’’ europeo. L’Italia deve compiere una svolta fino ad ora rimandata. Col decreto agosto gli stanziamenti in deficit (e quindi in maggiore debito) salgono ad una cifra che farebbe impallidire lo stesso Zio Paperone. E il caso di chiedersi, però, se stiamo ancora nella fase 1 a varare provvedimenti ‘’riparatori’’ che sostituiscano redditi colpiti e fatturati falcidiati oppure se abbiamo imboccato la via di quelle riforme strutturali che possono concorrere ad una ripresa economica e sociale, in vista dei finanziamenti europei. Per Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore, (si veda una intervista su Il Sussidiario) con il Decreto agosto “non siamo ancora usciti dalla fase 1, si continua con una strategia che cerca di dare dei sostegni alla domanda, con bonus e micromisure settoriali, ma senza una svolta. Nonostante le promesse fatte dalla maggioranza e dal presidente del Consiglio di andare verso una politica di riforme strutturali, queste ancora non si vedono”. E’ quello di Gentili un giudizio particolarmente critico, severo ma corretto.

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