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mercati emergenti

Qual è stato l’impatto dei dazi sui mercati emergenti

Il punto sull'effetto dei dazi di Trump sulle economie dei Paesi emergenti. L'analisi di Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin.

 

È passato un mese da quando il presidente Trump ha annunciato i dazi “reciproci” sul resto del mondo. Sebbene i mercati azionari si siano ripresi dallo shock causato dall’annuncio dei dazi all’inizio di aprile, i dati relativi al mese di aprile indicano che l’impatto negativo ha iniziato a farsi sentire. Gli ultimi dati suggeriscono che le spedizioni dalla Cina verso gli Stati Uniti hanno subito un forte calo in aprile, dopo un significativo aumento nel mese di marzo.

 

Anche gli indici PMI manifatturieri cinesi di aprile hanno registrato un calo, con una flessione particolarmente marcata dei nuovi ordini di esportazione. L’indice Caixin, più orientato all’export, è rimasto sopra la soglia dei 50, indicando che le esportazioni verso i mercati non statunitensi continuano a crescere. Più in generale, l’attività economica ha subito un rallentamento rispetto ai livelli elevati di marzo, ma l’indicatore giornaliero è ancora lontano dalla zona di contrazione.

 

Gli esportatori cinesi hanno continuato la loro ricerca di diversificazione delle esportazioni e di conquista di quote di mercato in altri mercati emergenti. I dati di marzo e del primo trimestre suggeriscono che la strategia ha funzionato finora, con le esportazioni verso i mercati emergenti che hanno registrato la crescita più forte. Con l’impennata delle esportazioni a marzo, i prezzi delle esportazioni cinesi sono ulteriormente diminuiti, aumentando le pressioni deflazionistiche sul resto del mondo. I dati settimanali più recenti relativi al mercato all’ingrosso dei beni di consumo in Cina (mercati all’ingrosso di Yiwu) non mostrano alcuna tendenza evidente sui prezzi né alcun segno di un calo significativo della domanda.

Gli altri paesi asiatici più colpiti dai dazi USA hanno registrato un calo dell’indice PMI manifatturiero e dei nuovi ordini di esportazione nel mese di aprile, che sono entrati in territorio recessivo, con l’eccezione dell’India. L’economia indiana è generalmente più protetta dall’impatto dei dazi, ma ha probabilmente beneficiato anche della riorganizzazione della supply chain, che ha spostato la produzione destinata al mercato statunitense dall’India alla Cina (un esempio è il trasferimento della produzione degli iPhone da parte di Apple).

Il forte calo dell’indice PMI manifatturiero indonesiano è stato più sorprendente, dato che le esportazioni verso gli Stati Uniti rispetto al PIL sono modeste, analogamente a quanto avviene in India. La debolezza della domanda interna, conseguenza della revisione della politica fiscale, è stata probabilmente la causa principale (come dimostra il dato del PIL del primo trimestre, inferiore al 5%).

Al di fuori dell’Asia, il Messico è stato il Paese che ha registrato il calo più significativo dell’indice PMI manifatturiero ad aprile. L’indice dei nuovi ordini di esportazione ha raggiunto quota 38, lo stesso livello registrato a metà 2020 durante la pandemia, a dimostrazione della gravità dello shock dei dazi. Si tratta del dato più debole tra i mercati emergenti ad aprile. Non si riscontrano impatti evidenti sull’Europa centrale e orientale né sugli altri Paesi dell’America Latina.

Il contesto caratterizzato dall’incertezza commerciale e dalle aspettative di crescita più deboli negli Stati Uniti è generalmente negativo per i mercati emergenti. Le esportazioni deflazionistiche della Cina e i prezzi più bassi dell’energia implicano una pressione inflazionistica limitata, soprattutto in Asia. Si tratta di un chiaro segnale per molte banche centrali dei mercati emergenti di tagliare ulteriormente i tassi di riferimento per sostenere la crescita. Le aspettative sui tassi di riferimento dei mercati emergenti sono leggermente diminuite ad aprile.

L’indebolimento del dollaro (l’indice DXY è in calo dell’8% da inizio anno) ha inoltre sostenuto la maggior parte delle valute dei mercati emergenti, consentendo alle banche centrali di questi paesi di allentare la politica monetaria senza compromettere la stabilità finanziaria. Tuttavia, la crescita più modesta dei mercati emergenti a causa dell’incertezza commerciale continua a indicare rischi al ribasso per le valute dei mercati emergenti nel prossimo futuro.

L’ulteriore allentamento monetario in molti mercati emergenti dovrebbe sostenere i tassi locali. Continuiamo a prevedere ulteriori tagli dei tassi in Messico, India e Thailandia. Prevediamo inoltre un ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della Banca di Corea, mentre gli ostacoli a un taglio da parte della Banca dell’Indonesia sono leggermente più elevati, dato che negli ultimi due mesi ha risentito della sfiducia degli investitori dopo l’introduzione di nuove politiche.

Nell’Europa centrale e orientale, la Banca Nazionale di Polonia ha avviato il ciclo di tagli dei tassi il 7 maggio, come suggerito nelle sue indicazioni prospettiche, alla luce dei dati favorevoli sull’inflazione di aprile. In America Latina, continuiamo a prevedere un ulteriore aumento dei tassi in Brasile fino al tasso terminale del 15% e l’avvio di un ciclo di tagli dei tassi probabilmente nel quarto trimestre. In Colombia, il riemergere delle preoccupazioni fiscali e la notizia inaspettata della sospensione della linea di credito da parte del FMI manterranno la banca centrale in attesa nel breve termine, ma i tagli dei tassi dovrebbero riprendere nel corso dell’anno.

 

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