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pubblicità legale

Pubblicità legale, tutto sulla sacrosanta mazzata del governo ai giornali di carta

La stampa deve dire addio alla pubblicità legale, che garantiva ai giornali un contributo generoso. Numeri e dettagli.

Stop alla pubblicità legale sui giornali. La decisione è arrivata direttamente nelle scorse settimana da Palazzo Chigi: l’esecutivo ha deciso di bocciare un emendamento al Milleproroghe con il quale, tradizionalmente, veniva assegnata questa pubblicità alla stampa.

Dal punto di vista degli editori è una perdita di non poco conto: nel 2023 è la pubblicità legale ha rappresentato il 12% degli introiti pubblicitari dei quotidiani, per un valore di circa 45 milioni di euro.

COS’È LA PUBBLICITÀ LEGALE

La pubblicità legale (o giuridica) è l’insieme di quelle formalità a cui bisogna adempiere affinché un atto giuridico o un accadimento sia comunicato anche a quelle persone che non sono direttamente coinvolti.  Quindi la pubblicità legale serve a chiunque la possibilità di conoscere l’esistenza e il contenuto di alcuni atti giuridici come contratti o bandi.

A normare le pubblicità legale è l’articolo 32 della legge n.69/2009 che ha stabilito che “dal 1º gennaio 2010 gli obblighi di pubblicazione di atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale si intendono assolti con la pubblicazione nei propri siti informatici da parte delle amministrazioni e degli enti pubblici obbligati”. A questo si aggiunge che la riforma del codice degli appalti della pubblicità legale se ne occupi Anac. La delibera n. 263 del 20 giugno 2023 di Anac ha stabilito che “al fine di una maggiore semplificazione, risparmio di tempo e di denaro, e maggiore visibilità e trasparenza, la pubblicità legale passa ora ad Anac che la gestisce attraverso la sua Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (Bdncp)”.

COS’HA DECISO DI FARE IL GOVERNO 

Il Governo ha bocciato l’emendamento al Milleproroghe, presentato da FdI, Lega e Forza Italia, che prevedeva la proroga al 2024 dell’obbligo, per le stazioni appaltanti, di pubblicare gli estratti dei bandi di gara sui quotidiani. Non è andata così quest’anno, visto che il Governo ha deciso di tagliare le spese relative a questa eccezione, abbastanza antiquata.

Da un lato ha pesato la spinta alla digitalizzazione delle procedure di gara su cui il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto ha puntato come una delle riforme “qualificanti” per incassare una rata del Pnrr. Dall’altro, come detto, le nuove regole prevedono che a gestire la pubblicità legale sia l’Anac sulla sua Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (Bdncp).

PUBBLICITÀ SULLA STAMPA: I DATI DELL’OSSERVATORIO DELL’FCP

La Federazione Concessionarie Pubblicità è l’organismo associativo che, dal 1951, raccoglie i dati delle maggiori aziende, le concessionarie e i gestori diretti, che operano nel settore della vendita di spazi pubblicitari su quotidiani, periodici, televisione, radio, internet, cinema.

L’FCP ha pubblicato un osservatorio in cui espone i dati relativi alla pubblicità sui mezzi di informazione nel 2023 e li confronta con i dati del 2022. Nel complesso il fatturato pubblicitario di tutti i mezzi di informazione ha registrato un decremento del 2,7%. Peggio sono andati i quotidiani che, nel loro complesso, hanno registrato un calo del 4,1%. In particolare, la tipologia commerciale nazionale ha realizzato un -3,2%, la pubblicità Commerciale locale -1,6%, la pubblicità Legale ha segnato -2,8%, la pubblicità finanziaria ha segnato -15,6% mentre la tipologia classified ha registrato un -14,1%. Meglio dei quotidiani hanno fatto i periodici che hanno registrato un incremento, complessivo, dell’1,1%. Nel dettaglio la pubblicità sui settimanali è scesa del 3,0%, sui mensili è cresciuta del 5% e per la categoria “altre periodicità” si è registrato un significativo +18,1%.

A QUANTO AMMONTA LA PUBBLICITÀ LEGALE

Ma, in soldoni, quanto pesa la presenza della pubblicità legale? Non poco. Stando ai dati di FCP per il periodo giugno 2022-giugno 2023 i quotidiani hanno riservato, nel complesso, 4.030 spazi alla pubblicità legale, nel 2022 erano 4.2.32 (-4,8%). In termini economici corrisponde, per il 2023, a un contributo pari a 25.763.000 in aumento rispetto al 2022, quando si era fermato a 24.089.000 (+ 6,9%).

LA PROTESTA DEGLI EDITORI 

Chiaramente la norma non piace agli editori. La pubblicità legale forniva un introito sicuro per un settore in grave difficoltà.

La Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) ha sottolineato la funzione sociale della pubblicità legale sulla stampa. “I giornali, su carta e online, sono uno strumento imprescindibile per garantire la trasparenza delle attività delle amministrazioni pubbliche – si legge nella lettera – appello della Fieg -. L’impegno delle forze politiche a sostegno della stampa professionale e di qualità dovrebbe essere confermato sempre”.

Alleato degli editori è il senatore Maurizio Gasparri. “Deve essere raccolto il grido d’allarme degli editori italiani. E Forza Italia se ne farà interprete nel Parlamento e certamente anche sollecitando l’attenzione del governo – ha detto l’ex ministro delle Comunicazioni -. Bisogna trovare delle risorse per aiutare un settore che è in difficoltà soprattutto a causa del saccheggio digitale, attuato tramite i giganti della rete, e da chi ruba i contenuti editoriali per la cui realizzazione le imprese fanno ingenti investimenti. Tuttavia, troppi se ne appropriano e li divulgano gratuitamente creando un forte squilibrio”.

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