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Prysmian trumpeggia sui cavi cinesi di Yofc

Prysmian ridurrà ancora la sua quota nella società cinese Yofc, portandola dal 15 al 10 per cento circa. Il gruppo milanese dei cavi vuole mostrare vicinanza agli Stati Uniti di Trump?

Prysmian, società milanese che realizza cavi per le telecomunicazioni e per la trasmissione di energia, ha firmato un accordo per la vendita “ad un limitato numero di investitori istituzionali” di una quota del 5 per cento di Yangtze Optical Fibre and Cable (Yofc), azienda cinese specializzata nella fibra ottica e quotata alle borse di Hong Kong e di Shanghai.

Al termine dell’operazione, dal valore di circa 79 milioni di euro, Prysmian avrà ridotto la sua partecipazione nel capitale sociale di Yofc dal 15 al 10 per cento circa.

CHI SONO GLI AZIONISTI DI YOFC

Gli azionisti principali di Yofc – si legge sul sito della società – sono tre: il gruppo cinese delle telecomunicazioni China Huaxin, con il 23,7 per cento; Draka Comteq, azienda olandese di cavi in rame e in fibra ottica, sempre con il 23,7 per cento; e Wuhan Yangtze Communications Industry Group, altra compagnia cinese di dispositivi per le telecomunicazioni, con il 15,8 per cento.

Prysmian ha acquisito Draka Holding, la capogruppo di Draka Comteq, nel 2011. Di conseguenza, la quota in Yofc calerà prossimamente intorno al 10 per cento.

PRYSMIAN SI DISTACCA DALLA CINA PER COMPIACERE TRUMP?

Quella comunicata oggi, comunque, non è la prima operazione di Prysmian volta a ridurre la sua partecipazione in Yofc. Già a giugno, infatti, aveva annunciato il collocamento – sempre attraverso la controllata Draka Comteq – di una quota del 4,3 per cento della società cinese per circa 55 milioni di euro. Prima ancora, ad aprile, aveva venduto una quota del 3,7 per cento per 40 milioni.

È possibile che questo distacco parziale dalla Cina rientri in una strategia di avvicinamento agli Stati Uniti, anche alla luce dell’acquisizione di Encore Wire, azienda americana che produce cavi in rame e in alluminio, e dei piani (attualmente sospesi) per la quotazione alla borsa di New York.

Prysmian possiede trenta stabilimenti in America, oltre a disporre di una propria capacità produttiva di rame nel paese che la mette al riparo dai dazi al 50 per cento sulle importazioni annunciati dal presidente Donald Trump. Il mercato nordamericano vale all’incirca il 40 per cento delle entrate della società.

A febbraio l’amministratore delegato Massimo Battaini aveva dichiarato al Corriere della Sera che “siamo i potenziali beneficiari di eventuali dazi sulle importazioni nel nostro settore”. Da anni, peraltro, Prysmian attacca la fibra di produzione cinese, che ha prezzi più bassi ma anche – sostiene – una qualità inferiore e una maggiore sensibilità alla piegatura.

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