Germania, Francia, Polonia, Italia, Bruxelles. Le proteste degli agricoltori, a bordo dei loro trattori, sono arrivate sin nel cuore dell’Europa. I cingolati non hanno calcato fisicamente il suolo belga la ma presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, preoccupata per il dilagare della protesta ha lanciato il Dialogo strategico per il futuro dell’agricoltura. “Abbiamo tutti la sensazione che vi sia una crescente divisione e polarizzazione quando si tratta di temi legati all’agricoltura – ha detto la Commissaria von der Leyen -. Credo che possiamo superare questa polarizzazione, spesso netta, solo attraverso il dialogo”.
PERCHÉ GLI AGRICOLTORI PROTESTANO IN GERMANIA
Le ragioni dietro le proteste degli agricoltori sono diverse, alcune condivise tra i lavoratori europei, altre specifiche per i diversi paesi. Per esempio, la scintilla che ha fatto divampare la protesta in Germania è stato il taglio graduale dei sussidi per il gasolio a uso agricolo, agevolazione in vigore dal 1951 che sarà completamente abolita dal 2026. Una prima protesta ottenne il decalage del taglio (40% quest’anno, 30% nel 2025 e terminerà nel 2026) che, nelle prime intenzioni di Scholz, doveva essere netto e brusco.
I FRANCESI STANNO CON GLI AGRICOLTORI
Gli agricoltori francesi, invece, avvicinandosi a Parigi chiedono al Governo di proteggere il settore dalla concorrenza straniera, d’intervenire semplificando la burocrazia, di ridurre la pressione fiscale al fine di poter incidere sulla politica salariale. Questa è la prima rogna per il neopremier Gabriel Attal, che già oggi dovrebbe annunciare qualche intervento. Gli oppositori del presidente Emmanuel Macron stanno approfittando delle manifestazioni degli agricoltori per criticare l’operato del suo governo in vista delle elezioni europee di giugno. Le proteste degli agricoltori francesi hanno dalla loro il favore dell’opinione pubblica. Secondo un sondaggio di Odoxa-Backbone Consulting condotto per conto del quotidiano Le Figaro, l’89% dei francesi sostiene la protesta dei coltivatori francesi contro i trattori contro le politiche dell’agenda verde dell’UE, l’eccessiva regolamentazione, l’aumento delle tasse e dei prezzi sul carburante e pratiche tariffarie sleali da parte delle catene di supermercati.
LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI POLACCHI E RUMENI
In Polonia, invece, gli agricoltori indirizzano le loro proteste proprio contro Bruxelles. A preoccuparli sono il Green Deal europeo e le importazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina. I polacchi, coì come i rumeni, chiedono che siano ripristinate le restrizioni commerciali con l’Ucraina, la vasta produzione ucraina potrebbe danneggiare l’agricoltura polacca, incapace di competere a prezzi troppo bassi. La scorsa settimana circa 130 camion con grano e merci ucraine sono stati bloccati poco dopo il confine rumeno. La protesta in Polonia è stata organizzata dalla sezione degli imprenditori agricoli di Solidarność, il leggendario sindacato libero fondato nel 1980 da Lech Wałęsa.
Il capo dell’Associazione polacca dei frutticoltori e deputato del Partito Popolare polacco, Mirosław Maliszewski, ha tuonato contro le limitazioni all’uso di alcuni fitofarmaci e fertilizzanti che, in Polonia sono ampiamente utilizzati nel settore della produzione di frutta. “Comprendiamo queste proteste – ha dichiarato il vice ministro dell’Agricoltura Stefan Krajewski -, che non sono rivolte al governo polacco, ma alle restrizioni imposte da Bruxelles agli agricoltori”.
COSA SUCCEDE IN GRECIA
A far scendere in piazza gli agricoltori greci sono i disastri naturali che hanno causato ingenti perdite nei raccolti. La protesta dei trattori greci chiede al governo di porre un argine contro gli alti costi di produzione, di predisporre un piano di risarcimenti del 100% per le perdite dovute a disastri naturali e di costruire infrastrutture adeguate a proteggere l’agricoltura da condizioni climatiche estreme.
LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI IN ITALIA: SICILIA E MOLISE
Le proteste sono arrivate anche nel nostro paese. In Italia, più di cento trattori si sono radunati in Molise, a Termoli, in provincia di Campobasso, per protestare contro le politiche Ue, il cibo sintetico, l’introduzione dell’Irpef sui terreni agricoli, i rincari del carburante e l’importazione di prodotti come il grano coltivato in Canada, dove viene si fa ampio uso del glifosato. I coltivatori minacciano di andare avanti ad oltranza fino a quando gli amministratori non interverranno a tutela del comparto.
In Sicilia da una settimana prosegue ad oltranza la protesta degli agricoltori. Lavoratori ed imprenditori isolani hanno sfilato per giorni sulla strada statale Palermo-Sciacca, seguendo il solco tracciato dalla mobilitazione nazionale e, ancor prima, dai “colleghi” transalpini e tedeschi. Dall’Emilia Romagna alla Campania, passando per la Calabria.
IL RUOLO DELLA PAC
È bene ricordare che la Politica Agricola Comune è la più pesante voce di spesa del bilancio dell’Unione europea, oltre a essere la politica più antica. Il capitolo di spesa della PAC da sola rappresenta il 33,1% del bilancio dell’UE a 27 con più di 386 miliardi di euro stanziati per il quinquennio 2023-2027. L’adesione dell’Ucraina avrebbe un impatto non secondario sull’agricoltura a conduzione familiare in Europa. La Francia, il più grande produttore agricolo dell’Unione, riceve dalla PAC nove miliardi di euro all’anno solo in sussidi, più di qualsiasi Stato membro.Secondo un report dell’ISPI l’inclusione dell’Ucraina tra i beneficiari dei fondi PAC costerebbe ben 97 miliardi di euro, più dei 72 miliardi che riceve complessivamente la Francia.
IL GREEN DEAL EUROPEO E LE ELEZIONI
Non solo la redistribuzione dei fondi PAC scuote l’animo dei coltivatori e degli allevatori europei. Il Green deal sarà uno dei più infuocati terreni di scontro della prossima campagna elettorale per le Europee di giugno. Il piano europeo vuole rendere più competitiva l’economia europea e accelerare la transizione verso la neutralità climatica. Questi obiettivi si traducono nello stop ai pesticidi, nell’aumento della rotazione delle colture, nell’introduzione di nuove tecnologie e nella riduzione delle emissioni. Tante novità, a volte costose, e la cui realizzazione viene considerata, dai coltivatori, troppo frettolosa.
(Articolo pubblicato su Policy Maker)