La causa intentata a fine settembre dalla Federal Trade Commission (FTC) contro Amazon per pratiche anticoncorrenziali “è in gran parte piena di cose che in generale sapevamo già”, scrive Techcrunch. Ma ora le indagini rivelano che il colosso di Jeff Bezos avrebbe usato un algoritmo segreto, denominato “Project Nessie”, per determinare quanto aumentare i prezzi in modo che i concorrenti lo seguissero.
COME FUNZIONA(VA) L’ALGORITMO SEGRETO DI AMAZON E QUANTO GLI HA FATTO GUADAGNARE
Gran parte della causa, comprese le parti che descrivono cosa sia esattamente Project Nessie, è stata redatta in forma anonima. Tuttavia, secondo quanto riportato da Forbes, il Wall Street Journal, che ha potuto visionare una versione non redatta della causa, ha riferito che l’algoritmo veniva utilizzato da Amazon per valutare quanto poteva aumentare i prezzi prima che i suoi concorrenti smettessero di aumentarli.
Per il Wsj, Nessie gonfiava i prezzi e controllava se altri rivenditori, come Target, avrebbero seguito il suo esempio. Se i competitor mantenevano il prezzo più basso, l’algoritmo riportava automaticamente i prezzi di Amazon verso il basso. Nessie, inoltre, consentiva all’azienda “di abbinare le vendite della concorrenza, ma quando queste terminavano presso alcuni competitor, Amazon era ancora in grado di abbinare un prezzo inferiore”.
Un portavoce di Amazon, citato in un recente libro di un ex giornalista di Vox, ha descritto Project Nessie come “un algoritmo progettato per evitare di allinearsi ai prezzi dei concorrenti quando questi si abbassano troppo, evitando così una ‘spirale mortale’ di price-matching”.
Stando alle fonti del Wsj, l’algoritmo, che non è più in uso dal 2019, “ha portato all’azienda un miliardo di dollari di entrate”.
OPINIONI A CONFRONTO: FTC VS AMAZON
La FTC definisce Project Nessie “un metodo di concorrenza sleale” che non ha “alcuna giustificazione valida e riconoscibile” e una violazione dell’FTC Act. La causa intentata dal FTC, insieme a 17 Stati, descrive Amazon come un’azienda “monopolista” che utilizza un “insieme di strategie anticoncorrenziali e sleali” per “mantenere illegalmente il suo potere monopolistico” nella vendita al dettaglio online.
Tra le strategie adottate ci sarebbero “misure anti-sconto che puniscono i venditori che offrono prezzi più bassi su piattaforme diverse da Amazon, strutture di incentivi che costringono i venditori a utilizzare anche i servizi pubblicitari e logistici di Amazon e la sostituzione dei risultati di ricerca rilevanti con annunci a pagamento per promuovere i prodotti di Amazon e i prodotti che pagano Amazon per questo diritto”.
Amazon, invece, che non ha recentemente risposto alle richieste di commento, ha solo riferito la scorsa settimana al Wsj che “se (la FTC) avesse successo in questa causa, il risultato sarebbe anticoncorrenziale e contrario ai consumatori, perché dovremmo interrompere molte delle cose che facciamo per offrire e mettere in evidenza i prezzi bassi, un risultato perverso che sarebbe direttamente contrario agli obiettivi della legge antitrust”.
LA GUERRA DI LINA KHAN
Uno dei personaggi chiave di una delle più grandi cause antitrust degli Stati Uniti è la 34enne presidente della FTC Lina Khan. Come ricorda Forbes, nel 2017, mentre era ancora una studentessa di legge all’Università di Yale, ha pubblicato Amazon’s Antitrust Paradox, “un saggio influente che offriva una nuova prospettiva sul diritto antitrust e citava specificamente Amazon come esempio quintessenziale di come le grandi aziende tecnologiche siano diventate monopolistiche e debbano essere limitate”. Proprio a causa di questo saggio, il gigante dell’e-commerce ha presentato una petizione alla FTC con un reclamo, sostenendo che Khan dovrebbe ricusarsi dal partecipare a qualsiasi azione che regoli Amazon come azienda a causa delle sue critiche passate.
Dopo essersi laureata e aver lavorato per alcuni anni come consulente legale per la commissione giudiziaria della Camera, Biden l’ha nominata presidente della FTC nel 2021. Tuttavia, nonostante la sua determinazione nel dichiarare guerra ai monopoli, finora Khan non è riuscita a ottenere molti successi: una causa intentata contro Microsoft per bloccare l’acquisto da 69 miliardi di dollari dell’editore di videogiochi Activision Blizzard è fallita, così come quella contro Meta per bloccare l’acquisto dell’app di realtà virtuale Within Unlimited.
In merito al caso Amazon, il mese scorso ha dichiarato che “la denuncia contiene accuse dettagliate su come Amazon stia sfruttando il suo potere monopolistico per arricchirsi, aumentando i prezzi e riducendo il servizio per le decine di milioni di famiglie americane che fanno acquisti sulla sua piattaforma e per le centinaia di migliaia di aziende che si affidano ad Amazon per raggiungerle”.
L’INCERTO ESITO DI UN LUNGO PROCESSO
Ma anche in questo caso la strada per Khan è tutta in salita. Come osserva Vox, “la storia dimostra che le cause antitrust sono difficili da vincere”. Sicuramente ci vorranno anni prima che il caso venga processato e ancora di più prima che si arrivi a una risoluzione definitiva, sempre che non venga abbandonato o risolto prima, quindi siamo solo all’inizio di un lungo processo.