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Trump Harris

I programmi economici di Trump e Harris visti dagli investitori Usa

Un commento sul possibile impatto di una vittoria di Harris o di Trump sulla politica economica e commerciale degli Usa. L'analisi di Gil Fortgang di T. Rowe Price.

Deglobalizzazione, sostegno alle industrie nazionali chiave e competizione economica con la Cina: sono i temi che probabilmente determineranno la politica commerciale degli Stati Uniti, a prescindere dal fatto che, a vincere le elezioni, sarà la democratica Kamala Harris o il repubblicano Donald Trump. Tuttavia, il modo in cui ciascuno dei candidati alla presidenza dei principali partiti cercherebbe di riequilibrare gli scambi commerciali considerando gli interessi USA differisce notevolmente a livello di portata e approccio. Queste divergenze potrebbero avere importanti implicazioni per i mercati, i settori e la geopolitica durante il mandato del prossimo presidente e anche oltre.

Trump si concentrerebbe sui deficit commerciali

L’ex presidente Trump e alcuni dei suoi principali consiglieri hanno manifestato la propensione a considerare deficit commerciali significativi con l’estero come potenziali segnali di concorrenza sleale, oltre che un danno per l’economia statunitense. Durante i quattro anni di Trump alla Casa Bianca, la sua amministrazione ha cercato di alleggerire alcuni di questi squilibri, imponendo dazi commerciali su circa 380 miliardi di dollari di importazioni, la maggior parte delle quali provenienti dalla Cina. In vista delle elezioni del 2024, Trump ha più volte ventilato l’ipotesi di un dazio doganale del 10% su tutti i beni che giungono negli USA dall’estero e di un dazio fino al 60% sulle importazioni dalla Cina. A prescindere dalla fattibilità e dalle cifre specifiche, queste dichiarazioni segnalano che una seconda amministrazione Trump adotterebbe probabilmente una posizione aggressiva in tema di politica commerciale che andrebbe oltre la Cina.

Un approccio di questo tipo potrebbe porre le basi per l’ottenimento di concessioni, sia a livello commerciale sia per promuovere altri obiettivi politici. Potrebbero essere previste anche restrizioni commerciali destinate a specifici settori o aziende, nonché degli sforzi per definire regole più severe sul Paese d’origine delle merci. Le aziende che cercano di evitare i dazi doganali hanno deciso di far spedire i loro prodotti o di assemblarli in paesi con cui gli Stati Uniti hanno accordi di libero scambio. Tale soluzione sembra essere una delle ragioni per cui i deficit commerciali degli Stati Uniti con paesi come il Vietnam e il Messico sono aumentati, mentre lo squilibrio commerciale con la Cina è leggermente diminuito.

A parte le linee generali, i dettagli della politica commerciale di Trump sono difficili da prevedere, così come le possibili risposte dei paesi interessati. Se Trump vincesse le elezioni, presterei molta attenzione alle opinioni dei principali soggetti incaricati, in particolare del rappresentante per il commercio degli Stati Uniti e del segretario al Tesoro. Le persone che Trump nomina a ricoprire incarichi in determinate agenzie configureranno il dibattito nell’ambito dell’amministrazione e guideranno gli esiti politici. I giudizi di Harris sul commercio sono meno noti. Tuttavia, se dovesse aggiudicarsi la presidenza, la sua amministrazione manterrebbe probabilmente buona parte del personale della Casa Bianca di Biden.

Harris proseguirebbe le politiche di Biden

Cos’ha caratterizzato l’approccio verso il commercio dell’amministrazione Biden-Harris? Per la maggior parte ci si è focalizzati sulla competizione economica con la Cina. Durante il suo mandato presidenziale, Joe Biden ha mantenuto in vigore i dazi imposti da Trump sulle importazioni cinesi. La sua amministrazione ha anche intrapreso azioni mirate in materia commerciale, tendenzialmente basate su considerazioni di sicurezza nazionale e sugli sforzi per rafforzare l’industria nazionale.

Tramite controlli sulle esportazioni e regole sugli investimenti in uscita, Biden ha cercato di limitare l’accesso della Cina agli strumenti e alle competenze necessarie per fabbricare chip avanzati e altre tecnologie alla base dell’IA e del quantum computing. L’amministrazione Biden ha recentemente introdotto dazi che riguardano beni importati dalla Cina per un modesto valore di 18 miliardi di dollari. Queste misure si sono concentrate su settori in cui la Cina ha schiacciato la concorrenza, creando un eccesso di capacità produttiva, tra cui veicoli elettrici, acciaio e alluminio e componenti per l’energia solare.

Oltre a concentrarsi su comparti strategicamente importanti, un’amministrazione Harris favorirebbe probabilmente un approccio multilaterale alla politica commerciale, cercando di coinvolgere gli alleati tradizionali degli Stati Uniti.

Commercio con la Cina

Una vittoria di Trump. Gli USA potrebbero imporre tasse d’importazione maggiori su una gamma più ampia di merci cinesi. Sono possibili ulteriori restrizioni ai controlli su import-export, potenzialmente estese oltre le tecnologie legate all’intelligenza artificiale.

Una vittoria di Harris. È improbabile un’espansione consistente dei dazi. Sono possibili azioni selettive per salvaguardare la sicurezza nazionale e le priorità industriali. Possibili ulteriori restrizioni ai controlli sull’import-export, potenzialmente estese oltre le tecnologie legate all’intelligenza artificiale.

Commercio con l’Europa

Una vittoria di Trump. Trump potrebbe avvalersi della politica commerciale come leva per conseguire altri obiettivi, come ad esempio esercitare pressione sulla UE per aumentare le spese per la difesa. L’UE potrebbe rispondere a tono, introducendo ulteriori dazi. Un rapporto più conflittuale tra USA e UE potrebbe ostacolare la cooperazione in altri settori.

Una vittoria di Harris. Più o meno la stessa cosa: ove possibile, un’amministrazione Harris cercherebbe possibilmente di collaborare coi tradizionali alleati degli USA sul piano delle sfide commerciali e geopolitiche.

Accordo Usa, Messico e Canada (USMCA)

Una vittoria di Trump. Quest’accordo commerciale voluto dalla presidenza Trump sarà sottoposto a revisione nel 2026. Le priorità dichiarate da Trump, ossia limitare il flusso di immigrati e merci cinesi attraverso il confine tra USA e Messico, generano il potenziale di una controversa rinegoziazione. Sul fronte dei controlli alla frontiera, sono attese maggiori limitazioni per le scappatoie sui dazi, potenzialmente tramite restrizioni più consistenti sui Paesi di provenienza delle merci e limitando la quantità di manufatti provenienti da certi Paesi.

Una vittoria di Harris. Il processo di revisione dell’USMCA sarebbe probabilmente meno conflittuale. Sono possibili limitazioni al trasbordo di merci e adeguamenti per limitare altre scappatoie.

L’impatto sul ritmo della deglobalizzazione

Impulsi protezionistici dovrebbero essere ancora ben presenti a Washington, indipendentemente dal partito che giungerà alla Casa Bianca. Una presidenza Harris adotterebbe probabilmente un approccio misurato verso la politica commerciale, incentrato sulla concorrenza con la Cina. Trump ha lasciato intendere di essere favorevole a un approccio più aggressivo, che accelererebbe il processo di deglobalizzazione.

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