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Progetto Italia, tutti i nodi da sciogliere per Salini Impregilo su Astaldi e non solo

Tutte le novità su Progetto Italia dopo l'aumento di capitale di Salini e le inchieste sul bond Astaldi. Fatti, nomi e approfondimenti

Non mancano novità e tensioni su Salini Impregilo e Progetto Italia. Le maggiori preoccupazioni arrivano dal bond di Astaldi. Ma andiamo con ordine, partendo dall’aumento di capitale andato a buon fine per Salini grazie alle banche e a Cassa depositi e prestiti.

COME E’ ANDATO L’AUMENTO DI CAPITALE DI SALINI

Terminato il collocamento dell’aumento di capitale da 600 milioni, Salini Impregilo prosegue la strada per dar vita a “Progetto Italia”, il maxi polo delle costruzioni che punta a inglobare Astaldi e in seguito altri gruppi attivi nel settore. Con il collocamento, nota il general contractor, si conclude “la prima fase del Progetto di consolidamento del settore delle costruzioni, realizzato per rilanciare il settore in Italia e far ripartire sviluppo ed occupazione, con la salvaguardia di 70-85.000 posti di lavoro che diventeranno 3/400.000 nei prossimi cinque anni”.

Intanto si delinea pure il nuovo quadro societario di Salini Impregilo con Salini Costruttori che risulta detenere il 44,9% del capitale, Cdp Equity, la holding di partecipazioni di Cdp, il 18,65%, Intesa Sanpaolo e Unicredit il 5,26% a testa e Banco Bpm lo 0,67%.

I PROSSIMI PASSI PER SALINI IMPREGILO

Ora però si gioca una partita altrettanto importante, a partire dalla governance di Salini Impregilo, il cui riassetto – come ricorda Il Sole 24 Ore – è già previsto dall’accordo sottoscritto nei mesi scorsi e assorbito nelle modifiche allo statuto approvate dall’assemblea il 4 ottobre scorso. La nuova Salini Impregilo avrà un board di 15 membri, di cui nove espressi da Salini, cinque da Cdp e uno su indicazione del mondo bancario. Alla Cassa spetterà pure l’indicazione del nome del presidente di garanzia.

Altri passaggi da compiere sono la scelta di un nome societario più internazionale, per cui è in corso uno studio che dovrebbe portare i suoi frutti entro fine anno o al massimo entro inizio 2020, e la presentazione di un piano industriale. Senza dimenticare che occorre aspettare che si concluda l’iter giudiziario per il salvataggio di Astaldi, i cui obbligazionisti nel frattempo hanno contestato la proposta di concordato preventivo e la settimana scorsa hanno inviato richieste di chiarimento ad Astaldi, a Salini e ai commissari giudiziali.

CHI HA PARTECIPATO ALL’AUMENTO DI CAPITALE

Tornando all’aumento di capitale concluso ieri – che era stato varato dal consiglio d’amministrazione di Salini Impregilo – si scopre che all’operazione hanno partecipato anche Leonardo Del Vecchio, fondatore e presidente di Luxottica e presidente esecutivo del colosso Essilorluxottica, e il Fondo Elliot, azionista del Milan e anche di Tim, Hyundai, Samsung e AT&T.

Salini Costruttori, Cdp Equity e le banche finanziatrici ossia Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco Bpm si sono impegnati, con un lock-up di 6 mesi, alla sottoscrizione fino a 450 milioni, ripartiti rispettivamente in 50 milioni, massimi 250 milioni e massimi 150 milioni. Cassa Depositi e Prestiti ha esercitato il 5 novembre scorso la facoltà di richiedere un’allocazione minima tale da consentire di sottoscrivere un numero di nuove azioni rappresentative di almeno il 12,5% del capitale ordinario. Bofa Securities, Citigroup e Natixis hanno invece garantito per i restanti 150 milioni, per cui si sono assunti l’onere di procurare sottoscrittori anche Banca Finnat ed Equita Sim.

“L’adesione all’operazione ha registrato una domanda superiore all’offerta e in maggioranza è stata registrata da operatori di alto profilo provenienti dall’estero e dall’Italia a indicare la valutazione positiva dei razionali economici, finanziari ed industriali della manovra nel suo complesso da parte dei mercati più maturi” ha reso noto il general contractor che ha sottolineato come la “domanda diverse volte superiore all’offerta” ha evidenziato “un voto di fiducia in Salini Impregilo e nel Progetto Italia da parte di investitori europei, americani e di altri Paesi”.

I COMMENTI DI SALINI E DI CONFINDUSTRIA

Molto soddisfatto il numero uno di Salini Impregilo, Pietro Salini. “Abbiamo chiuso con forte domanda da investitori di grande qualità il collocamento del nostro aumento di capitale, che dà il via a Progetto Italia, un bellissimo progetto di investimento per il futuro e successo per il nostro Paese” ha commentato aggiungendo poi: “Sono particolarmente contento della partecipazione all’aumento di capitale di Del Vecchio”. Parole positive sono arrivate anche da Confindustria secondo cui “questa esperienza rappresenta un modello di aggregazione industriale che può essere replicato anche su scale minori e può rappresentare una strada per uscire da situazioni di difficoltà che interessano molte imprese del settore”.

IL NODO ASTALDI COL BOND

Un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari piomba sulla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale di Astaldi spa, la quotata al centro della “offerta irrevocabile di acquisto” fatta da Salini. I pm di Roma hanno iscritto nel registro degli indagati due dei tre commissari: Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi, coinvolti assieme a Corrado Gatti, attestatore nominato nel procedimento da Astaldi.

L’inchiesta comincia almeno un anno e mezzo fa, quindi prima dell’offerta di Salini confluita in “Progetto Italia”. In ballo ci sono presunti accordi illeciti che riguarderebbero esclusivamente i due commissari e l’attestatore, una figura istituita con legge nel 2005 che, se pur nominata da Astaldi, deve essere terza nell’attestare l’eventuale validità del piano di riassetto aziendale. Ed è proprio in una prima «attestazione» firmata da Gatti, che sarebbe stato individuato il presunto caso di corruzione in atti giudiziari: una parcella pari a 12 milioni di euro destinata ad Ambrosini e Rocchi.

CHE COSA HA SCRITTO IL SOLE 24 ORE

“La prima stesura della proposta di concordato firmata da Gatti, successiva alla conversazione con Rocchi, contiene proprio quell’importo monstre di 36 milioni di euro diviso per i tre commissari (il terzo Vincenzo Ioffredi non è coinvolto). Col passare del tempo, però, cambia qualcosa. La relazione definitiva, quella che poi materialmente finisce all’attenzione del presidente della sezione fallimentare di Roma Antonino La Malfa, contiene i numeri precedenti, ossia quelli stabiliti nei minimi tabellari: 21 milioni di euro – ha scritto il Sole 24 Ore – Il 30 ottobre scorso la Guardia di finanza ha passato al setaccio gli uffici degli indagati alla ricerca di documenti che permettano di chiarire i contorni di questa indagine che, come detto, non riguarda né Astaldi né la proposta di acquisto di Salini”. “Gli stessi pm – ha aggiunto il quotidiano di Confindustria – hanno voluto precisare con una nota che le indagini «non riguardano organi della procedura diversi» da Rocchi, Ambrosini e Gatti. Inoltre aggiungono che «l’accertamento dei fatti mira a garantire che l’intera procedura sia tenuta indenne da ogni possibile illecito», concludendo che «tali indagini hanno ad oggetto specifiche condotte di persone fisiche e non coinvolgono le attività tuttora in corso dell’azienda»”.

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