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Astaldi

Bond Astaldi, tutti i subbugli su Salini Impregilo

Perché sul bond di Astaldi gli obbligazionisti criticano Salini Impregilo

 

Non c’è pace per Astaldi. Mentre va avanti il lavoro su “Progetto Italia”, il piano di salvataggio organizzato dal concorrente Salini Impregilo e da Cassa Depositi e Prestiti con le maggiori banche del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Montepaschi) per costituire un maxipolo delle costruzioni, ad alzare la voce sono ora gli obbligazionisti Astaldi che in passato hanno sottoscritto 890 milioni di bond per sostenere la crescita del gruppo. Il costo dell’operazione, spiegano fonti a Start Magazine, ricade essenzialmente su di loro che, secondo il piano concordatario, subiscono un forte taglio del credito arrivando a recuperare appena un 20% circa. Ma procediamo con ordine e vediamo cos’è successo negli due anni alla multinazionale che è uno dei principali general contractor italiani.

IL PIANO CONCORDATARIO

Come molte società del settore costruzioni, anche Astaldi ha attraversato una gravissima crisi finanziaria, che l’ha portata a richiedere – nell’ottobre del 2018 – l’ammissione alla procedura di concordato in modo da bloccare le azioni esecutive intentate da alcuni creditori poiché insolvente. Il concordato di Astaldi, scrive La Verità, “è il più importante mai proposto in Italia: riguarda un passivo di oltre 3 miliardi di euro (il concordato di Condotte da oltre 2 miliardi, quello di Atac da 1,5 miliardi) e per i commissari sono previsti compensi vicini ai 25 milioni di euro”. Peraltro, come ricorda il Fatto quotidiano, Astaldi deve più di 7 milioni all’Inps e oltre 21 milioni all’Agenzia delle Entrate.

Il problema è che il piano concordatario presentato dal gruppo italiano al Tribunale di Roma prevede la totale esdebitazione di Astaldi e l’acquisizione da parte di Salini Impregilo – per 225 milioni – della sua maggioranza azionaria tramite appunto “Progetto Italia” e il supporto determinante dello Stato, attraverso l’intervento di Cdp.

PERCHE’ SI LAMENTANO GLI OBBLIGAZIONISTI

Ed ecco che entrano in scena gli obbligazionisti: 350 di loro – titolari di obbligazioni per 65 milioni di euro – si sono riuniti in un Comitato bondholders Astaldi, per contestare i numeri dell’offerta di Salini Impregilo e sottolineare come il concordato sia troppo penalizzante per loro. Come ricorda il Sole 24 Ore, hanno preso carta e penna e hanno diramato una nota in cui evidenziano come “il ‘recovery value’ (cioè la percentuale di recupero) per gli obbligazionisti oscillerebbe tra il 20 e il 25%. Si tratta di una percentuale ‘nettamente inferiore al 38% dichiarato nell’executive summary’, scrive il Comitato. E, tra l’altro, ‘ben al di sotto della soglia del 30% sopra la quale ai creditori è preclusa la possibilità di presentare una proposta concorrente’”. Peraltro avverrebbe, chiariscono le fonti di Start Magazine, attraverso l’attribuzione di una minima componente azionaria, oltre che di strumenti finanziari legati alla cessione e alla vendita di alcuni cespiti aziendali.

Nella nota il Comitato sottolinea pure come “gli obbligazionisti risulterebbero fortemente penalizzati dall’attribuzione di warrant premiali in favore di Salini e delle banche finanziatrici (anch’essi creditori chirografari), nonché dall’eventuale soddisfazione di passività privilegiate e pre-deducibili addizionali che dovessero emergere e dalla stima degli asset del ramo concessioni all’interno del Piano concorImposta immagine in evidenzadatario (739 milioni), che sarebbe ottimistica”. Morale della favola: gli obbligazionisti chiedono un incontro con i commissari di Astaldi per discutere della questione.

LA VICENDA DELL’ATTESTATORE DEL PIANO CONCORDATARIO

Ma non è finita qui. In tutta questa vicenda c’è infatti un‘appendice non di poco conto. Tra i consiglieri di Intesa Sanpaolo c’è Corrado Gatti il quale – nella doppia veste di ausiliario del Giudice e di membro del Consiglio di Amministrazione di Banca Intesa – ha asseverato il Piano e la proposta concordataria. Tutto questo, però, in evidente violazione della normativa fallimentare che invece richiede e impone imparzialità e terzietà per lo svolgimento delle funzioni connesse a tale ruolo.

In particolare Gatti ha prodotto due attestazioni della proposta concordataria di cui una dopo il 30 aprile 2018 quando era entrato – come consigliere di minoranza – nel board di Intesa Sanpaolo, creditrice di Astaldi e tra i maggiori finanziatori di Salini Impregilo in “Progetto Italia”.

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