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Produzione e disoccupazione, che cosa sta succedendo?

Il commento di Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e Rìricerche di Intesa Sanpaolo, su produzione industriale e disoccupazione

La produzione industriale è calata assai più del previsto a luglio. La tendenza annua è tornata in territorio negativo per la prima volta dopo due anni. Il dato aggiunge rischi al ribasso sulla nostra previsione di crescita del PIL di 1,1% per l’anno in corso (recentemente rivista al ribasso). Una nota più positiva è venuta invece dal calo della disoccupazione nel 2° trimestre, che ha visto simultaneamente una forte crescita degli occupati e una diminuzione sia dei disoccupati che degli inattivi.

I DATI SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE A LUGLIO

La produzione industriale è calata assai più del previsto a luglio, di -1,8% m/m dopo il +0,3% m/m di giugno (rivisto al ribasso di due decimi). Il dato è di molto inferiore rispetto all’aspettativa nostra e di consenso (che erano per una correzione assai più lieve).

LE RAGIONI DEL CALO

Il calo è diffuso e riguarda in primo luogo i beni strumentali (-2,2% da +1,2% m/m precedente) e i beni di consumo durevoli (-4,8% da +0,6% m/m). La produzione manifatturiera (al netto di energia e attività estrattive) è calata circa in linea con l’indice generale (-1,7% m/m).

LE TENDENZE IN ATTO

La tendenza annua (corretta per gli effetti di calendario) è tornata in territorio negativo, a -1,3% da un precedente +1,2%. È il primo calo dopo due anni di espansione ininterrotta (la più lunga da oltre 10 anni).

I PERCHÉ DEL SEGNO MENO

La tendenza annua negativa è diffusa. Gli unici settori in progresso significativo su base tendenziale (corretta per gli effetti di calendario) sono le apparecchiature elettriche (+1,8%) e i macchinari e attrezzature (+1,3%), nonché, al di fuori del manifatturiero, l’attività estrattiva (+2,8%). I comparti maggiormente in rosso sono coke e petroliferi raffinati (-6,4%) e legno, carta e stampa (-5,8%).

IL COMMENTO

In sintesi, il calo di luglio è dovuto in parte al fatto che gli effetti di calendario avevano avuto un ruolo nell’incremento registrato il mese prima (la festività del 2 giugno caduta di sabato). Tuttavia, questa spiegazione è solo parziale: negli ultimi mesi si sono moltiplicati i segnali di rallentamento dell’attività economica nell’industria, anche sulla scia di un minor traino dall’export. In particolare, le indagini di fiducia nel settore manifatturiero hanno raggiunto ad agosto un minimo dal 2016 sia per quanto riguarda l’indice Istat che l’indagine PMI.

LE PREVISIONI DI CRESCITA

Il mese scorso, abbiamo rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita del PIL nel biennio in corso, da 1,3% a 1,1% per il 2018 e da 1,2% a 0,9% per il 2019. La stima è coerente con il mantenimento di una velocità di crociera di 0,2% t/t a trimestre tra la seconda metà del 2018 e l’inizio del 2019.

LO SCENARIO

Tuttavia, i dati di luglio sulla produzione industriale suggeriscono che l’output è in rotta per una contrazione di -1,4% t/t nel trimestre estivo (dopo il -0,2% t/t dei mesi primaverili). Riteniamo probabile un rimbalzo in termini congiunturali ad agosto, che però difficilmente sarà tale da evitare un contributo negativo dell’industria al valore aggiunto nel trimestre in corso.

Pertanto, anche dopo la recente revisione al ribasso, riteniamo che i rischi sullo scenario di crescita siano verso il basso.

IL CALO DELLA DISOCCUPAZIONE

Una nota più positiva è venuta invece dal calo della disoccupazione nel 2° trimestre, a 10,7% da 11% precedente (rivisto verso il basso di un decimo). Il trimestre ha visto un deciso aumento dell’occupazione (+387 mila occupati ovvero +1,7% in un anno), pur in una fase di decelerazione della crescita del PIL, e sebbene la crescita occupazionale almeno su base tendenziale resti confinata ai dipendenti a termine. Peraltro, nel trimestre la discesa del tasso di disoccupazione si è accompagnata a quella del tasso di inattività. Ricordiamo che a luglio il tasso dei senza-lavoro è ulteriormente sceso, a 10,4% (sebbene per via soprattutto di un rimbalzo degli inattivi).

In prospettiva, almeno per ora il rallentamento ciclico in corso non è a nostro avviso sufficiente a determinare un’inversione di tendenza nel tasso di disoccupazione, che vediamo in ulteriore graduale calo nei prossimi trimestri.

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