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Dollaro

Perché il primato del dollaro è ancora saldo

Nonostante la concorrenza dell’euro e dello yuan, il dollaro accentua il suo ruolo di fulcro del sistema finanziario globale. Ecco cosa ha scritto l'Economist.

Come va il primato del dollaro? Molto bene, risponde l’Economist in un approfondimento che sin dal titolo – “La lotta per detronizzare il dollaro” – mette a nudo la sfida in corso a livello globale per disfarsi di un’egemonia da certuni ritenuta intollerabile.

L’egemonia eterna del dollaro?

Malgrado la concorrenza dell’euro e soprattutto dello yuan, valuta con cui Pechino vorrebbe denominare gli scambi con altri Paesi chiamati a entrare nella sua orbita, il dollaro non solo conferma ma addirittura accentua il suo ruolo di fulcro del sistema finanziario globale rivelato dalla quota schiacciante, compresa tra l’85 e il 90%, del suo impiego nei flussi commerciali internazionali.

Merito anche, scrive la testata controllata dal gruppo Exor, della funzione affidata al biglietto verde nel mercato dei cambi FX, dove per spostare una somma da una valuta all’altra – poniamo, i ringgits con gli zloty – si ricorre sempre al dollaro come intermediario.

Ed è proprio questo sistema, che avrebbe dovuto spingere una valuta emergente come l’euro, a decretarne il ben magro successo, testimoniato dal calo dal 38 al 31% della quota dello stesso euro negli scambi FX.

Il primato di SWIFT e nelle riserve globali

Stessa campana viene suonata in un altro perno del sistema finanziario globale che è SWIFT. Anche qui il dollaro la fa da padrone, con una quota sul totale delle transazioni che negli ultimi tre anni è salita dal 38 al 47%.

Un altro indicatore eloquente lo forniscono le riserve monetarie delle banche centrali. Qui il dollaro viaggia a quota 60%, un livello di poco inferiore rispetto a quello registrato quindici anni fa, ossia nello stesso periodo in cui l’euro è passato dal 28% del 2009 all’attuale 20%.

Secondo l’Economist quello del dollaro è dunque un primato che sarà difficile da scalfire, considerato anche che la metà circa di tutti i prestiti interbancari internazionali è denominata in dollari e che un livello simile interessa bond e securities che vanno a ruba tra gli Stati che guardano con favore ai rassicuranti tassi di interesse Usa come alla potenza di fuoco virtuale della Fed.

Sfide all’orizzonte

Ma è proprio in questo panorama così schiacciante che alcuni governi stanno tentando di intervenire anche con metodi creativi.

Un esempio è il progetto pilota della People’s Bank of China di lanciare uno yuan digitale seguendo una delle mode del momento. Nel giugno del 2023 la nuova valuta aveva raggiunto un totale di 250 miliardi di dollari di transazioni, pochino per agire da disturbo.

Un altro paio di maniche sono i sistemi alternativi di pagamento nati anche con l’intento di emanciparsi dalla dittatura del biglietto verde oltre che dalle politiche altalenanti di un’America che spesso e volentieri colpisce i nemici con sanzioni che poi si ripercuotono anche sugli affari di amici e alleati costretti a fare buon viso a cattivo gioco.

Ma è la storia della sterlina, che prima del dollaro e per lunghissimo tempo fu valuta di riserva globale prima di cedere il trono al primo, a ricordarci che la fortuna di una moneta non evapora in un lampo, e che dunque ogni tentativo di scalzarla richiederà molto tempo, sempre che ci riesca.

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