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Lockdown

Pmi? C’è la Mafia dietro l’angolo: salvate il salvabile

Tutti i rischi per le pmi alle prese con il contagio economico da Coronavirus. L’intervento di Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa   Se il grido di ieri era “fate presto”, da oggi sarà “salvate il salvabile”. Sono passate ormai parecchie settimane dall’inizio di questa emergenza e tra tavoli tecnici interministeriali, bollettini giornalieri, dirette social e…

 

Se il grido di ieri era “fate presto”, da oggi sarà “salvate il salvabile”. Sono passate ormai parecchie settimane dall’inizio di questa emergenza e tra tavoli tecnici interministeriali, bollettini giornalieri, dirette social e tante promesse, non si vede il fondo del pozzo. I deceduti aumentano, i contagiati aumentano, le aziende in difficoltà aumentano, i disoccupati aumentano ed i social si dividono tra chi dà soluzioni dall’attico di 500 metri quadri con i camerieri che abitano nella dependance e chi dà soluzioni, ma gli unici camerieri che conosce sono i suoi vicini di appartamento nel quartiere IACP (Istituto Autonomo Case Popolari). Si tratta di due gruppi omogenei formati da pari simili con soluzioni pro o contro il Governo, ma l’unico impatto che riescono a creare è quello di fare emettere qualche decreto resta a casa in più.

In questo contesto, anche la stampa fa la sua parte con pro e contro governo, e quelli che meno diciamo meglio è. Mi limito, quindi, a descrivere semplicemente i fatti senza aggiungere o togliere. I fatti: concluso il capitolo Draghi (magari fosse arrivato lui con le sue soluzioni contro BCE e Merkel), i decessi continueranno e i contagiati pure ma forse si arriverà abbastanza presto ad un vaccino ed allora potremo riprendere le nostre vite come prima. Per arrivare a quella data, servirà reinventarsi lavorativamente perché se Confindustria parla di 6% in meno di PIL, io dal primo giorno in cui sono stato interpellato dico che perderemo tra il 12 e il 15% del PIL e i danni ce li dovremo pagare da soli. Infatti, Germania, Olanda e qualche altro Stato non vogliono cedere sull’emissione comune di garanzie e quindi probabilmente le nazioni che non potranno aumentare il debito pubblico oltre una certa soglia ( non sarà il caso della Germania) si dovranno arrangiare aumentando tasse e facendo patrimoniali sui conto corrente e depositi. Sul versante dell’economia reale, tranne che per i mutui prima casa per i quali esiste un decreto di sospensione, per il resto le banche non adottano una linea comune di sostegno all’economia.

La conseguenza in questo momento è che, alcune banche pagano gli assegni del cliente anche se non ci sono i fondi (banche brave) ed altre banche non si pongono proprio il problema e pagano solo in presenza di fondi. In sintesi, se non ci sono soldi sul conto l’assegno va al protesto (banche non brave). Peggio ancora per quei piccoli imprenditori ed artigiani che avendo il conto alle poste sanno già in partenza cosa succede in assenza di soldi sul conto. Alle poste il problema non esiste, perché il direttore dove hai il conto non ha nessun potere discrezionale ed infatti non capisco a cosa serva il conto corrente postale. Forse solo a far fare cassa alla Cassa Depositi e Prestiti del Ministero dell’Economia. Quindi? Aspettiamo… aspettiamo che l’Inps sia in grado di non farsi rubare i dati dagli hacker così possiamo fare le domande di accesso ai 600 euro una tantum, aspettiamo di sapere quando tornare a lavorare, aspettiamo di sapere se l’Europa continuerà a strozzinare l’Italia con i tassi diversificati per nazione. Nel frattempo?Pagheremo ad aprile, luce, gas, acqua, spazzatura, F24 vari e, se qualcuno ci presta i soldi, forse pagheremo anche gli assegni al protesto di marzo con la speranza che chi ci ha prestato denaro non sia mafioso.

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