Che cosa succederà ora ai circa 1200 lavoratori di Piaggio Aero dopo la dichiarazione di insolvenza dell’azienda a controllo emiratino?
E’ quello che si chiedono con preoccupazione sindacati e politici il giorno dopo la richiesta annunciata dal cda di Piaggio Aero per accedere alla procedura di amministrazione straordinaria.
Una decisione per certi versi inattesa vista la visita del premier Giuseppe Conte negli Emirati (come da foto, qui l’approfondimento di Start sulla missione italiana ad Abu Dhabi), anche se erano note le condizioni economiche e finanziarie non esaltanti per la società (che ha chiuso il 2016 con una perdita di 95 milioni di euro e non ha approvato il bilancio del 2017 proprio le incertezze sui 766 milioni di finanziamenti statali).
Inattesa per certi versi, la decisione, anche vista l’audizione di due giorni fa del capo azienda di Piaggio Aero, Renato Vaghi, la disponibilità del governo che sembrava – secondo alcuni addetti ai lavori – di rivedere le posizioni iniziali sul programma del drone P2HH e i piani allo studio di Leonardo (ex Finmeccanica) per schemi di raggruppamento di impresa con l’obiettivo di proseguire il programma del drone, se non di una vera e propria conversione totale o parziale dei crediti vantati da Leonardo per circa 110 milioni di euro in azioni.
Nei pour parler tra i manager delle due aziende, l’ipotesi al vaglio del gruppo presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’ad, Alessandro Profumo, era quella di un assetto tale per cui quote di partecipazione e responsabilità erano complessivamente equivalenti.
Dagli Emirati però, secondo quanto si dice in ambienti governativi, spingevano per una presenza massiccia di Leonardo nel capitale. Auspicio che non si è avverato.
Ecco il punto della situazione dopo la decisione del board annunciata nel tardo pomeriggio del 22 novembre.
CHE COSA HA DECISO IL CDA DI PIAGGIO AERO
Il consiglio di amministrazione di Piaggio Aerospace ha deciso di chiedere al ministero per lo Sviluppo economico retto da Luigi Di Maio di accedere alla procedura di amministrazione straordinaria (legge Marzano), considerato lo stato di insolvenza della società.
LA NOTA DELL’AZIENDA PIAGGIO AERO CONTROLLATA DA MUBADALA
Una nota della società con sede a Villanova D’Albenga (Savona) ha spiegato ieri che «nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti di Piaggio Aerospace, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio (Mubadala, fondo sovrano del governo di Abu Dhabi) nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate».
LE PAROLE DEL BOARD
«Nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti – scrive l’azienda – così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate. La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile».
LA POSIZIONE DEL GOVERNO
Un annuncio che arriva a due giorni da un vertice ministeriale nel quale il Governo aveva ribadito, ancora una volta, di ritenere l’azienda «un asset di importanza strategica per il Paese».
I POSTI A RISCHIO
I posti a rischio sono più di 1.200 secondo la Fim Cisl che in sede ministeriale aveva chiesto al Governo di attivarsi per trovare soluzioni per garantire la continuità aziendale. Tra i motivi della crisi – sottolinea la Fim – c’è il ritardo cumulato nel corso degli ultimi anni relativo alla conferma e al finanziamento del progetto P2HH, il drone italiano, che proprio Piaggio Aero doveva sviluppare.
LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACATI
Dure le reazioni del mondo sindacale: «Governo inadeguato, inconsistente e soprattutto incapace di garantire gli impegni che si era preso solo due giorni fa», ha commentato Andrea Pasa, segretario generale di Cgil Savona. Mentre il segretario generale nazionale di Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha parlato di «emergenza assoluta alla quale va data risposta in tempi immediati. Chiediamo al governo di identificare tutte le soluzioni possibili, anche attraverso l’ingresso nella società di partner industriali del settore e lo sblocco del finanziamento del progetto P2HH».
LE BUONE NOVELLE DELLA DIFESA POI SMENTITE
Eppure sul programma, a fine settembre, era arrivata anche “la piena approvazione” del dicastero Difesa, spiegata durante un question time al Senato proprio dal ministro Elisabetta Trenta, aveva sottolineato la rivista di settore Airpress. Ulteriore conferma degli intendimenti di palazzo Baracchini erano giunti con il Documento programmatico pluriennale 2018-2020, che dovrà comunque essere modificato sulla base dei fondi effettivamente stanziati dalla legge di Bilancio. Nel Dpp, il programma P.2HH appare tra quelli “con assicurazione di finanziamento”, con una spesa di 72 milioni di euro nel 2018.