In fatto di sconfitte, la May non è davvero seconda a nessuno. Dopo la batosta presa alle elezioni anticipate di giugno 2017, in cui sperava di guadagnare seggi e ne perse 13, e la bocciatura da parte di Bruxelles del Chequers Plan elaborato a luglio scorso, la presentazione in Parlamento dell’accordo strappato all’EU ha portato il suo Governo alla più cocente sconfitta della recente storia parlamentare inglese, con un margine di 230 seggi.
CHE COSA SI DICE DI MAY
Va detto che la Premier si sta dimostrando una formidabile incassatrice. Ben lungi dal dimettersi, la May ha sfidato l’opposizione a promuovere una mozione di sfiducia (cosa prontamente fatta da Corbyn) e ha annunciato che se l’esecutivo sopravviverà al voto è pronta a collaborare col Parlamento alla ricerca di una proposta che abbia l’appoggio.
LE PROSSIME TAPPE PER MAY E BREXIT
Se la May sopravvive al voto, dovrà presentarsi lunedì con un piano da perseguire. La reazione moderatamente positiva del mercato (con la sterlina che ha recuperato interamente il calo di ieri pomeriggio) è da collegare con la circostanza che il caos connesso con una caduta dell’esecutivo sembra evitato, e lo scenario centrale sembra una ripresa delle consultazioni tra i partiti per giungere ad un accordo che ottenga l’approvazione, da negoziare poi con l’EU.
I PASSI DEL PARLAMENTO
Poiché la maggioranza del Parlamento è a favore di una soft Brexit, solo un serio incidente di percorso può portare ad un’uscita senza accordo. Il problema vero risiede nella difficoltà di elaborare in tempi brevi una proposta che possa essere accettata da Bruxelles.
I PALAZZI EUROPEI
Non a caso i vari leader EU si stanno già arroccando, con Juncker a definire l’accordo attuale come “il migliore possibile” e Macron a dichiarare che non vi saranno altre concessioni.
LA STRATEGIA DI BRUXELLES
La strategia di Bruxelles appare chiara, dare agli Inglesi tutto il tempo necessario per capire che se non vogliono uscire senza accordo, le alternative sono: firmare un accordo alle condizioni EU o non uscire affatto.
INCOGNITA CORBYN ED ELEZIONI
Su questo secondo tema, Corbyn, interpellato se, in caso di fallimento della mozione di sfiducia, la linea ufficiale sarebbe stata un nuovo referendum, ha risposto “che tutte le opzioni sono sul tavolo”. Si sa che il leader laburista è fondamentalmente contrario, ma una buona parte del partito invece vedrebbe di buon occhio l’idea di ridare la parola agli inglesi.