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Perché le startup italiane difendono la francese Lemonway bacchettata da Bankitalia

Lo scorso 8 agosto Banca d'Italia aveva emanato un provvedimento provvisorio che riduce l’operatività di Lemonway nell’ambito di un’indagine ispettiva legata a temi di adeguamento di procedure interne, Anti-Money Laundering e Know Your Customer.  Ma gli operatori italiani chiedono più tempo per cambiare fornitore

Il blocco della piattaforma francese Lemonway, usata dall’intero ecosistestma di lending crowdfunding italiano come paying agent, rischia di congelare la raccolta di capitali nel nostro Paese. L’allarme arriva da InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem, l’associazione no-profit che rappresenta l’intera filiera delle startup italiane.

Ecco fatti e approfondimenti.

COS’È E COSA FA LEMONWAY

L’istituto di pagamento francese gestisce le transazioni di oltre 200 piattaforme di crowdfunding in 29 Paesi europei e, come si diceva, di fatto si occupa della quasi totalità di quelle italiane.

Lemonway è stata lanciata nel 2007 come piattaforma di pagamenti mobile, ma negli anni ha cambiato più volte il suo business in relazione ai tempi, entrando nell’economia collaborativa. Si è così verticalizzata su piattaforme di marketplace e crowdfunding. È stata fondata dagli imprenditori Antoine Orsini, Sébastien Burlet e Damien Guermonprez, quest’ultimo ex presidente di Banque Accord.

BANKITALIA FRENA LEMONWAY

Lo scorso 8 agosto Banca d’Italia aveva emanato un provvedimento provvisorio che riduce l’operatività di Lemonway nell’ambito di un’indagine ispettiva che parrebbe legata a temi di adeguamento di procedure interne, AML (Anti-Money Laundering) e KYC (Know Your Customer) in relazione all’entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo 1503 del 2020.

IL DIVIETO DI VIA NAZIONALE

Il provvedimento adottato da via Nazionale prevede, al momento, il divieto per la fintech francese di stipulare nuovi accordi per l’offerta di servizi di pagamento, di introdurre nuovi prodotti o servizi per la clientela e di aprire nuovi conti di pagamento per gli utenti delle piattaforme già convenzionate.

PERCHE’ LA DATA DEL 31 OTTOBRE È CRUCIALE

Tuttavia, fino al 31 ottobre 2024, tale misura non si applica ai servizi di pagamento offerti da Lemonway ai gestori di portali di crowdfunding già autorizzati, come Ecsp, in base al Regolamento Europeo 1503 del 2020.

Fino a questa data, l’apertura di nuovi wallet, l’erogazione e la restituzione dei prestiti potranno proseguire regolarmente senza alcuna conseguenza per i portali di lending crowdfunding, già autorizzati, che utilizzano Lemonway e i loro utenti (investitori e Società titolari di progetto). Resta invece bloccata l’operatività dei nuovi portali autorizzati successivamente all’adozione del suddetto provvedimento che non abbiano nel frattempo cambiato fornitore di servizi di pagamento.

COSA AGITA INNOVUP

Una situazione che agita l’associazione che segue gli italici startupper: “la data si sta avvicinando rapidamente senza che i portali abbiano avuto indicazione alcuna su ciò che potrebbe accadere dopo il 31 di ottobre, in relazione all’operatività di Lemonway (se, ad esempio, saranno emesse misure inibitorie più gravi, se le misure restrittive già adottate saranno prorogate e così via) e, quindi, senza alcuna chiarezza sulla prosecuzione della propria attività che, allo stato, è strettamente dipendente da quella di Lemonway”.

A fronte di tale scenario, InnovUp intende richiedere alle Autorità se “abbiano effettivamente valutato la posizione dei portali autorizzati a operare da meno di un anno, i quali necessitano di un periodo di circa 9 mesi per gestire adeguatamente un’eventuale transizione verso altri operatori. Per le piattaforme di lending crowdfunding, infatti, i tempi tecnici per sostituire un fornitore cruciale come Lemonway, principale partner finanziario del settore in Italia, mercato in cui attualmente le alternative sono limitate, richiedono diversi mesi”.

“Si ritiene pertanto opportuno considerare – si legge nella nota – anche l’utilità per i portali di disporre di un congruo periodo di tempo per valutare e implementare soluzioni alternative, se necessarie/indispensabili, evitando così di dover interrompere le campagne di raccolta fondi già in corso da parte degli emittenti e di non poter più coinvolgere nuovi investitori”.

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