Sul WSJ un editoriale stronca la direttiva europea sulla Corporate sustainability due diligence, la già più volte citata normativa che trasforma le aziende in poliziotti alla ricerca di nefandezze nelle proprie catene di fornitura (e nei clienti a valle).
La caratteristica di questa direttiva è che di fatto va a regolare anche al di fuori dei propri confini, costringendo anche i fornitori esteri ad adeguarsi, pure se risiedono, ad esempio, alle isole Tonga o in India.
O negli Stati Uniti.
L’editoriale è firmato da un senatore repubblicano e da un rappresentante (sempre repubblicano) dell’Arkansas. L’attacco non è dei migliori, per Bruxelles. Secondo i due rep la direttiva “converte una serie di convenzioni internazionali in leggi vincolanti applicabili alle aziende americane. Non fatevi ingannare dal marchio benigno: queste misure di “sostenibilità aziendale” includono politiche estreme che paralizzeranno le aziende statunitensi”. Uhm. Prosegue poi il pezzo: “La nuova norma obbliga le aziende statunitensi ad aderire all’obiettivo di emissioni di carbonio “net zero” dell’Ue e a rispettare onerosi standard relativi al lavoro, anche quando superano i requisiti della legge statunitense. Oltre a imporre severe sanzioni finanziarie per le violazioni, la norma stabilisce un diritto privato di azione che offre agli attivisti un incentivo a bombardare le aziende con cause legali frivole”. Ri-uhm.
Poi arriva il bello: “Oltre ai suoi effetti economici, la portata extraterritoriale della norma è un affronto alla sovranità degli Stati Uniti. Le principali politiche dovrebbero essere apertamente dibattute e decise dai nostri rappresentanti eletti, non dettate da legislatori stranieri irresponsabili. I leader europei potrebbero scegliere di auto-immolarsi le loro economie sull’altare del clima e della giustizia sociale, ma gli americani non dovrebbero essere trascinati senza voce in capitolo”.
Infine si accusa l’amministrazione Biden-Harris di avere fatto poco per contrastare “l’eccesso di potere” di Bruxelles: “L’amministrazione Biden-Harris deve impegnarsi con l’Ue per ritardare l’attuazione della sua nuova regolamentazione ed eliminare la sua portata extraterritoriale sulle aziende statunitensi. In caso contrario, gli elettori avranno un altro motivo a novembre per eleggere nuovi leader che difenderanno gli interessi e la libertà economica dell’America”.
Ecco dunque un altro motivo per cui, nel caso di vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre, per Bruxelles potrebbe iniziare un lungo, lunghissimo momento difficile