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Industria

Perché la produzione industriale continuerà a essere fiacca. Report Confindustria

La produzione industriale italiana è stimata diminuire in novembre su ottobre, confermando il peggioramento del contesto economico. Ecco perché nell'analisi di Massimo Rodà del centro studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino

La produzione industriale italiana è stimata diminuire in novembre, confermando il peggioramento del contesto economico. Il calo dell’attività è spiegato dal venir meno del sostegno di entrambe le componenti della domanda ed è coerente con l’andamento negativo del clima di fiducia degli imprenditori manifatturieri. Dinamica degli ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere alcun miglioramento nel breve termine.

Il CSC rileva un calo della produzione industriale dello 0,5% in novembre su ottobre, quando è stimata aumentare dello 0,1% su settembre. Sul dato di novembre può avere inciso negativamente il possibile “ponte” di venerdì 2. Nel quarto trimestre si registra una variazione acquisita di +0,2%. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in novembre dello 0,7% rispetto allo stesso mese del 2017; in ottobre è cresciuta dello 0,9% sui dodici mesi.

Gli ordini in volume scendono in novembre dello 0,3% su ottobre (-0,8% su novembre 2017), quando sono diminuiti dello 0,2% sul mese precedente (+0,8% annuo). Nel corso del 2018 la produzione industriale ha gradualmente perso terreno: i livelli in novembre sono inferiori del 2,1% rispetto al picco di dicembre 2017 e non si intravedono segnali di miglioramento per i prossimi mesi. Il freno alla dinamica dell’attività è venuto da entrambe le componenti della domanda, che già nei mesi scorsi avevano mostrato una crescente debolezza.

I principali indicatori congiunturali (immatricolazioni, vendite al dettaglio, ICC – Indicatore dei Consumi di Confcommercio, fiducia e PMI) sono su livelli bassi e calanti e confermano un trend di deciso rallentamento del ciclo. Il persistere di timori e l’accresciuta incertezza degli operatori economici (imprese e famiglie), cominciano a far sentire gli effetti sull’economia reale attraverso il rinvio delle decisioni di consumo e di investimento e l’aumento del risparmio. In novembre è tornata a peggiorare la fiducia delle famiglie, dopo due mesi di recupero, con l’indice sceso ai minimi da maggio; il calo è dovuto a valutazioni più negative sulla situazione corrente, sulla disoccupazione e sul contesto economico futuro.

Nel manifatturiero, con l’unica eccezione di settembre, la fiducia è in progressivo calo da marzo 2018 e in novembre ha toccato i minimi da due anni; sono ulteriormente peggiorati giudizi e attese di produzione e ordini (specie esteri). Indicazioni analoghe vengono dal PMI manifatturiero (IHS-Markit), sceso a novembre a 49,2, sotto la soglia critica di 50 (che separa espansione da contrazione) e ai minimi da agosto 2016; in particolare, sono stati giudicati in calo gli ordini esteri, il cui indice è sceso a 47,8 (minimo dal 2012), e i margini delle imprese, perché a fronte di una crescita notevole dei prezzi di acquisto, quelli di vendita hanno riportato un incremento più lento.

Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati ISTAT e Indagine Rapida.

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