Mossa a sorpresa della Procura di Milano che segue da tempo il filone del caporalato nel mondo dell’alta moda e delle imprese del lusso. Il pubblico ministero Paolo Storari, secondo quanto anticipato da Reuters e confermato all’Ansa, ha chiesto infatti alla Corte di Cassazione (in merito c’era già stato il rigetto del Tribunale) di disporre l’amministrazione giudiziaria nei confronti di Tod’s spa, brand del lusso di calzature, pelletteria e abbigliamento di alta qualità guidato da Diego e Andrea Della Valle.
LE ACCUSE A TOD’S
L’accusa è di aver agevolato colposamente un “pesante sfruttamento lavorativo” lungo la propria filiera produttiva. Questo nonostante la società non sia formalmente indagata. Si è però deciso di farla rispondere in base all’articolo 34 del codice antimafia sulle “carenze organizzative” e “i mancati controlli” che agevolano “colposamente” appaltatori e subappaltatori gravemente indiziati di caporalato.
Come si anticipava, la richiesta avanzata dalla Procura di Milano sarà vagliata dalla Corte di Cassazione che ha fissato un’udienza per il 19 novembre. Come ricorda Il Sole 24 Ore, il “coinvolgimento di Tod’s, nel cui board siedono anche figure come Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, nelle inchieste sul caporalato e gli opifici cinesi utilizzati nell’alta moda italiana era già emerso a luglio 2025 nell’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria del marchio Loro Piana controllato da una delle dieci famiglie più ricche del mondo (gli Arnault)”.
LE GRIFFE SFILANO IN PROCURA
Il gruppo guidato da Diego Della Valle è il sesto finito sotto inchiesta dalla Procura per ragioni legate al caporalato. L’ultima indagine, a luglio, aveva appunto riguardato la controllata italiana di eccellenza nel settore del lusso tessile e dell’abbigliamento di alta gamma nel portafogli del gruppo francese Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy). Nei mesi precedenti erano finiti nei fascicoli anche Valentino, Dior, Lvmh e Armani.
Con riferimento ad Armani, l’Autorità Garante della Concorrenza lo scorso agosto ha multato Giorgio Armani Spa e G.A Operations Spa per 3,5 milioni in quanto “le società hanno reso dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere e presentate in modo non chiaro, specifico, accurato e inequivocabile”.
ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA:
“C’è «violazione conclamata» delle norme sul caporalato in due fornitori cinesi di Tod’s nelle Marche, a conoscenza della società perché «periodicamente vi si recavano i funzionari Tod’s dai cui audit emerge la contestazione di violazioni delle norme» con «raccomandazioni» rimaste però poi lettera morta nella quotidianità di quei laboratori: ma prima per il Tribunale e poi per la Corte d’Appello tocca ai giudici non di Milano, bensì di Ancona, accogliere o meno la richiesta della Procura milanese di applicare alla società di Diego Della Valle la misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria. Ma la Procura ricorre in Cassazione, che deciderà il 19 novembre l’autorità giudiziaria competente a valutare quella misura necessaria per i pm a interrompere l’«agevolazione colposa» della «paraschiavitù» di operai cinesi, cioè dello «sfruttamento di cittadini stranieri di fatto a cottimo, anche di notte, sottopagati» (tra 4,5 e i 4,8 euro l’ora, meno della metà del contratto), «in ambienti di lavoro malsani e su macchinari privi di dispositivi di sicurezza. Condizioni di lavoro ottocentesche» in cui «due mondi solo apparentemente distanti, quelli del lusso e di laboratori cinesi, entrano in connessione per un unico obiettivo: abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti attraverso elusione di norme» che «di fatto favoriscono, seppur colposamente, lo sfruttamento di manodopera». Tod’s — che dichiara «amarezza» per il fatto che, «se fossimo stati interpellati al momento opportuno, quindi molti mesi fa, avremmo potuto dare tutti i chiarimenti del caso», ribatte di «rispettare tutta la normativa vigente», e di «eseguire controlli costanti sui laboratori che seleziona e utilizza».
La notifica alla non indagata Tod’s dell’udienza in Cassazione fa ora emergere 6 mesi di dialettica tra Procura, Tribunale e Appello rimasta per definizione sconosciuta alla società potenzialmente oggetto della misura di prevenzione. Misura proposta dal pm Paolo Storari dopo le ispezioni dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro tra novembre 2024 e febbraio 2025 sia negli opifici cinesi «Wang Junii» a Monte San Giusto (Macerata) e «Lucy srls a Torre San Patrizio (Fermo)», fornitore e subfornitore di Tod’s «dove venivano lavorati parti di calzature», in particolare tomaie da orlare, «vendute al pubblico direttamente dalla società»; sia a Baranzate (Milano) negli opifici cinesi «Zen confezioni srl» e «Li Quingdong», entrambi subfornitori della «Maurel srl», a sua volta subfornitrice della «Ritaglio Magico», che come fornitrice primaria di Tod’s «confeziona divise per i commessi dei negozi». Per i giudici di prevenzione del Tribunale milanese (Rispoli-Spagnuolo Vigorita-Canepari) le divise, non vendute al pubblico, «non caratterizzano il brand e l’immagine, come invece le calzature Tod’s conosciute a livello internazionale»: restavano i due casi nelle Marche (dove a Sant’Elpidio a Mare ha sede Tod’s), che dunque andavano vagliati dai magistrati di Ancona. E qui per il pm è «francamente incomprensibile» questa «sorta di distinzione tra caporalato consentito e non consentito»”.






