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Perché la manovra ritoccata è peggiore di quella originaria. Il commento di La Malfa

 

Per misurare la portata della disfatta del Governo nel primo confronto ravvicinato con l’Europa è sufficiente rileggere qualche punto del Documento di Economia e Finanza presentato al Parlamento il 27 settembre scorso.

«L’obiettivo primario della politica economica del Governo – si leggeva nel documento – è di promuovere una ripresa vigorosa dell’economia italiana, puntando su un incremento adeguato della produttività del sistema paese e del suo potenziale di crescita e, allo stesso tempo, di conseguire una maggiore resilienza rispetto alla congiuntura e al peggioramento del quadro economico internazionale».

In particolare il Governo si poneva «l’obiettivo di ridurre sensibilmente entro i primi due anni della legislatura il divario di crescita rispetto all’eurozona e in tal modo assicurare la diminuzione costante del rapporto debito/PIL in direzione dell’obiettivo stabilito dai trattati europei» e si spiegava che «il rilancio degli investimenti è uno strumento essenziale per perseguire obiettivi di sviluppo economico sostenibile e socialmente inclusivo».

In numeri questo si concretizzava in una previsione di crescita per il 2019 non inferiore all’1,5% rispetto all’1,1% senza la manovra e in un deficit del 2,4%.

Era una strategia possibile se fosse stata spiegata all’Europa e la si fosse sostanziata di investimenti. Invece le scorse settimane sono trascorse fra dichiarazioni bellicose dei due vicepremier contro l’Europa. Poi, con la stessa subitaneità con cui erano andati all’assalto, è venuta la capitolazione. Così si è tornati a quel 2 per cento che da settembre si sapeva la Commissione poteva accettare. Ma qui i due partiti di maggioranza hanno imposto il secondo errore.

Si sarebbe potuta salvare la crescita del reddito riducendo le spese correnti ed aumentando le spese di investimento. Invece, si è scelto di aumentare le tasse e di tagliare ancora gli investimenti. Il governo stesso riconosce che l’esito è disastroso: una crescita nel 2019 addirittura inferiore a quella che si sarebbe avuta se il governo non avesse fatto nulla. Ma i due partiti proclamano che hanno rispettato gli impegni elettorali.

In realtà anche questo bilancio è destinato ad essere rivisto perché l’Italia è avviata a una crisi di finanza pubblica. Forse ai due leader converrebbe una riflessione politica prima di procedere ulteriormente.

Giorgio La Malfa

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