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Consiglio Europeo

Perché la Bce sopperirà a numerini e tempi lunghi del pacchetto Ue anti crisi

Che cosa succederà dopo il pacchetto approvato dal Consiglio europeo e come si muoverà la Bce. L'analisi di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte

L’atteso Consiglio europeo (consesso dei premier dei 27 paesi Ue) si è chiuso con alcune linee generali approvate e un rimando della definizione dei dettagli alla Commissione Europea/Eurogruppo nel corso del mese di maggio.

Questo potrebbe essere un tentativo di sintesi dell’incontro di ieri.

Ma la sintesi dice poco se non si va un minimo nei dettagli. Come spesso accade, è proprio lì che si nasconde il diavolo.

Il Consiglio europeo ha ieri varato quanto segue:

Via libera al recovery plan/fund

Via libera alla messa a disposizione dei 540 Mld€ di fondi (Sure, Mes, Bei) a partire dal 1° giugno.

Sul primo punto la presidentessa della Commissione Europea ha aggiunto che:

Si tratterà di un piano di migliaia e non di centinaia di miliardi di euro

Sarà basato sul bilancio Ue2021/2027 in corso di negoziazione

Il bilancio Ue sarà composto non solo da trasferimenti cash da parte dei paesi ma anche di garanzie, sulla base delle quali la Commissione potrà poi effettuare emissioni di bond e aumentare così la dotazione complessiva

Dal recovery fund i fondi arriveranno ai paesi tramite un mix di trasferimenti e prestiti, argomento quest’ultimo molto delicato in quanto, nel caso di trasferimenti (grants), si tratterebbe di erogazioni a fondo perduto

Saranno messe in atto misure ponte per rendere più celere l’attuazione del recovery plan.

Sulla tempistica dei lavori futuri al momento le date a disposizione sono le seguenti:

6 maggio: la Commissione europea dovrà presentare una proposta di funzionamento del recovery plan/fund

7 maggio: la Commissione europea presenta l’aggiornamento di primavera del quadro macro prospettico, importante per fare il punto ufficiale sulla stima attesa dell’impatto del virus

18 maggio (possibile anticipo): Eurogruppo/Ecofin (riunione dei ministri finanziari) che dovrebbe esaminare la proposta della Commissione Europea.

La data potrebbe essere anticipata alla settimana dell’11 maggio, in base a quanto scritto via Twitter dal presidente dell’Eurogruppo

1 giugno: diventano disponibili i 540Mld€ derivanti dalle tre fonti (Piano Sure 100Mld€ per disoccupazione, Mes fino a 240Mld€ per spese sanitarie dirette e indirette, Bei 200Mld€ prevalentemente per piccole/medie aziende)

11 giugno: Eurogruppo/Ecofin che potrebbe continuare ad affinare il progetto del recovery plan/fund

18-19 giugno: Consiglio Europeo che dovrebbe dare il via libera finale al progetto con l’ambizione di farlo partire in parte già il 1° luglio mediante le soluzioni ponte indicate dalla Von der Leyen.

Le soluzioni ponte potrebbero consistere in un ampliamento di fondi già esistenti da far confluire all’interno del recovery plan, in modo da separare il percorso lungo di approvazione del Bilancio Ue (che deve essere approvato ad unanimità) e la cui entrata in vigore sarebbe comunque da gennaio 2021.

Le date indicate potrebbero comunque cambiare in base agli sviluppi dei negoziati. Al momento dovrebbe essere confermata comunque quella del 6 maggio, giorno in cui la Commissione è attesa presentare la proposta di recovery plan/fund.

IN SINTESI

I toni emersi ieri dal Consiglio europeo appaiono più concilianti rispetto al precedente incontro, pur con differenze ancora forti tra alcuni paesi (soprattutto i cosiddetti Frugal four ossia Olanda, Austria, Svezia e Danimarca), ad esempio, sul tema delle modalità di erogazione fondi ai singoli paesi (trasferimenti vs prestiti) oltre che sulle modalità di finanziamento (titoli a medio lungo/perpetual).

La tempistica però richiederà almeno tutto il mese di maggio e presumibilmente buona parte di giugno prima di arrivare a un approdo più operativo, collegando il pacchetto al bilancio europeo ma staccandone almeno una parte ai tempi lunghi di approvazione/entrata in vigore del bilancio stesso.

Tra maggio e giugno potrebbero arrivare nuove manovre da parte di banche centrali e governi, Usa in testa, sulla spinta anche di possibili turbolenze dei mercati che, dopo aver in parte festeggiato l’imminente fuoriuscita dal lockdown estremo, potrebbero trovarsi di fronte una crisi temporanea di liquidità (come segnalato ad esempio dal continuo rialzo del tasso Euribor e degli spread Euribor/OIS o ancora dalla continuazione dell’apprezzamento del dollaro).

In altri termini, dopo la crisi sanitaria, i mercati potrebbero trovarsi a fronteggiare una conseguente crisi di sapore più finanziario (a ordine, quindi, invertito rispetto alla crisi del 2008, quando la crisi finanziaria anticipò quella economica).

Questo potrebbe comportare altre manovre Bce (ad esempio incremento del Qe di almeno 300/500Mld€ e aumento degli asset acquistati con inclusione, ad esempio, degli high yield) e Fed (ampliamento delle linee esistenti e introduzione di nuove linee come, ad esempio, una per aziende oil e per i services del mondo mortgage) oltre a manovre dei governi (negli Usa definizione di un TARP2 e di nuove liquidity facility approntate a 4 anni con la Fed).

Alla fine di quest’anno la Fed potrebbe trovarsi con un bilancio anche superiore ai 10milaMLd$, ossia oltre il 50% del Pil. In generale nel mondo l’ammontare di moneta immessa aumenterà notevolmente e questo potrebbe nuovamente supportare i mercati. Potrebbe però essere necessario prima un ulteriore round di manovre banche centrali/governi tra maggio e giugno.

L’enorme liquidità immessa insieme all’attesa di un contesto di tassi reali molto contenuti (soprattutto negli Usa grazie all’adozione di una politica di yield curve control da parte della Fed) spingono ancora ad ipotizzare un marcato recupero dell’oro su un orizzonte sia di breve (6/12mesi) sia di lungo termine (18/36 mesi), salvo temporanee fasi di penalizzazione collegate, ad esempio, a tensioni sul fronte della liquidità che costringono gli operatori a liquidare gli asset più facilmente liquidabili, tra cui rientra anche l’oro.

In questo contesto il dollaro continua ad avere il ruolo di termometro delle tensioni nel mondo: le fasi apprezzamento sono cioè collegate a fasi di risk off.

Pertanto, possibile un ritorno in area 1,03/1,05 vs eur entro fine semestre prima di riprendere il trend di deprezzamento verso 1,15/1,20 entro fine anno, alla luce dell’enorme mole di dollari immessi dalla Fed per finanziare le innumerevoli linee di politica monetaria implementate e da implementare.

Prossimi appuntamenti importanti, la riunione Bce del 30 aprile, giorno in cui a mercati chiusi saranno pubblicate anche le trimestrali di Amazon ed Apple.

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