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Banca Centrale Cinese

Perché la Banca centrale della Cina ha limato i tassi

Visti i dati negativi sulla domanda, la produzione industriale e la disoccupazione giovanile, la banca centrale della Cina ha tagliato i tassi di interesse per la prima volta da gennaio. Tutti i dati e i pareri degli esperti.

 

Lunedì la Banca popolare cinese, ovvero la banca centrale della Cina, ha tagliato di 10 punti base i tassi di interesse dei prestiti annuali, portandoli al 2,75 per cento. Non si tratta soltanto della prima riduzione dal gennaio scorso, ma anche di una mossa contraria rispetto alle previsioni degli analisti, che non si aspettavano modifiche da parte dell’istituto.

Grafico via Quartz.

LOCKDOWN, CRISI IMMOBILIARE E BASSA CRESCITA GLOBALE

Secondo il Financial Times, la decisione della banca centrale mette in evidenza l’ansia crescente di Pechino sia per il calo della domanda dei consumatori causato dalla rigida politica di contenimento dei contagi da coronavirus (soprannominata appunto “zero-COVID”), sia per gli impatti della crisi di liquidità delle società di sviluppo immobiliare e del rallentamento della crescita economica globale.

COME VA L’ECONOMIA DELLA CINA: I DATI

Le statistiche ufficiali pubblicate lunedì mostrano livelli di domanda dei consumatori e di attività industriale peggiori del previsto. Il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 19,9 per cento, un record.

A luglio le vendite al dettaglio (un indicatore importante dei consumi) sono aumentate solo del 2,7 per cento, rispetto alle previsioni del 5 per cento. La produzione industriale è cresciuta del 3,8 per cento, mentre le previsioni indicavano un +4,6 per cento.

PERCHÉ SCENDE IL PREZZO DEL PETROLIO

La notizia del rallentamento della seconda economia al mondo ha portato a un abbassamento del 4,6 per cento dei prezzi del petrolio greggio, di cui la Cina è una grande consumatrice e importatrice.

COSA PENSANO GLI ESPERTI

Nonostante le massicce (nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari) iniezioni di capitali per stimolare la crescita, nel secondo trimestre dell’anno l’economia cinese ha evitato la contrazione solo di poco.

Secondo gli esperti questo rallentamento indurrà le autorità ad “allentare” la politica monetaria, ma alcuni di loro sono pessimisti. Ad esempio, Ting Lu – economista di Nomura che si occupa di Cina – ha detto al Financial Times che “il sostegno di Pechino potrebbe essere troppo basso, troppo in ritardo e troppo inefficiente”: la crescita del paese nel secondo semestre, a suo dire, sarà dunque “significativamente ostacolata dalla sua strategia zero-COVID, dalla spirale negativa dei mercati immobiliari e da un probabile rallentamento della crescita delle esportazioni”.

Altri analisti sostengono che il taglio dei tassi di interesse da parte della banca centrale costituisca un segnale importante della volontà di Pechino di continuare a stimolare l’economia attraverso la politica monetaria piuttosto che concentrarsi sull’inflazione.

IL PARERE (NEGATIVO) DI SOCIÉTÉ GÉNÉRALE

La banca Société générale ha definito i dati di luglio come “semplicemente negativi”, mettendo l’accento sulla decelerazione della produzione, degli investimenti e dei consumi per via del “peso schiacciante della politica zero-COVID” e del “settore immobiliare in caduta libera”.

Secondo gli economisti della banca, “i responsabili politici [cinesi] hanno iniziato a comunicare le loro preoccupazioni per l’eccessiva stimolazione dell’economia con troppa liquidità, mentre a nostro avviso il rischio reale è esattamente l’opposto: troppo poco allentamento e una ripresa troppo debole”.

ZERO-COVID

La politica zero-COVID portata avanti dal presidente Xi Jinping consiste nell’imposizione di rigidi lockdown ogniqualvolta vengano rilevati dei focolai di coronavirus. Nel finesettimana si è registrato un aumento dei casi a livello nazionale, e in diverse città del paese – ad Haikou e ad Urumqi, per esempio – sono state imposte o prolungate le restrizioni agli spostamenti e alle attività. A Shanghai, poi, le autorità stanno testando l’utilizzo di droni per monitorare i cittadini e assicurarsi che scansionino i loro “codici sanitari” quando entrano in un edificio; questi codici sono registrati in un’applicazione per smartphone e servono a determinare se una persona sia positiva o meno al virus, e se possa quindi muoversi per la città.

CON I LOCKDOWN “NON C’È DOMANDA”

Xingdong Chen, economista a capo della sezione Cina di BNP Paribas, ha spiegato al Financial Times che “la Cina si trova senz’altro in una situazione molto disperata. Il problema è che non c’è una domanda effettiva. Se non si permette alla gente di uscire e di consumare… non c’è domanda”.

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