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Pensioni

Perché il rapporto Brambilla (Lega) sulle pensioni è ragionevole

L'intervento di Stefano Biasioli, già presidente di Confedir, sullo studio del tecnico Alberto Brambilla vicino alla Lega sulle pensioni

Era ora. Sembra che l’aria “anti-pensioni alte” (non ricche) stia cambiando.

Chi frequenta i Leonida (sito, e-mail, media) sa che la nostra posizione sul Ddl D’Uva-Molinari in questione è stata netta e critica, fin da subito.

E’ opportuno riassumere brevemente la Relazione di Itinerari previdenziali di Alberto Brambilla.

1) Il ricalcolo delle pensioni “cosiddette d’oro” non è un ricalcalo ma solo un taglio delle pensioni, basato su un arbitrario nuovo coefficiente (eta’ di pensionamento effettivo/eta’ di pensionamento “nuova, ex tab. A del Ddl e con una arbitraria applicazione retroattiva delle nuove regole.

2) La pensione da 4.000 euro netti/mese porta ad un lordo di 84.000 euro/anno ma il Ddl pone un limite a 80.000 euro, per cui il ricalcolo potrebbe coinvolgere pensioni sui 3.700 euro netti/mese.

3) Le pensioni superiori a 4.000 euro netti/mese per 13 mensilità sono circa 74.000 (range da 58.000 a 95.000). La loro genesi è la seguente: Dipendenti pubblici=51,5%; Gestioni private gestite da INPS=42%; Casse privatizzate=6,5%.

4) Il costo di queste pensioni è di 7,4 miliardi di euro, pari al 2,55% di tutta la spesa previdenziale e assistenziale (290 miliardi di euro).

5) L’età di pensionamento dei 74.000 euro è: 30% a 60 anni; 29% tra i 60 e i 65; 41% dopo i 65 anni.

6) Nel retributivo, versare contributi dopo i 40 anni di lavoro era inutile ai fini dell’ammontare della prestazione.

7) Il ricalcolo del periodo retributivo è impossibile: mancano totalmente o parzialmente gli estratti conti dei versamenti avvenuti durante il periodo retributivo. Non si riesce a fare un calcolo preciso e quindi ogni nuova soluzione è arbitraria e illegittima. Non è possibile inventarsi “ora” nuovi coefficienti ed applicarli “ora per allora”. Inoltre,

8) Molte pensioni elevate potrebbero addirittura avvantaggiarsi dal ricalcolo tutto contributivo.

9) Quantificazione del danno (se il Ddl diventasse legge): si tratta di un danno permanente, che incide anche sulla parte reversibile. Questi i calcoli di Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Antonietta Mundo:

A) pensionamento pre 1/01/1996

-perdita media e permanente del 12,3% per importi da 80.000 a 160.000 euro (range da -15,3% se pensionamento a 59 anni a – 20% se pensionamento a 57 anni). A 62 anni, -6,7%.

Quanti sono questi pensionati? = il 35% di 74.000

B) pensionamento 1/01/1996-31/12/2018

– perdita media e permanente = -12,9% , con range da -21,4% (pensionamento a 57 anni) a -14,6% (pensionamento a 60 anni) e infine a -3,3% pensionamento a 63 anni.

Quanti sono questi pensionati? Il 65% di 74.000.

C) pensionati post 1/01/2019

-perdita media e permanente = -11,6% con pensionamento a 67 anni.

10) I tagli porterebbero ad un ricavo di 582,21 milioni di euro per il primo anno, con riduzioni successive legate ai “decessi” dei pensionati. Ma, poiché le pensioni non possono comunque scendere sotto la soglia degli 80.000 euro lordi/anno, il ricavo totale dell’operazione si ridurrebbe a circa 330 milioni di euro.

Considerazioni finali di Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Antonietta Mundo

I ricorsi contro la legge avrebbero ottime probabilità di successo (ricongiunzione onerosa, versamento di contributi per piu’ di 40 anni, pensionamento ex legge Madia, pensionamenti anticipati per i militari… ; modifiche con effetti retroattivi…).

Le categorie più colpite sarebbero i pensionati di anzianità (Nord Italia per il 70% e Centro Italia per il 30%) che hanno contribuito di più, i lavoratori precoci, le donne… soprattutto la classe dirigente del paese e le alte professionalità.

Non verrebbero minimamente toccati i veri avvantaggiati dal metodo retributivo: gli iscritti ai fondi speciali ante 1996; gli iscritti alle gestioni agricoltori-artigiani-commercianti; i baby pensionati; i soggetti con “pensioni assistenziali di vario tipo” (in tutto 10 milioni di pensionati): tutte categorie che hanno pensioni maggiorate dal 30 al 50% rispetto ai contributi versato.

Verrebbero tagliate pensioni da 4.000 euro pagate da circa 20 anni e non verrebbero toccate quelle da 3.000 euro vigenti da oltre 30 anni (baby pensioni, prepensionamenti, esodi…).

Si vuole modificare la Fornero ma, con questo Ddl, si costringe la gente a lavorare fino a 67 anni…

I tagli sui pensionati non sono funzionali a realizzare l’aumento delle pensioni minime a 780 euro/mese per 13 mensilità, il cui costo è di almeno 6 miliardi di euro/anno.

Ci si dimentica che i pensionati hanno già dato!

-Con il metodo retributivo, sopra gli attuali 46.000 euro il coefficiente di proporzionamento per anno lavorato passava dal 2% allo 0,9 % per anno! Quindi, una perdita di circa il 27%; un taglio notevole per chi su quei redditi ha anche pagato in media il 30-37% di IRPEF (es.67.000 euro/anno per una retribuzione media pensionabile sui 200.000 euro, da cui una pensione lorda annua di 100.000 euro).

-Negli ultimi 10 anni i pensionati colpiti dal Ddl hanno avuto un danno in termini reali (da parziale rivalutazione o da blocco totale della rivalutazione) pari all’8-9%, che passa al 13-14% per chi è andato in pensione nel 2000.

-Le proposte dello studio di Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Antonietta Mundo: un contributo di solidarietà, per 3 anni, finalizzato, proporzionale, ragionevole e progressivo…..Proporzionale (0,35% per pensioni sui 2.000 euro… fino al 12-15% per pensioni “più elevate” (ma non viene precisata la cifra….NdR).

Obiettivo: raccogliere 1,2 miliardi netti/anno, per 3 anni, per finanziare un superammortamento del costo del lavoro (130% per un anno, con riduzioni per arrivare poi al 100% al 5° anno).

Nota Finale

Si tratta di un lavoro egregio e documentato, anche se la proposta conclusiva deve essere discussa e precisata meglio. Perché? Perché non ha calcolato quanto gli over 90.000 hanno forzosamente pagato, per il triennale (2014-2015-2016) contributo di solidarietà.

Comunque sia, un lavoro utile, anche per i nostri tributaristi, perché gli allegati dettagliano le metodiche per il calcolo retributivo, le innumerevoli modifiche all’indicizzazione (10 dal 2000 in poi), il resoconto dell’audizione dei vertici INPS – in data 15/3/2016 – sulla “proposta Meloni”: in quella sede l’INPS dichiarò l’impossibilità del ricalcolo perché: a) nel settore privato, i dati per il ricalcolo sono parziali; b) nel settore pubblico, i dati sono assenti e c) molte pensioni, se ricalcolate, con il contributivo aumenterebbero.

Infine, una domanda piccola, piccola.

La Lega e, soprattutto, l’intero governo giallo-verde terranno in qualche considerazione questa corposa documentazione e le proposte di Alberto Brambilla, Gianni Geroldi e Antonietta Mundo?

Ah, saperlo, saperlo!

GLI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE SUL TEMA:

IL TESTO DEL CONTROVERSO PROGETTO DI LEGGE M5S-LEGA

IL COMMENTO DI MICHELE ARNESE AL DDL D’UVA-MOLINARI SULLE PENSIONI D’ORO

L’ANALISI DI GIULIANO CAZZOLA AL TESTO M5S-LEGA

LA PROPOSTA DI ALBERTO BRAMBILLA SUL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’

IL COMMENTO DI CAZZOLA SULLA PROPOSTA BRAMBILLA

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