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Draghi

Perché il piano Draghi va attuato ora

Il programma di Mario Draghi commentato da Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa

Mentre i contagi crescono verso quota 100.000 e i deceduti tra qualche giorno forse raggiungeranno la vetta di 10.000, i 3G (Giuseppe Conte, Gualtieri, Gentiloni) vengono sbugiardati sul Meccanismo europeo di stabilità dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Ieri, durante l’audizione alla Camera, abbiamo assistito alla definitiva arresa della politica verso un nuovo modello tecnocratico per il quale non è più necessario, in barba alla Costituzione, rivolgersi al Parlamento per dichiarare lo stato di crisi nazionale, ma bastano semplici decreti ministeriali.

Tuttavia, sembra che la politica italiana abbia capito, finalmente, che il dopo virus porterà una recessione mondiale inimmaginabile e senza precedenti e per questo, più o meno, tutte le parti chiedono un tavolo permanente che rappresenti sia maggioranza sia opposizione.  I prodromi di questa catastrofe non sono certo imputabili al Presidente Conte, che si è ritrovato tra capo e collo una situazione difficilmente gestibile altrimenti, ma vanno ricercati nel modello neoliberista post anni 80, nei modelli di borsa non più legati alla produzione ma alla finanza; e vanno ricercati nei modelli di impresa che puntano alla massificazione dei guadagni a scapito delle competenze scientifiche.

Più passano i giorni e più si delinea il quadro dell’assetto di potere, su scala internazionale, che si formerà dopo la crisi cagionata dal Coronavirus. Assisteremo a importanti novità in tutti gli ambiti della società e lo scacchiere geopolitico sarà stravolto. Non a caso, Usa, Russia, Cina e Germania si affrettano ad aiutarci, ma non si tratta di gesti di solidarietà fini a sé stessi. Dietro a medici e materiale sanitario, infatti, nei voli che stanno atterrando negli scali italiani, infatti, si cela l’obiettivo di alcuni governi interessarti a consolidare la loro immagine “soft power con l’Italia, da secoli – peraltro – terra di conquista.

Perciò, adesso, si tratta di scegliere non solo quale strategia adottare, ma soprattutto con chi allearci. Continuiamo verso un modello europeo tirchio/mercantile o verso un nuovo modello di economia più attento ai rischi sociali? Un aiuto a inquadrare meglio la situazione arriva Mario Draghi e pure da Joseph Stiglitz:  sembra che entrambi vedano un modello economico dove lo Stato si farà garante del debito necessario a superare questa crisi, emettendo garanzie senza preoccuparsi del debito pubblico e immettendo forti quantità di denaro nel sistema da dare alle persone ed alle aziende.

Quella di Draghi è sicuramente la strada più veloce e facile da percorrere, ma – come accennato – si dovrà scegliere con chi percorrerla. Correremo con il blocco mediterraneo, Portogallo, Slovenia, Grecia, Spagna, Francia, Belgio, Lussemburgo, Irlanda? Andremo da soli? Proseguiremo assieme tutta l’Unione Europea? Una cosa è certa, il blocco dei paesi del Nord non vuole scucire soldi gratis e comunque non vuole che il debito delle singole nazioni venga spalmato sulle altre. Merkel riuscirà a convincere tutti? Verranno emessi euro bond a tasso zero? A oggi la strada è in salita, ma, come dice Draghi, i soldi servono subito senza indugi o tentennamenti. Ma, se vogliamo scongiurare tensioni sociali, di cui si intravedono i primi embrioni, bisogna agire subito. Ieri, meglio.

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