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Perché il dato sul Pil è confortante per l’Italia

Fatti e approfondimenti sul dato del Pil del terzo trimestre in Italia. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

Arrivano buone notizie per l’economia italiana, seppure guardando lo specchietto retrovisore. Infatti la variazione del Pil del terzo trimestre – calcolata in via preliminare dall’Istat e resa nota questa mattina – è pari al +0,5% rispetto al trimestre precedente ed al +2,6% rispetto allo stesso trimestre del 2021.

In arretramento agricoltura ed industria e contributo negativo da parte della componente estera (con importazioni superiori alle esportazioni), ma notevole crescita dei servizi. Verosimilmente trainati da tutti i settori collegati al turismo.

Il dato è superiore sia alle previsioni attestate intorno alla variazione zero o lievemente positiva che alle ultime proiezioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e di Bankitalia, che avevano previsto una variazione negativa, seppur di modesta entità.

L’ANDAMENTO TRIMESTRALE DEL PIL

Con questo trimestre probabilmente si esaurisce la spinta propulsiva della crescita rispetto a periodi – come l’estate 2021 – ancora condizionati dalle restrizioni legate alla pandemia. I consumatori sono ancora in piena fase di reazione a due anni di restrizioni e durante l’estate 2022 non hanno badato a spese, soprattutto turistiche, tenendo in piedi l’economia.

On questa variazione, la crescita acquisita per il 2022 – quella che si conseguirebbe se il successivo trimestre fosse a crescita zero – è pari al +3.9%.

Numeri che sembrano vento in poppa per il governo di Giorgia Meloni.

CHE COSA CAMBIA PER IL GOVERNO DOPO IL DATO DEL PIL

Infatti, questa crescita del Pil consentirà di varare immediatamente, con effetto su novembre e dicembre, misure a favore di famiglie ed imprese per mitigare l’impatto della crisi energetica. Senza peggiorare il rapporto deficit/Pil del 5,6% promesso a Bruxelles. Anzi, considerato che il PIL nominale dovrebbe aver registrato una variazione ancora superiore – non va dimenticato che il deficit/PIL viene calcolato utilizzando il PIL nominale gonfiato dall’inflazione – lo spazio a disposizione del governo Meloni aumenta ancora.

Le prospettive di recessione per il 2023 restano tuttavia immutate ma, anche in questo caso, si aprono spazi per le nostre finanze pubbliche.

Infatti, partendo da un deficit/Pil 2022 più alto, la variazione in diminuzione richiesta dalla Commissione (almeno 0,6%) consentirà un atterraggio su un livello di deficit/Pil (4,5%-5%) un po’ più alto.

Insomma, il governo dovrebbe avere un maggiore spazio, seppur limitato, per attutire l’impatto della recessione che sembra comunque inevitabile.

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