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startup VENTURE CAPITAL

Perché assicurazioni, fondazioni bancarie e fondi pensioni ignorano il Venture Capital?

Il Venture Capital non piace a fondi privati, assicurazioni, casse di previdenza, fondi pensione e fondazioni bancarie che però sono molto attivi in altri comparti. E così se ne deve occupare lo Stato. Cosa emerge dai numeri del rapporto di Italian Tech Alliance.

Forse qualcuno, dalle nostre parti, ha confuso il significato di Startup Nation solitamente rivolto a nazioni come Israele, Francia e Gran Bretagna che presentano ecosistemi floridi per l’avvio di piccole e scalabili attività imprenditoriali focalizzate sull’innovazione. Non vuol dire, infatti, che le startup debbano essere “affare di Stato”, come invece avviene in Italia.

Per carità, viviamo in tempi strani: la pandemia prima, la guerra alle porte dell’Europa poi con l’impazzimento dei prezzi hanno portato gli Stati a mettere in campo una serie di misure protezionistiche: la stessa Ue, campione di liberismo, ha chiuso entrambi gli occhi sulle norme che vietano gli aiuti di Stato, sfavorendo dunque la concorrenza tra i 27.

IL VENTURE CAPITAL IN NUMERI

Certo è che, a guardare i dati che l’associazione di settore, Italian Tech Alliance ha raccolto per fotografare l’ecosistema del Venture Capital si fa un tuffo nel passato e pare che l’Iri non sia mai stata dismessa. Ma procediamo con ordine.

Dal 2013 a oggi i fondi italiani hanno raccolto 2,372 miliardi di euro, di cui 1,2 investiti in startup e PMI innovative, mentre 1,172 miliardi sono ancora disponibili per investimenti. Si procede insomma a colpi di 200milioni l’anno. Non tutti i fondi sono stati investiti, ma è normale: non tutte le idee meritano di essere finanziate.

Ma i dati su cui occorre riflettere sono altri. Il 49,9% della raccolta dei VC italiani è riconducibile a investitori sovrani, con l’onnipresente CDP Venture Capital SGR e i vari Fondi regionali che contribuiscono per un totale di 693,9 milioni, pari al 29,3% del totale raccolto, per un taglio medio d’investimento di 26,7 milioni nei 26 fondi in cui sono presenti. Senza Pantalone, insomma, non si muoverebbe foglia. Anche perché a questi si aggiungono i 488,5 milioni dell’European Investment Fund (EIF), che pesano per il 20,6% sulla raccolta complessiva, con una presenza in 15 fondi e investimenti medi di 32,6 milioni.

AAA INVESTITORI PRIVATI CERCASI

E gli investitori privati? Ci sono, ma pesano appena il 15,7% della raccolta. Nel dettaglio, i Family Office e altre tipologie di investitori privati hanno sottoscritto fondi per 296,7 milioni (pari al 12,5% del totale investito, con la presenza in trenta fondi e un investimento medio 9.9 milioni) e le SGR 67,3 milioni, corrispondente al 2,8% del totale investito, per un investimento medio di 2,2 milioni e anch’esse presenti in trenta fondi.

Investitori istituzionali e grandi corporate contribuiscono in maniera considerevolmente inferiore rispetto a quanto avviene altrove, con rispettivamente il 14,9% e il 19,9% della raccolta.

A corporate (244,6 milioni) e banche (227,3 milioni) è riconducibile solo il 19,9% della raccolta, con le prime che totalizzano il 10,3% delle masse raccolte dai VC, con una presenza in 20 fondi e un investimento medio di 12,2 milioni, mentre le banche rappresentano il 9,6%, sono presenti in 25 fondi e investono in media 9,1 milioni. Questo nonostante la massa critica rappresentata dai due raggruppamenti a livello economico.

GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI NON INVESTONO

Gli investitori istituzionali sono la categoria meno presente tra quelle considerate, con un totale impegnato molto inferiore rispetto alla loro potenziale capacità di investimento. In particolare le casse di previdenza professionali, con 164,1 milioni pesano per il 6,9%, con un investimento medio di 10.9 milioni in 15 fondi; le fondazioni bancarie hanno contribuito con 155 milioni mentre i sistemi contrattualistici complementari – Fondi Pensione Negoziali, Fondi Pensione Preesistenti (FPP), Casse e Fondi di assistenza sanitaria integrativa -, presenti in cinque fondi, hanno erogato 23 milioni, con una percentuale sul totale raccolto appena dell’1% e un investimento medio 4.6 milioni. 11,6 milioni sono invece quelli riconducibili a fondi pensione aperti (FPA), piani individuali pensionistici (PIP) e compagnie assicurative, corrispondenti allo 0,5% della raccolta, con un investimento medio di 1,7 milioni e la presenza in soli sette fond.

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