Che cosa c’è dietro il primo, storico sciopero di Borsa Italiana? Le organizzazioni sindacali Fabi, First Cisl e Fisac Cgil hanno annunciato che mercoledì prossimo, a partire della 15.30 e per due ore, i dipendenti di Piazza Affari, un pezzo del gruppo Euronext, incroceranno le braccia.
Le ragioni per la verità sono molto semplici. I sindacati, nel lanciare la mobilitazione, lo scorso 17 giugno, hanno espresso preoccupazioni per l’occupazione e la tutela delle professionalità in Italia. Criticano l’azienda per non aver rispettato gli aumenti salariali previsti dal contratto nazionale del credito e per un’organizzazione del lavoro che richiede straordinari regolari, anche nel fine settimana e di notte. Inoltre, evidenziano un progressivo trasferimento della governance strategica e dei ruoli apicali fuori dall’Italia. Il governo è in stato d’allerta e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che vuole approfondire la faccenda, ha convocato i sindacati per il 3 luglio, dunque senza intralciare la protesta.
Si tratta per Borsa di un evento senza precedenti, tant’è che appena letto sulle agenzie di stampa la notizia dello sciopero i massimi vertici di Euronext hanno preso un volo e sono letteralmente volati a Milano. Euronext, che gestisce una federazione di borse, tra cui Milano, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo, sembra relegare l’Italia a una posizione sempre più marginale.
Urso sostiene che la situazione è il risultato di decisioni passate e chiede ai sindacati di spiegare le ragioni dello sciopero e di discutere possibili soluzioni per garantire l’autonomia e lo sviluppo di Borsa Italiana, fondamentali per la crescita delle imprese italiane. L’operazione che trasferì Piazza Affari, allora in mano al London Stock Exchange, a Parigi risale alla primavera del 2021. All’affare parteciparono sia la Cassa depositi e prestiti sia Intesa Sanpaolo, entrando in Euronext con una quota complessiva attorno al 9%. Urso, che con Fratelli d’Italia era all’opposizione, criticò la gestione dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ora sindaco di Roma. Gualtieri aveva supervisionato l’acquisizione di Borsa Italiana da parte del gruppo francese Euronext tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, un’operazione che ora è al centro delle proteste sindacali. «All’epoca, il Copasir convocò il ministro dell’Economia, che non giustificò adeguatamente la scelta di vendere Borsa Italiana ai francesi nonostante offerte più vantaggiose dalla Germania e dalla Svizzera» ha dichiarato nei giorni scorsi Urso, aggiungendo che il Copasir lanciò allarmi al Parlamento e al Governo di allora.
Sta di fatto che in ballo ci sono inadempienze contrattuali e il rischio di delocalizzazioni. Una faccenda squisitamente sindacale e aziendale. Come stanno le cose lo ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni: «Qualcuno vuole dare a una vertenza aziendale un connotato di carattere politico, perché siamo di fronte a un’azienda a capitale prevalentemente francese, mi riferisco alla holding Euronext. È come se qualcuno cercasse di creare un referendum pro o contro un’azienda francese, ma noi a questo giochino non ci stiamo. Perché in questo momento gli interessi politici sono tanti e ognuno delle parti politiche guarda in una direzione opposta a quella che è la realtà: la questione riguarda argomenti aziendali, come i mancati aumenti di stipendio sottoscritti tra sindacati e Abi a novembre scorso oppure la questione delle delocalizzazioni». Secondo Sileoni «ha fatto comunque bene il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a convocare i sindacati per il 3 luglio. Quando era presidente del Copasir, l’operazione tra Borsa Italiana ed Euronext non fu vista molto bene. L’attenzione della politica è giusta, ma la situazione non va esasperata. Un’eventuale situazione di crisi, poi, non porta giovamento alle aziende che sono quotate in Borsa. Quindi, il consiglio che io ho dato ai nostri dirigenti sindacali aziendali è cercare un incontro con l’azienda francese per risolvere la vicenda. Chiaramente, la mobilitazione delle due ore di sciopero è stata confermata e poi andranno dal ministro Urso. Penso, comunque, che ci siano le condizioni per trovare una soluzione anche in tempi brevi».
Per una schiarita, comunque, è necessario aspettare il 3 luglio: dopo l’apertura del tavolo al ministero, azienda e sindacati cominceranno a parlarsi. E a quel punto si capirà se ci sono le condizioni peruna rapida risoluzione della vertenza.