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Perché i dazi di Trump sono stupidi. Parla il prof. Messori

Trump si crede un grande negoziatore, ma il risultato delle sue strategie è spesso stupido, nel senso che punisce sia il proprio paese che gli interlocutori degli Stati Uniti. Estratto da Appunti di Stefano Feltri.

Marcello Messori è un economista che – con il collega Marco Buti dello European University Institute- ha cercato di indagare la logica di Trump, immaginando un dialogo con il grande storico Carlo Maria Cipolla famoso per aver formulato la “legge della stupidità” umana. Gli stupidi sono quelli che fanno danno ad altri senza ottenere alcun beneficio, o peggiorando addirittura la propria situazione.

Il dialogo completo si può leggere in un paper dell’Institute for European Policymaking della Bocconi, dal titolo appunto International Trade and Human Stupidity.

Trump si considera un grande negoziatore capace di ottenere benefici per gli Stati Uniti a spese dei Paesi partner che in questi anni si sono arricchiti a spese dell’economia americana. Nel vostro paper spiegate che questo approccio rischia di essere “stupido” nella definizione di Carlo Maria Cipolla. Perché?

Effettivamente Trump si crede un grande negoziatore, ma il risultato delle sue strategie è spesso quello di finire in un risultato che Cipolla definirebbe stupido, cioè che giova a nessuno nel senso che punisce sia il proprio paese, in questo caso gli Stati Uniti, sia gli interlocutori degli Stati Uniti.

La ragione è molto semplice, Trump pensa di essere in una posizione in cui vince lui e perdono gli altri, ma se gli altri reagiscono questo risultato viene messo in discussione.

Nei negoziati ormai si vede che Trump segue sempre lo stesso schema: una mossa d’attacco e poi o una apertura al dialogo se le cose vanno come vuole lui oppure una escalation se la controparte prova a reagire. Cosa ci dice la teoria dei giochi su questa tattica?

Effettivamente il presidente Trump segue uno schema che è invariante. Dapprima minaccia i propri interlocutori, per esempio nel caso del commercio internazionale, imponendo tariffe specifiche a ognuno degli interlocutori.

La speranza è che i negoziatori accettino la sua imposizione e si adattino a stringere con gli Stati Uniti un accordo per essi sfavorevole.

Ma nei termini di Cipolla questo porterebbe a un risultato che viene definito un comportamento da banditi, giovare a se stessi nuocendo agli altri.

In realtà però il risultato finale spesso non è quello auspicato dai banditi, nel senso che gli interlocutori possono anche reagire non accettando l’imposizione di Trump.

Questo porta a risultati che possono comportare una punizione per tutti, cioè il fatto di ricadere nello spazio che Cipolla definirebbe degli stupidi.

Il problema è che spesso, pur nuocendo a tutti, questo risultato consente agli interlocutori, per esempio a Cina o Unione Europea, di subire una punizione inferiore a quella che subirebbero adattandosi ai voleri di Trump.

Dal punto di vista dell’Unione europea, qual è il modo giusto di reagire a una strategia negoziale “stupida” nella classificazione di Cipolla? Ha senso rimanere razionali?

Giuste le considerazioni fatte prima, l’Unione europea dovrebbe reagire alle minacce di Trump in termini di dazi.

La reazione può essere molteplice, può essere graduata a seconda delle circostanze. Certo però la mossa finale e decisiva che davvero nuocerebbe agli Stati Uniti sarebbe quella di imporre dazi oppure altre forme di ritorsione sui pagamenti di quei servizi che sono forniti dalle grandi società statunitensi.

In questo caso si colpirebbe non soltanto il cuore dell’economia statunitense ma anche soggetti che rappresentano la constituency di Trump.

In questo senso l’Unione europea potrebbe quindi dare una risposta credibile alle minacce di Trump obbligandolo a recedere dalle sue posizioni.

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