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Perché Fabi incalza governo e Bankitalia sulla proroga delle moratorie

"La moratoria scade a fine giugno e le banche, attualmente, hanno due possibilità: pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi. Con la crisi è impensabile che imprese e famiglie possano ricominciare a pagare i loro debiti. Per questo a governo e Banca d'Italia chiediamo che...". L'appello di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari

E’ una sorta di appello al governo Draghi e alla Banca d’Italia – che deve attivarsi presso l’Eba – quello lanciato oggi dal principale sindacato dei lavoratori bancari, Fabi, guidato da Lando Maria Sileoni.

Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA SI RISCHIA SENZA LA PROROGA DELLA MORATORIA

“La moratoria scade a fine giugno e le banche, attualmente, hanno due possibilità: pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi. Con la crisi attuale è impensabile che imprese e famiglie possano ricominciare a pagare i loro debiti. Il problema è serissimo perché impatta socialmente ed economicamente. Se fallisse soltanto il 10% di imprese con i prestiti sospesi, in un istante salterebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro. Per risolvere il problema, devono intervenire, con grande incisività e convinzione, governo e Banca d’Italia”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando lo studio sulle moratorie, intervistato in diretta a La7 durante la trasmissione Coffee Break condotta da Andrea Pancani.

L’APPELLO DI FABI A GOVERNO E BANKITALIA

“Ognuno deve fare la sua parte con determinazione: il governo deve convincere la Commissione europea, la Banca d’Italia deve agire a livello dell’Autorità bancaria europea (l’Eba) di cui fa parte. Non si possono chiedere soldi a chi, oggi, non ne ha – ha sottolineato Sileoni – identica proroga va chiesta anche per le garanzie statali sui prestiti, anche questa misura scade a giugno. Oltre a prorogare la scadenza, come giustamente sostiene Abi, va allungata la garanzia da 6 anni a 15 anni e va applicata anche per prestiti superiori a 800.000 euro, per le grandi aziende. Questi interventi sono indispensabili per continuare a sostenere il Paese, assicurando liquidità alle famiglie e alle imprese. Bisogna smetterla di rincorrere le situazioni: rincorriamo i tamponi, rincorriamo i vaccini, rincorriamo le altre nazioni sui provvedimenti economici, rincorriamo i gravi problemi sociali del Paese, senza un minimo di lungimiranza. Bisogna, invece – ha concluso – iniziare ad agire anticipando gli eventi”.

TUTTI I RISCHI DENUNCIATI DALLA FABI

“C’è il rischio, a fine giugno, quando scadranno le moratorie su quasi 300 miliardi di euro di prestiti bancari, che 2,7 milioni di imprese e famiglie italiane si trovino improvvisamente sull’orlo del sostanziale dissesto finanziario”. È quando denuncia la Fabi spiegando che tra circa 100 giorni termina l’ultima proroga – introdotta dal governo con la legge di bilancio per il 2021 – della norma che ha consentito, dall’inizio della pandemia da Covid, di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi.

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ECCO L’ANALISI INTEGRALE DELLA FABI

C’è il rischio, a fine giugno, quando scadranno le moratorie su quasi 300 miliardi di euro di prestiti bancari, che 2,7 milioni di imprese e famiglie italiane si trovino improvvisamente sull’orlo del sostanziale dissesto finanziario. È quando denuncia la Fabi spiegando che tra circa 100 giorni termina l’ultima proroga – introdotta dal governo con la legge di bilancio per il 2021 – della norma che ha consentito, dall’inizio della pandemia da Covid, di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi. Tuttavia, a causa di una serie di vincoli approvati dall’Autorità bancaria europea (Eba), in vigore da gennaio scorso, il prossimo giugno dovranno essere applicate nuove, stringenti regole sulla gestione dei non performing loan: la consequenziale interruzione delle moratorie, non più prorogabili, comporterà che almeno una quota rilevante dei soggetti con le rate attualmente sospese, in assenza di liquidità necessaria a rimborsare gli arretrati, possa essere classificata dalle banche in posizione di default.

Secondo quanto spiega la Fabi, con dati della Task force liquidità aggiornati al 10 marzo, la questione riguarda 2,7 milioni di posizioni debitorie (ovvero prestiti) di imprese e famiglie clienti di banche che hanno presentato richiesta di sospensione dei pagamenti delle rate sfruttando la possibilità concessa dal decreto legge “Cura Italia” (n. 18 del 17 marzo 2020) varato, l’anno scorso, all’inizio dell’emergenza economico-sanitaria causata dal Coronavirus. Misura che si è rivelata utile e indispensabile per assicurare liquidità aggiuntiva sia alle aziende (1,3 milioni) sia ai cittadini (1,4 milioni). La pandemia non ha però rallentato né fatto slittare l’entrata in vigore di nuove norme) di vigilanza sulle banche predisposte dall’Eba. Si tratta, più nel dettaglio, delle linee guida sulla gestione degli npl che impongono alle banche una più rigida graduatoria dei crediti deteriorati: una stretta normativa che ha interessato, tra altro, anche i prestiti “sospesi” con le moratorie e che, secondo le nuove regole europee, vanno classificate come esposizioni deteriorate. Le norme europee sui crediti deteriorati sono entrate in vigore a gennaio scorso, ma il governo, tra le pieghe normative, è riuscito a estendere la sospensione dei prestiti fino al prossimo giugno, con una norma inserita nella legge di bilancio per il 2021: ulteriori rinvii per l’applicazione delle Linee guida Eba, però, non saranno più possibili. Né sono sufficienti, per evitare il rischio di dissesto finanziario di 2,7 milioni di soggetti, alcuni chiarimenti informali pubblicati recentemente dalla stessa Eba.

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