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Bce

Perché è sacrosanta la bordata draghiana alla Bce di Lagarde

Che cosa ha detto Francesco Giavazzi, consigliere economico del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulle mosse della Bce presieduta dalla francese Christine Lagarde. Il commento di Giuseppe Liturri

 

Di fronte ad un BTP decennale il cui rendimento ha varcato oggi la soglia del 4% – proseguendo il repentino movimento avviato già giovedì pomeriggio dopo la conferenza stampa della Presidente della BCE Christine Lagarde – Mario Draghi ha fatto scendere in campo il professor Francesco Giavazzi, suo fedele consigliere a Palazzo Chigi.

L’economista bocconiano non è tenero con la Lagarde e sostiene che “la BCE promette di alzare i tassi per rispondere all’aumento dell’inflazione con uno strumento sbagliato”. Questo perché “noi non abbiamo una una inflazione da domanda, come negli USA, ma abbiamo un’inflazione legata al prezzo del gas. Quindi a fronte della riduzione della domanda privata dei prossimi mesi dobbiamo accelerare il PNRR”.

Nel mentre c’è da salutare con favore l’attenzione del professore verso lo stimolo degli investimenti, come strumento per eliminare i problemi di offerta, ci sono alcuni aspetti che non convincono.

1) I mercati stanno reagendo in modo molto nervoso non solo a causa dell’aumento dei tassi ufficiali, quanto per la mancanza di un piano da parte della BCE per tenere sotto controllo i rendimenti dei titoli italiani e sottrarli alle scommesse degli investitori. Che anzi sono state incentivate dalle parole della Lagarde.

2) Durante la conferenza stampa di giovedì – elemento passato inosservato pressoché a tutti i commentatori – la Lagarde ha risposto proprio ad una domanda sulla natura dell’inflazione ed ha affermato che essa è andata ben oltre i prodotti energetici ed è diffusa ormai al 75% dei beni del paniere. Ha inoltre ravvisato i primi segnali di una spirale prezzi-salari. Motivo per cui, ha concluso Lagarde, l’aumento dei tassi serve, eccome.

3) È certamente d’aiuto che parte della domanda privata compressa da inflazione ed aumento dei tassi, sia sostituita da altra domanda costituita dagli investimenti pubblici del PNRR. Questo dal lato della domanda, potrebbe avere un senso. Ma è dal lato dell’offerta che il discorso zoppica. Infatti gli investimenti necessari per superare i colli di bottiglia e le strozzature nelle catene di fornitura e logistica sono ben superiori e diversi da quelli previsti dal PNRR. Quel piano -nato già vecchio – oggi è proprio fuori dalla storia. Anzi potrebbe peggiorare le strozzature. È per questo motivo che il rialzo dei tassi di interesse produrrà danni. Sarà compressa la capacità di fare investimenti e quindi ampliare l’offerta. I danni dal lato della domanda sono solo una parte del problema.

Da ultimo, Giavazzi sa bene che ci sarebbe un modo per calmare le tensioni sui tassi: telefonare a Cdp, Intesa, Generali ed Unicredit e chiedere ai rispetti di amministratori delegati di comprare BTP.

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