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Perché Draghi non mi convince su Europa e non solo

Che cosa non mi convince del discorso tenuto da Mario Draghi al Meeting di Rimini. Il commento di Liturri

È una buona regola quella di leggere sempre per intero gli interventi di Mario Draghi (non solo quelli ovviamente).

I virgolettati sono spesso fuorvianti e necessariamente parziali.

Allora, vi diciamo subito che noi l’abbiamo fatto e che l’impressione generale che se ne ricava è quella che sia stato scritto da un marziano di passaggio sul pianeta Terra e non da uno dei principali protagonisti della vita economica e politica degli ultimi 30 anni.

È incomprensibile e ingiustificata questa aria di presunta terzietà, come un consulente che dà buoni consigli. A volte rifugiandosi nella forma impersonale. Ci dispiace Presidente, ma non attacca e non funziona.

L’incipit del discorso è l’esempio più calzante.

“Per anni l’unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno in cui questa illusione è evaporata”.

No, la UE (ma chi, di preciso? Nomi? Cognomi?) non ha creduto a nulla. Ci sono vagonate di libri di economisti che avevano previsto che costruire la casa dal tetto (prima la moneta e poi il resto) ci avrebbe portato a sbattere, senza darci alcun potere geopolitico. Anche Draghi lo sapeva. Quindi qualcuno sapeva e ha taciuto o ha parlato e non è stato ascoltato. Altro che “illusione”, quasi come un sogno. Si tratta di un fatto storico clamorosamente falso ab origine. Qui qualcuno ha mentito, sapendo di mentire.

Il potere geopolitico, come condizione necessaria ancorché non sufficiente, origina dalla sovranità popolare e da istituzioni forti legittimate democraticamente, tutto il resto è, appunto, un’illusione.

Termine che però la dice lunga su quanto accaduto. Abbiamo inseguito, o meglio, ci hanno imposto di seguire un’illusione, e oggi “tomo tomo, quatto quatto” Draghi ce lo dice pure in faccia, salvo non identificare il colpevole, aggiungendo che è pure evaporata. Chi paga politicamente? Nessuno, a quanto pare. Anzi, viene pure a farci la lezioncina, perché siamo stati noi ad essere distratti.

Questa illusione politica – ricordate che avremmo dovuto competere con giganti come Usa e Cina ad armi pari? – si è rivelata inconsistente.

Abbiamo subito i dazi, ci è stato imposto il riarmo e in Ucraina contiamo come il due di coppe quando la briscola è a bastoni. Abbiamo dovuto prendere questi schiaffi per capire che la Ue non conta nulla per Cina e Usa.

E qui viene l’inganno retorico più subdolo e pericoloso. Secondo Draghi la Ue ora non funziona perché il mondo è cambiato. No, troppo comodo. la Ue non ha funzionato nemmeno nel mondo neo liberale dagli anni ‘80 ad oggi. Siamo stati quasi sempre una delle economie avanzate a più bassa crescita e con i maggiori squilibri macroeconomici. Questi sono i fatti. Non c’è mai stato un “modello di organizzazione politica sopra-statuale” che ha portato maggiore prosperità. Anzi, ha avuto un ruolo di protagonista nell’aggravare gli effetti della recessione del 2009-2010 e della crisi del debito pubblico del 2012. Nel resto del mondo si sono ripresi, la Ue e in particolare l’Italia ci hanno messo anni 17 anni per recuperare i livelli del 2007.

“È insostenibile argomentare che staremmo meglio senza di essa”. Nemmeno ai tempi della Santa Inquisizione si sentivano affermazioni apodittiche di questo genere. L’ha detto Draghi, facciamocelo bastare.

In Europa ci sono quattro Nazioni tra le prime 15 al mondo per grandezza dell’economia e Draghi non si preoccupa di dimostrare perché “tornare alla sovranità nazionale non farebbe altro che esporci ancor più al volere delle grandi potenze”.

Ma allora, esempio a caso, la Corea del Sud cosa dovrebbe fare, un’alleanza con il Giappone o, peggio, la Cina? Secondo Draghi è un problema di scala dimensionale: troppo elevati gli investimenti in semiconduttori o armi per poterli affidare ad una singola nazione.

Ecco allora il coniglio (buono solo per cuocerlo al forno con le patate) dal cilindro, il debito “buono“ per finanziare gli investimenti buoni che porteranno l’Europa a far tremare il mondo. E se tale strada fosse stata (già) bocciata dal popolo francese o tedesco? Che facciamo, la imponiamo per senza passare dalla volontà popolare?

Vorremmo rassicurare Draghi. Anche noi, come d’altronde anche lui, siamo “cresciuti in un mondo dove è naturale viaggiare, lavorare e studiare in altri Paesi”. E la Ue non c’era, la Cee bastava e avanzava per farlo.

Proprio la presenza di alcuni capi di governo nazionali alla Casa Bianca, nell’ultimo incontro con Trump, è stata la plateale dimostrazione del potere di chi è legittimato democraticamente da un chiaro mandato popolare. Altro che “manifestazione di unità”, altrimenti sarebbe bastata solo Ursula von der Leyen.

Ci dispiace Presidente Draghi, incombe su di lei l’onere della prova per dimostrare che “L’unione Europea è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini”.

Perché finora di obiettivi conseguiti se ne sono visti pochi (a parte il caricatore unico per i cellulari…).

Non auguriamo ai giovani che l’hanno ascoltata di ritrovarsi tra 20 anni e sentirsi ripetere che avevano inseguito un’illusione.

Noi purtroppo abbiamo già dato.

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