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Perché contesto la cabina di regia per il Recovery Fund voluta da Conte

Una cabina di regia per il Recovery Fund che non comprenda anche le principali forze di opposizione (con oneri e onori) è un significativo atto di arroganza contro gli interessi del Paese. Il post di Enrico Zanetti, tributarista ed ex viceministro alle Finanze

 

Gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund saranno erogati da qui al 2026 e finanzieranno scelte che si svilupperanno da qui a oltre il 2030.

Per la sua riuscita serve continuità nelle scelte dei governi che si succederanno.

Questa continuità può esserci solo se per i prossimi 10 anni avremo governi guidati da chi quelle scelte ha concorso a formalizzarle.

Per questo una cabina di regia che non comprenda anche le principali forze di opposizione (con oneri e onori) è un significativo atto di arroganza contro gli interessi del Paese.

Per non parlare di una cabina di regia che nemmeno venisse basata sull’attuale maggioranza, ma direttamente sull’attuale governo, come a dire che per i prossimi dieci anni ci si arroga la presunzione che il governo non solo manterrà gli attuali colori (politicamente improbabile), ma addirittura gli attuali esponenti a Palazzo Chigi, al MEF e al MISE (francamente terrificante).

È una arroganza che sfocia nel delirio e che farà grande, grandissimo danno al Paese.

Matteo Renzi fa benissimo a porre la questione con forza da dentro la maggioranza, perché è un passaggio politico delicatissimo e determinante, ben più del MES e di qualunque altra questione affrontata sino ad oggi.

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