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Bnl

Perché Bnl fa infuriare i sindacati

Tutte le ultime tensioni fra i sindacati dei bancari e i vertici di Bnl del gruppo francese Bnp Paribas

 

Il gruppo Bnl (Bnp Paribas) punta al ridimensionamento. Nei piani della banca controllata dal gruppo francese c’è la volontà di esternalizzare ben 900 lavoratori portando alla chiusura di filiali e di uffici amministrativi. Già all’inizio del 2021 è stato ceduto il 40% di Bnl Finance, specializzata nella cessione del quinto, a Poste Italiane mentre nelle ultime settimane dell’anno è previsto il closing dell’operazione di vendita dell’80% di Axepta a una società francese, che porterà l’uscita di altri 110 dipendenti. I sindacati sono sul piede di guerra e promettono di non lasciare passare senza lottare il piano di “ristrutturazione” dell’azienda.

Gli otto rami d’azienda che Bnl vuole cedere

Il gruppo francese vuole cedere otto rami d’azienda. Il primo – secondo le indiscrezioni di Startmag – è il banking service platform, quello che si occupa dell’Information Technology. L’esternalizzazione coinvolge circa 270 persone su un totale di circa 650 persone della Direzione IT. Gli altri sette rami appartengono al settore del back office e della logistica. Tra i primi vi sono: le attività di entrata in relazione, gli strumenti di pagamento, i flussi, le successioni e i mutui. Si potrebbe pensare che l’azienda, considerando rami distinti ciascuno degli uffici che intende cedere, stia provando a rispettare i requisiti della normativa che impone preesistenza e autonomia funzionale di ciascun ramo prima della cessione, nella consapevolezza che queste attività, oggi suddivise in vari ambiti, non possono costituire un ramo. I lavoratori di questi sette rami del back office e della logistica – secondo la ricostruzione di Startmag – sono circa 560 su un totale di circa 1400 persone dell’intero back office.

Il taglio del 10% dei lavoratori

L’azienda ha chiesto una mano al sindacato di essere aiutata nel ridimensionamento della forza lavoro. Ma le organizzazioni dei lavoratori di Fabi, First Cisl, Fisa Cgil, Uilca e Unisin sul punto sono state molto chiare. “Il sindacato ha più volte cercato di spiegare con chiarezza e con ferma determinazione, l’impossibilità di seguire l’azienda sull’idea di espellere dal perimetro del gruppo il 10% della forza lavoro frazionato in 8 piccoli comparti tutti da verificare nella loro funzionalità e autonomia e di cui ancora ad oggi, è stata fornita solo una nebulosa informazione più che altro numerica e geografica – scrivono i sindacalisti in una nota, sottolineando che l’azienda sia economicamente florida -. Un’azienda che nella presentazione enfatica dell’amministratore delegato Goitini ha elencato una serie di dati molto positivi che pongono il gruppo ai primi posti per redditività ed efficienza, faceva sperare nel mantenimento della promessa di restituire ai lavoratori, veri artefici dei risultati, il frutto dei tanti sacrifici profusi in questi anni”

Lo smembramento di BNL

Ciò che le organizzazioni sindacali temono è lo smembramento dell’azienda piegandola ai fini della ricerca del profitto. Il piano industriale, stando alla nota dei sindacati, “impacchetta servizi e lavoratori (ai quali sicuramente ne seguirebbero altri) per cederli, a società industriali, riducendo i bancari ad una riserva in via di estinzione, prelude ad un impatto penalizzante su tutto il gruppo, rete compresa, sulla quale gravano pesanti ricadute in termini di mobilità, di demansionamento, di professionalità, di aumento di responsabilità a seguito della preannunciata riorganizzazione”.

Tommaso Vigliotti (Unisin): “Siamo a un passo dal baratro”

Molto preoccupato è Tommaso Vigliotti, il segretario nazionale di Unisin. “Siamo alla rottura e a un passo dal baratro, dal punto di non ritorno – spiega a Startmag – Dichiarare che le persone dell’IT devono essere necessariamente cedute e che per quelle del back office altre soluzioni sono onerose o difficilmente percorribili equivale ad una dichiarazione di guerra – dice il sindacalista -. Le Organizzazioni Sindacali sono pronte ad avviare un ciclo di assemblee e ad assumere tutte le iniziative per contrastare questo scellerato progetto. Ora sta alla banca ed ai suoi partner valutare se la strada che si profila all’orizzonte, fatta di conflitto sindacale permanente e di robusto contenzioso del lavoro, è quella che davvero intendono percorrere”.

Critica dei sindacati alla qualità delle relazioni industriali

I sindacati lamentano i passi indietro fatti dalla qualità delle relazioni industriali. “Altro che la “concertazione” prospettata dall’AD alle Organizzazioni Sindacali e trasmessa ai lavoratori si legge nella nota -. Oggi questa parola resta senza alcun senso e suona tanto come una autentica provocazione”. I sindacati lamentano chiusura da parte del gruppo BNL al dialogo al fine di mantenere in azienda tutti i lavoratori. La naturale conseguenza è lo stato di agitazione ed, extrema ratio, il contenzioso giudiziario. “Ad oggi non vediamo altre alternative se non le capillari assemblee informative del personale di tutto il gruppo, rete compresa, la eventuale proclamazione dello stato di agitazione e l’inevitabile ricorso ad un contenzioso giudiziario – conclude la nota – che vedrebbe coinvolti i lavoratori e sindacato oltre al rifiuto da parte del sindacato di continuare ad avere rapporti e/o sottoscrivere accordi o piani industriali penalizzanti per i lavoratori con un gruppo che fa della negazione al dialogo l’unico strumento di finta negoziazione”.

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