Skip to content

polizze catastrofali

Perché Ania e Confedilizia si tirano addosso le polizze catastrofali

Dopo l'obbligo per le imprese di sottoscrivere le polizze catastrofali, l'Ania suggerisce al governo di estenderlo anche ai proprietari. Sulle barricate Confedilizia. Un primo ok sembra arrivare dal ministro Urso. Fatti, approfondimenti e polemiche

Gli eventi climatici ritenuti eccezionali sono oggi all’ordine del giorno. Basti vedere cos’è capitato nelle ultime ore tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. Difficile calcolare i danni. Ci ha provato Legambiente secondo cui nei dodici mesi dello scorso anno si sono verificati 378 eventi meteorologici estremi (+22% rispetto al 2022), che hanno comportato la perdita di 31 vite umane e danni per 16 miliardi di euro. L’equivalente di una finanziaria.

IL RECENTE OBBLIGO PER LE IMPRESE

Le alluvioni subite dal tessuto produttivo emiliano nel 2023, uno dei più importanti del Paese, hanno spinto il governo a obbligare, con la Legge 30 dicembre 2023, n. 213 all’art. 1, commi 101-111, tutte le imprese italiane e quelle internazionali con una stabile ramificazione anche nei nostri confini a stipulare una copertura assicurativa sui danni causati da eventi naturali (alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni) a terreni e fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature industriali e commerciali. Sono le cosiddette polizze catastrofali. Escluse le sole imprese agricole poiché già coperte da un altro fondo, l’Agricat.

Per i detrattori della novella si tratta di un regalo al comparto assicurativo perché, viene detto, ai danni eccezionali dovrebbe pensarci lo Stato che interviene col fondo ad hoc quando la Regione chiede lo stato di emergenza.

Ma intanto dall’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (da qui in poi Ania) si prova già a suggerire all’esecutivo l’estensione dell’obbligo alla proprietà immobiliare privata “anche con l’ausilio, almeno in avvio, di incentivi di tipo fiscale”. La proposta arriva dalla presidente Ania, Maria Bianca Farina, nella relazione all’assemblea annuale dell’associazione.

LE POLIZZE CATASTROFALI PIACCIONO AL GOVERNO?

Un suggerimento che trova subito il parere favorevole di Adolfo Urso, ministero per le Imprese, che già aveva sponsorizzato l’obbligo per le aziende di sottoscrivere le polizze catastrofali. Secondo l’esponente del governo: “Di fronte alla maggiore frequenza di catastrofi naturali è essenziale il ruolo delle assicurazioni, in risposta anche al cambiamento del quadro macroeconomico internazionale, caratterizzato dalla crisi energetica, dall’impennata dei prezzi, dalla pandemia e da eventi catastrofali, purtroppo sempre più frequenti”, ha detto Urso intervenendo all’assemblea Ania.

Una posizione che non sorprende, considerato il precedente che ha introdotto nel nostro ordinamento l’obbligo delle polizze catastrofali per le persone giuridiche. Una posizione che peraltro non è necessariamente rivolta a favorire la lobby delle assicurazioni, come malignano taluni.

Semplicemente, ci sono pochi fondi in cassa e col ripristino del Patto di stabilità da osservare per restare nel club europeo, per Roma è meglio se i privati diano una mano, considerato che a ogni catastrofe che colpisce il nostro Paese bisogna sempre contrattare con Bruxelles per avere accesso allo European Union Solidarity Fund. Al netto di queste possibili spiegazioni, è comunque sintomo del welfare più generalmente inteso come rete d’emergenza statale a tutela dei cittadini che va sfilacciandosi.

COSA NE PENSANO I PROPRIETARI

Un balzello in più, sottolineano preoccupati i proprietari delle case. A stretto giro, via X, interviene infatti Giorgio Spaziani Testa, numero 1 di Confedilizia, che non usa mezzi termini per bocciare la proposta: “L’assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali sarebbe il colpo di grazia alla proprietà immobiliare diffusa.”

 

Ma dall’Ania prevengono le critiche facendo notare che al momento risultano assicurate solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle aziende. Questo nonostante gran parte del nostro territorio sia esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa (circa il 40% delle abitazioni civili è situata nelle zone a media ed elevata pericolosità) e – è noto – risulti molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera.

Allo stato attuale, ammonta a 2 miliardi la somma dei danni a cui le compagnie assicurative devono far fronte per assicurare le imprese dalle catastrofi naturali. L’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici spiega che il patrimonio delle imprese soggette al nuovo obbligo assicurativo per i rischi CatNat (catastrofi naturali) ammonta a circa 4.000 miliardi. Di questi, 2.500 miliardi sono già presenti nel portafoglio delle compagnie di assicurazioni, mentre 1.500 miliardi deriveranno da nuovi rischi.

TUTTE LE INCOGNITE, ANCHE DENTRO LA MAGGIORANZA

La posizione dell’Ania insomma sembra logica, così come l’ok del governo almeno per ciò che concerne quanto sottoscritto verbalmente quest’oggi da Urso (resterà da vedere la posizione di Forza Italia e della Lega, da sempre vicine ai proprietari di immobili). Sono del resto sensate anche le critiche di Confedizia.

Il vero nodo da sciogliere sarà, considerato da un lato l’alta probabilità del verificarsi di catastrofi naturali eccezionali sempre meno eccezionali e, dall’altro, la fragilità del nostro territorio, quale sarà il prezzo richiesto per sottoscrivere simili polizze catastrofali. Perché i rischi che si verifichino smottamenti, alluvioni, trombe d’aria, terremoti e altri scenari biblici vengano in mente, come ricordano dall’Ania, sono oramai davvero elevati. In che misura, dunque, potrà intervenire lo Stato per calmierare i costi?

Torna su