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Per i ristori annunciati da Conte servono 10 miliardi, ma i soldi ci sono?

Ecco i conti che hanno mandato in tilt i tecnici del Tesoro dopo le parole del premier sugli indennizzi per le categorie colpite dal Dpcm anti Covid. Fatti, numeri e indiscrezioni

Il discorso un po’ criptico di Giuseppe Conte ha mandato in tilt i tecnici del Tesoro.

Il riferimento è a un pezzo dell’intervento del premier, diffuso a reti unificate, durante la conferenza stampa per illustrare il nuovo Dpcm con le misure anti Covid: «Non mi piace fare promesse ma prendo un impegno a nome del governo, sono già indennizzi per tutte le categorie che sono penalizzate dalle nuove norme».

Ecco: in realtà gli indennizzi ovvero i quattrini non ci sono. Pochi istanti dopo le parole del presidente del Consiglio – e qui veniamo al vero e proprio panico scattato al ministero dell’Economia – i tecnici hanno aperto i file Excel per fare due calcoli. E hanno scoperto l’ovvio: ovvero che le cosiddette coperture finanziarie, in poche ore, per garantire l’impegno del premier non si mettono in piedi.

Dicevamo dei calcoli: servono, in tutto, 9-10 miliardi di euro. C’è anzitutto da mettere in conto la cassa integrazione per i lavoratori delle categorie interessate (ristorazione, spettacoli, stagionali del turismo e sport in particolare) e questo costa circa 3 miliardi. Finito? Macché: altri 6-7 miliardi, infatti, sono necessari per ristorare gli imprenditori delle medesime categorie.

Vedremo se ci sarà il miracolo, ma non c’è da essere molto fiduciosi. Conte si è preso, di fatto, un giorno di tempo perché vorrebbe che il decreto legge sugli indennizzi fosse pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di martedì 27 ottobre.

Vuol dire che il testo del provvedimento d’urgenza deve essere spedito al Poligrafico dello Stato entro la mezzanotte del 26 ottobre. Di fatto, l’inquilino di Palazzo Chigi ha poco più di 24 ore di tempo per mettere insieme 10 miliardi.

Ma in mezzo deve passare nelle forche caudine di esperti normativi e sceriffi dei conti ovvero va chiusa la trafila fra uffici legislativi e, soprattutto, Ragioneria dello Stato per la prevista “bollinatura” sulle coperture finanziarie.

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