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Quota 100

Pensioni, tutte le ipotesi del governo per pensionare Quota 100

Le indiscrezioni sulla riforma delle pensioni per superare Quota 100 analizzate e commentate da Giuliano Cazzola.

Contrordine compagni. Lunedì è stato il giorno del fondo del prepensionamento riservato – con i medesimi requisiti di quota 100, magari con qualche ritocco in aumento – ai lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione di vario tipo. A stare a quel che era possibile capire, si trattava di una sorta di anticipo fino alla maturazione dei requisiti ordinari. Le indiscrezioni andavano più in là attribuendo queste ipotesi direttamente al plenipotenziario della Lega, Claudio Durigon e lasciando intendere che il Mef  era abbastanza interessato. Martedì  la scena è cambiata di nuovo. L’autorevole quotidiano economico – Il Sole 24 ore – ha corretto la rappresentazione che era circolata il giorno precedente. Tra i tecnici dell’esecutivo – è scritto – l’opzione dei 62 anni è considerata associabile solo a un requisito contributivo elevato (40-41 anni). In ogni caso a via XX Settembre da settimane si starebbe valutando il dossier prepensionamenti. E anche l’ipotesi del Fondo ad hoc sarebbe tra quelle inserite nella ”griglia”, anche perchè consentirebbe di non modificare direttamente la legge Fornero. Ma, sempre secondo alcuni tecnici dell’esecutivo, la soglia anagrafica di riferimento dovrebbe salire almeno a 63 anni.

È necessario essere solidali con i giornalisti che hanno il dovere professionale di scrivere tutti i giorni avvalendosi delle informazioni che riescono ad acquisire. Quelli, poi, che seguono l’economia (e in particolare le pensioni) non sono fortunati come i colleghi del penale che ricevono direttamente le veline dalle procure. E se fanno un po’ di confusione non è quasi mai colpa loro, ma del contesto nel quale attingono le notizie, da cui non è facile estrapolare idee chiare. In quello che abbiamo letto martedì – ovviamente le cose non sono state fraintese dal cronista – non si comprende, per esempio, per quale ragione il pensionamento anticipato a 62 anni di età dovrebbe essere accompagnato da un requisito contributivo di 40-41 anni, a fronte di un requisito ordinario che prescinde dall’età anagrafica – bloccato a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne – fino a tutto il 2026. Questa seconda via d’uscita – per le restanti coorti dei baby boomers – potrebbe essere più conveniente della prima, per quanto riguarda l’età alla decorrenza della pensione. Viene poi naturale una domanda. Esiste già sia pure sottoposto a rinnovo annuale un istituto (l’APE sociale introdotto nel 2017) che consente di anticipare la pensione a 63 anni di età con 30 o 36 anni di anzianità contributiva, a seconda delle condizioni lavorative, personali o famigliari del soggetto interessato. Chi può avvalersi di queste opzioni?

Possono accedere all’APE sociale i soggetti in possesso dei seguenti requisiti: età anagrafica minima di 63 anni; stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno 3 mesi e siano in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni; soggetti che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni; soggetti che hanno una riduzione della capacità lavorativa uguale o superiore al 74% e sono in possesso di un’anzianità con-tributiva di almeno 30 anni; lavoratori dipendenti che svolgono, da almeno 6 anni in via continuativa, specifiche professioni per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 36 anni.

Per quanto riguarda i lavori disagiati per ora sono individuate 15 categorie, ma è al lavoro una Commissione presieduta da Cesare Damiano incaricata di allargare la platea. I primi elaborati sono stati illustrati alle organizzazioni sindacali di fine luglio. Damiano in una intervista televisiva ha ipotizzato, come esempio, lo spostamento degli edili dal gruppo dei 36 anni a quello dei 30 di contributi. La revisione dell’Ape sociale potrebbe cogliere ancora meglio le esigenze reali di anticipo del pensionamento. Peraltro senza dover modificare ciò che resta della riforma Fornero, attentamente vigilato in sede europea e internazionale (si veda da ultimo le raccomandazioni dell’OCSE). Certo l’Ape, reso strutturale e a carico dello Stato, avrebbe un costo. Ma sarebbe tanto superiore di quello attinente un eventuale fondo per i prepensionamenti?

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